“Formiche dall’alto”: il trionfo del politicamente corretto

di Paola Ciniglio

In un mondo dove ogni desiderio è sacralizzato e si confondono libertà e possibilità, chi definisce i limiti del lecito? “Formiche dall’alto” (Cantagalli, Siena 2024) di Zola ci proietta in un futuro distopico dove questa domanda diventa un incubo.

All’inizio, il romanzo ti catapulta in un futuro distopico che ricorda da vicino il mondo orwelliano di “1984”. La società descritta da Zola è un incubo dove ogni aspetto della vita è controllato da uno Stato onnipresente, che manipola le masse attraverso una propaganda subdola e sofisticata. La tecnologia, invece di liberare, diventa uno strumento di oppressione, permettendo al potere di monitorare ogni movimento e pensiero.

Man mano che si procede con la lettura, però, il quadro si fa sempre più inquietante e contemporaneo. Lo Stato, con la sua dolce tirannia, ha plasmato una società dove il dissenso è impensabile e l’individualità è un lusso proibitivo. Sotto la maschera del “Bene Comune e del Desiderio”, si nasconde una realtà crudele dove i diversi, coloro che non si conformano ai rigidi canoni di perfezione fisica e mentale, sono destinati all’eliminazione.

Il romanzo è un pugno nello stomaco, un’accusa feroce contro una società che, nel nome dell’inclusività e della tolleranza, finisce per diventare intollerante e violenta nei confronti di ogni forma di diversità. L’autore porta all’esasperazione le caratteristiche della nostra società contemporanea, mostrandoci fino a che punto può spingersi la follia del politicamente corretto.

Senza mezzi termini, ci si ritrova in faccia l’ipocrisia di una società che, pur predicando l’inclusione e la tolleranza, è pronta a sacrificare gli individui “imperfetti” sull’altare del profitto e dell’efficienza. L’aborto selettivo e l’eutanasia non sono altro che le due facce della stessa medaglia: la volontà di eliminare tutto ciò che non corrisponde a un ideale di perfezione prestabilito. È difficile non notare il parallelismo con le politiche di alcuni Stati “avanguardisti” che, sotto la spinta di interessi economici, adottano scelte simili, insinuando un sottile filo culturale che erode i fondamenti stessi della dignità umana.

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La violenza, la depravazione, sono giustificate in nome di un ideale di perfezione che è tutto fuorché umano. In questo scenario desolante, che sembra senza scampo, esiste una flebile speranza? Sì, l’unica che salva: “senza promessa della vita eterna, senza la prospettiva di un luogo santo che riscatti il male di questo mondo, non possiamo perdonare e non possiamo perdonarci, tutto il resto è politica.”

“Formiche dall’alto” è un romanzo che turba e sconvolge, ma che ci costringe a riflettere sul nostro presente e sul futuro che stiamo costruendo. Impossibile far tacere le domande che lascia: qual è il valore della libertà, dell’individualità e della diversità e a che prezzo siamo disposti a barattarli?

Per info: www.edizionicantagalli.com/shop/come-formiche-dallalto/




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