24 Settembre 2024

Davanti alla morte, la domanda dei giovani

Ogni giorno nel nostro Paese una ragazza o un ragazzo, adolescente, ma anche preadolescente, tenta il suicidio. L’incremento dei casi, negli ultimi due anni è del 75%. E sono 100mila i giovanissimi che hanno preso la strada della morte sociale, i cosiddetti hikikomori, isolati nella loro stanza, in fuga dall’interazione col mondo, travolti dalla paura del giudizio, soli. L’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma ha rilevato nel biennio 2018-19, 464 accessi per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo. Nel 2020-21 sono passati a 752, con un aumento di oltre il 60%.

Dati che fanno rabbrividire. Cosa provoca questo scollamento dal desiderio di vita? O meglio, perché i nostri giovani non sono più attaccati alla vita? A me piace molto questa espressione, mi rimanda all’idea di tanti bambini che ho visto nascere. I neonati, quando ancora il loro cordone li unisce al corpo della madre, hanno il naturale riflesso di suzione. È straordinario, si attaccano alla vita con una forza che ogni volta mi lascia meravigliata.

Alcune dei nostri giovani oggi appaiono sempre più isolati, schiavi delle tecnologie che finiscono per diventare un rifugio assoluto. Non ci sono altri punti di riferimento, cercano una fuga al senso di fallimento e al disagio che provano che non è sempre fobia sociale, ma è più spesso assenza di motivazione e rifiuto di un mondo che si percepisce come privo di un significato pieno.

I giovani cercano un senso. E noi adulti come rispondiamo? Con la cura materiale dei loro bisogni fisici e materiali (vestiti, cellulari, cure mediche, feste di lusso…) e intanto la loro fragilità relazionale cresce a dismisura. Sono pressati da una cultura che li vuole sempre sulla cresta dell’onda: successi scolastici, successi sportivi, successi musicali: una vita sempre in bilico su una non sana competizione, solo perché gli adulti possano sfoderare sui social i loro traguardi.

Poi ci sorprendiamo se qualcuno tra essi faccia qualcosa di impensabile e di imperdonabile secondo i parametri del benpensare. Quale modello hanno davanti a loro? Spesso adulti che rincorrono l’immagine di se stessi: in dieta perenne tra palestre e beauty farm, che avrebbero bisogno di essere sostenuti, aiutati nel processo educativo perché non sempre hanno gli strumenti cognitivi e affettivi per accompagnare i propri figli specie in quella fase così delicata dell’adolescenza.

Manca anche, a mio avviso, una dimensione trascendentale, di apertura al mistero, al senso della vita. Alzare gli occhi al cielo e educare i nostri figli a fare altrettanto significa spalancare il loro cuore ad un Oltre, a degli ideali che vanno al di là del proprio naso. Significa aiutarli a riconoscere il mistero che abita dentro e fuori di loro. Ad accorgersi degli altri, a far fronte ai bisogni dei più deboli, a vivere una dimensione che li proietta fuori di loro. Sia in uno slancio verticale – verso Dio – che in quello orizzontale – verso gli altri. Una sfida particolarmente importante specie quando i ragazzi quando si confrontano con la morte e i suoi riflessi quotidiani. Ad essa occorre forse rispondere condividendo in modo partecipe la sofferenza e prendendo sul serio chi è ferito o sta male. Si tratta di offrire loro madri e padri, non solo in senso biologico, perché i ragazzi stessi possano apprendere a farsi madri e padri di altri.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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