La sessualità nel piano di Dio: l’itinerario offerto da san Giovanni Paolo II

San Giovanni Paolo II

(Foto: Rob Croes (ANEFO) [CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)])

“La sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale”. Così papa Giovanni Paolo II, quando, in “Familiaris Consortio”, spiegava la bellezza di una sessualità vissuta coerentemente secondo il piano di Dio.

Sono passati più di quarant’anni dalla pubblicazione di Familiarsi Consortio, documento di Papa Giovanni Paolo II, uscito precisamente nel 1981. 

È nostro dovere di cristiani fare in modo che su queste perle preziose, custodite dalla Chiesa – sempre attuali, importanti e decisamente ancora poco conosciute – non si accumuli polvere. 

È nostro dovere di sposi, di comunicatori, di sacerdoti, di operai nella Vigna, approfondire per primi questi tesori e poi tentare di risvegliare nelle donne e negli uomini il desiderio di vivere tutto ciò nella quotidianità.

Il pontefice polacco tocca vari temi, inerenti al piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.

Oggi ci soffermiamo sulla visione che in “Familiaris Consortio” emerge della sessualità.

Usa queste parole, il papa oggi santo per la Chiesa Cattolica: “La sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrante dell’amore con cui l’uomo e la donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra fino alla morte”. 

San Giovanni Paolo II, che si è dedicato per anni, con una costanza e una dedizione che ne rivelavano tutta l’urgenza, alla cosiddetta “teologia del corpo”. 

Ha avuto il coraggio di parlare di intimità coniugale e dell’atto sacro e specifico del matrimonio, così da operare una sintesi tra piano biologico e piano spirituale della sessualità.

In più occasioni ha richiamato, come abbiamo visto nel paragrafo sopra riportato, la logica del dono: l’uomo si dona alla donna, la donna si dona all’uomo e insieme diventano “uno”, una “carne”. L’atto sessuale è destinato a realizzare un mistero di comunione, ad essere segno di profonda, radicale, unità. Da quell’unità si origina la vita ed è importante che ci si approcci alla fecondità in modo maturo, responsabile.

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Se questa è la realtà della sessualità, il papa sottolinea che esiste il rischio di donarsi a metà, che equivale a non donarsi veramente. Perciò spiega: “La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente. Questa totalità, richiesta dall’amore coniugale, corrisponde anche alle esigenze di una fecondità responsabile, la quale, volta come è a generare un essere umano, supera per sua natura l’ordine puramente biologico, ed investe un insieme di valori personali, per la cui armoniosa crescita è necessario il perdurante e concorde contributo di entrambi i genitori”.

Il papa polacco ha avuto il merito di mettere in luce che, se doniamo nostro corpo – poiché siamo un unicum di mente, corpo, spirito –, stiamo di fatto donando la nostra persona, stiamo dando all’altro tutti noi stessi. 

Nel mondo si tende a separare il dono del corpo e il coinvolgimento emotivo e sentimentale, quasi si potesse dare una parte di sé, senza dare tutto. “

Sesso senza legami”, lo chiamano. 

Giovanni Paolo II ci mette in guardia da un simile inganno

Anche ammesso che si possa vivere in questo modo l’esercizio della sessualità – e di fatto succede a molti – non abbiamo la pienezza, perché la sessualità non è ordinata al mero piacere. È per il peccato che, spiega il papa, è entrato l’egoismo in questa sfera delicata e preziosa. 

Siamo persone, chiamate alla comunione, in cerca di accoglienza e di intimità autentica.

Ecco perché ribadisce ancora il pontefice polacco: “Il «luogo» unico, che rende possibile questa donazione secondo l’intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità di vita e d’amore, voluta da Dio stesso, che solo in questa luce manifesta il suo vero significato”. 

Per il papa, allora “l’istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice”.




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