VITA SPIRITUALE

Che fare se la croce da portare non ci piace? Tre risposte da “Il Signore degli Anelli”

Croce

(Foto: © Agnes Kantaruk - Shutterstock.com)

di Francesco Arnaldi

“Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo. “Anch’io”, annuì Gandalf, “come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato”. Una delle domande più frequenti che una persona si pone è: Perché a me?”. 

La vita ci mette spesso davanti a difficoltà, inciampi, prove. E persino una persona di fede – una persona che crede nel piano salvifico e provvidenziale di Dio nella sua vita – a volte si chiede come mai, per lui, siano state “selezionate” proprio quelle prove. Perché quelle e non altre?

Molte volte, nel corso della nostra vita, avremmo voluto usare lo “switch”, come nel gioco televisivo “Chi vuol esser milionario”. Questa domanda non ti piace? Hai la possibilità di cambiarla. 

“Ecco, Signore, questa prova che mi poni davanti sul mio cammino preferisco cambiarla. Dammene un’altra! Non dico che non io voglia prove, tentazioni o croci. Solo… non questa! Faccio volentieri a cambio con la prova che sta vivendo quella famiglia di nostri amici. Ecco, quella prova mi sembra più confacente per me adesso! Magari ti sei sbagliato quando hai assegnato le croci a inizio creazione, una svista può capitare a tutti…”.

Chi non si è mai trovato a pensare una cosa del genere? 

Ultimamente, noi come famiglia stiamo vivendo una nuova ondata della croce che ci affligge oramai da anni: la solitudine. Fatichiamo a trovare una comunità all’interno della quale vivere integralmente la nostra fede, fatichiamo a trovare sacerdoti che ci accompagnino quotidianamente nel nostro percorso, fatichiamo a trovare famiglie con cui condividere la nostra strada verso la santità.

E, puntualmente, quasi a voler rigirare il coltello nella piaga, vediamo e sentiamo di famiglie, comunità, gruppi che vivono esattamente quello che stiamo cercando noi, semplicemente a centinaia o migliaia di chilometri di distanza.

A questo punto la domanda sorge spontanea: “Perché loro hanno questa fortuna e noi no? Perché sulle nostre spalle Dio ha messo questa croce invece di un’altra?”.

Non siamo certo così ottusi da pensare che quelle persone non abbiano croci, sappiamo che le hanno. Semplicemente, siamo disponibili allo switch. Facciamo a cambio, Signore. Riprenditi questa croce, che ci sembra non calzi a pennello con l’incavo della nostra spalla, e daccene un’altra. La sopporteremmo meglio.

Qualche teologo esperto potrebbe sciorinarci una lezione di un’ora e mezza sul fatto che “Dio dà solo le croci che puoi sopportare” ecc., ma quando hai davanti una persona che soffre, che sta male, e tutto quello che riesci a dirgli è “Dio sa il fatto suo”, non lamentarti se si arrabbia di brutto. Perché, se pure è vero dal punto di vista dottrinale, questa risposta manca di carità. Manca di sale. Manca della cosa più importante.

Leggi anche: “Non avevo mai detto a mia moglie ‘Ho paura’, ma perché noi uomini non mostriamo debolezze?”

Allora, come fare ad andare avanti con le croci che proprio non sappiamo come portare? Che ci sembrano sbagliate per noi?

Tolkien, che non era certo un predicatore, da fervente cattolico ha intriso le sue opere di messaggi cristiani, e ci dà tre step di risposte.

Primo: “Anch’io”. 

Ciò che viviamo noi, lo vivono anche le altre persone. Io vorrei fare a cambio con la croce di Tizio, e nel profondo, anche se non lo dice, potrebbe darsi che Tizio voglia fare a cambio con me. Ciò che provo quindi è assolutamente normale. Lo provano tutti, è uno step doloroso e necessario per entrare ancora più a fondo nel progetto divino su di me.

Secondo: “Non tocca a noi scegliere”.

Penso a Gesù nel Getsemani. “Allontana da me questo calice”. La stessa cosa che sto autodenunciando adesso l’ha fatta Gesù. Anche lui, potremmo dire, ha tentato lo switch. Tutto ma non questo… e dopo quel momento di tentazione, ha resistito, ha accettato, ha preso su di sé la croce riservata a Lui e a Lui solo. Si è fidato di Dio Padre e del suo progetto per il mondo.

Terzo: “Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato”. 

Ho margine di scelta! Non vivo in un bieco determinismo in cui devo solo accettare passivamente quello che mi capita. Posso scegliere come utilizzare l’unica risorsa di cui posso veramente disporre: il tempo, la mia vita.

Le croci che mi ritrovo davanti nel cammino, quelle che mai e poi mai avrei scelto per me stesso, quelle che sono state pensate per forgiare il mio cuore e la mia anima, posso accettarle o rifiutarle. Non le avrei mai scelte per me stesso. Così come nessuno studente, una volta aperta la prova d’esame, direbbe: “sono proprio le domande che avrei scelto per saggiare la mia preparazione!”. Ma chissà, magari sono proprio le domande giuste per farla emergere.

Magari le prove che il Signore sta permettendo sono proprio quel terreno fertile che ci permette di portare frutto, di imparare qualcosa dalla vita, di acquisire coraggio, di imparare a scegliere sempre Cristo nonostante spesso sia scomodo. Io e mia moglie possiamo decidere se vivere nel vittimismo più becero, o se fare di questa croce una grande risorsa per noi e per la nostra famiglia!

Spesso, quando qualche situazione non ci piace, cerchiamo mille modi in cui cambiare e migliorare

le cose. Ma a volte l’unica cosa da fare è cambiare prospettiva… (e se si ha tempo, leggi “Il Signore degli Anelli”!).




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