“Sesso senza amore? La cosa più triste che ho provato”: la testimonianza di Giulia

Lasciamo la parola ad una ragazza, prossima alle nozze, che dopo la burrascosa separazione dei genitori (avvenuta quando lei aveva vent’anni) ha smesso di credere nell’amore e nel matrimonio. Ciò l’ha portata a dare meno valore al suo corpo, alla sessualità. Si è concessa con facilità a molti ragazzi… Oggi, però, racconta commossa la sua conversione e l’incontro col futuro marito. 

Vorrei parlarvi di Giulia, una ragazza di 29 anni che sta per sposarsi. O meglio, lei e il suo fidanzato Edoardo hanno iniziato ad occuparsi dei preparativi per la cerimonia che si terrà a luglio del 2025.

Questa estate, al ritorno da una vacanza, lui si è inginocchiato e ha fatto la proposta. “È stato un momento indescrivibile, uno di quelli per cui vale la pena un’intera vita”, racconta Giulia. 

La notte seguente, poi, quando si è coricata a letto, guardando e rimirando l’anello che luccicava nel suo dito, ha pensato a come era giunta fin lì: al suo passato, alle lotte interiori, ai momenti bui, all’inizio della terapia e di un percorso di fede, all’incontro con quel ragazzo buono e infine alla gioia di dire il suo “Sì, voglio sposarti” a Edoardo.

Ecco cosa ci confida: 

Quando i miei si sono separati, il mondo mi è crollato addosso, e non tanto per dire. Ho creduto davvero che nulla avesse più senso, che l’amore fosse solo una bugia. Il matrimonio dei miei genitori non era certo perfetto. Mamma molto servizievole, ma chiusa, teneva tutto dentro; papà le voleva molto bene, la stimava, ma era un po’ bambino e non sempre sapeva stare al passo con gli impegni di una famiglia. Litigavano spesso, ma poi li vedevo far pace e questo mi faceva star bene. Erano la mia sicurezza. Si erano sposati in chiesa non tanto per farlo: ci credevano. Credevano in Dio. Credevano nella consacrazione delle nozze, nel sacramento del matrimonio. Almeno così dicevano… e io mi fidavo, guardandoli: pensavo che avesse senso affidare a Dio il proprio amore. Finché mamma non ha iniziato a vivere una forma di malessere simile alla depressione e papà non è stato all’altezza di quella fragilità. Mamma ha cominciato a confidarsi con il papà di una mia amica, separato. Lui la ascoltava, la capiva. Era presente per lei. Arrivo al dunque: mamma ha tradito papà, col padre della mia amica, una cosa assolutamente fuori dalla mia immaginazione. Papà distrutto, arrabbiato, se ne è andato di casa. Mia madre ha iniziato una nuova relazione con quell’uomo che io conoscevo bene. Ho ancora impressa l’immagine di papà che le urla contro, dicendole proprio la parola che si usa per definire le donne di strada. Uno dei momenti più atroci della mia vita. Avevo vent’anni. 

La rottura tra i miei ha portato a una rottura anche dentro di me. Se era possibile amarsi e poi odiarsi così, allora in cosa potevo credere davvero? Cosa durava veramente nella vita?

No, io non avrei fatto l’errore dei miei genitori: nell’amore non ci avrei proprio più creduto.

Dopo una relazione finita male, proprio poco prima che i miei si lasciassero, ho deciso di “godermi la vita” senza impegnarmi.

Leggi anche: Due sposi escono dalla crisi con la Consacrazione a Gesù per Maria (puntofamiglia.net)

Ho iniziato ad andare a letto con molti ragazzi. Una volta, in vacanza, in Portogallo, ho fatto sesso con un francese senza neppure sapere il suo nome.

Un’altra volta sono andata con l’istruttore della palestra: lo abbiamo fatto solo perché entrambi ne avevamo voglia ed eravamo liberi e “disponibili”.

Oggi, ricordando quei momenti, penso a quanto fossi triste.

Posso testimoniare che, quando cerchi l’orgasmo solo per non pensare al dolore che porti nel cuore e il sesso diventa un diversivo come un altro perdi una parte di te. E io, ogni giorno di più, stavo perdendo me stessa.

Vivevo un gesto, capace di rendere due persone una persona sola, solo per divertirmi. E non era affatto divertente, in realtà. Perché un conto è salire su una giostra, un conto è rendere una persona in carne ed ossa una giostra, usarla. È brutto.

Sapevo che era sbagliato, sì, in fondo lo sapevo, ma non sapevo da dove ripartire per ritrovare la ragazza innocente, buona, dai grandi ideali che sapevo essere sepolta dentro di me… 

Un giorno un’amica mi ha raccontato che andava in terapia, da un professionista molto preparato. Lei stava meglio e mi consigliava di provare. 

Avevo venticinque anni, un lavoro stabile, ma tante macerie dentro. Ho pensato che potesse essere una buona idea. E così sono andata… Poco tempo dopo, ho ripreso in mano la mia fede. Non ho fatto subito pace con Dio. Il primo passo, infatti, è stato litigarci. Meglio che ignorarlo, comunque. E a poco a poco ho iniziato a respirare la sua dolcezza, a sentire la sua consolazione, la sua grazia che veniva come balsamo sulle mie ferite. Mi sono riavvicinata ai sacramenti. Uno dei momenti più forti della mia vita è stato quando mi sono confessata, dopo quel periodo di grande sbandamento durato cinque anni

Il sacerdote mi ha accolto con una tenerezza unica, ho sentito l’amore di Dio. 

A poco a poco, ho iniziato a ricostruire i pezzi della mia vita. Poi, durante un ritiro (avevo cominciato a seguire un percorso di Don Fabio Rosini) ho conosciuto Edoardo. Lui si è avvicinato con rispetto, non come tutti i ragazzi che avevo conosciuto (o meglio, che non avevo conosciuto) nei cinque anni precedenti. Voleva capirmi davvero, voleva sapere cosa mi passasse dentro, voleva condividere con me i suoi pensieri. Mi ha colpito molto il suo approccio: voleva prima di tutto essermi amico. Poi, una volta, siamo usciti insieme, mi ha portato al mare. È stato bello passare tutta la serata a parlare, senza allungare le mani. Mettersi a nudo nel cuore, anziché andare subito a togliersi i vestiti. Ci siamo innamorati, ma abbiamo deciso di non fare tutto subito e di non fare tutto da soli. Lui mi ha proposto la castità ed o ho accettato. Aveva un padre spirituale e oggi ci segue come coppia. È così che, dopo due anni, siamo arrivati a parlare di matrimonio e oggi porto questo anello al dito.

Non vi nego che le ferite che portavo dentro hanno creato dei problemi nella nostra relazione, ma lui è stato paziente, mi ha aiutata. Edoardo è vergine, io no. È stata dura per me raccontargli tutto ciò che avevo fatto. Eppure, oggi sappiamo che Dio fa nuove tutte le cose. 

In modo del tutto misterioso, sento che sono tornata “vergine nel cuore”. Sento che mi sto preparando a donarmi totalmente a Edoardo. Ed è bello immaginarmi sua moglie.

Ho paura che possa arrivare la crisi anche per noi? Certo. Però oggi so che il Signore sarà sempre con noi per aiutarci, a patto che glielo permettiamo. La scelta di fidarsi o meno è personalissima. Non giudico i miei genitori, ma so cosa non fare quando la crisi dovesse bussare: chiudermi nel mio dolore, fare di testa mia. Se la crisi dovesse bussare al nostro matrimonio sceglierò Gesù ancora più forte. 




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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