18 Settembre 2024

Mamma seppellisce il figlio in giardino: l’ipocrisia imperante

Una vicenda drammatica quella che si è consumata a Traversetolo nel Parmense. Una ragazza di 22 anni che i giornalisti riportano come una “studentessa modello” di Giurisprudenza, figlia di una “famiglia perfetta”, avrebbe portato avanti una gravidanza da sola, senza dire nulla a genitori e fidanzato, arrivando a partorire il 9 agosto scorso in casa senza nessun aiuto, per poi uccidere il figlio e seppellirlo in giardino. Sarebbe poi partita con la famiglia per un viaggio a New York. In loro assenza la nonna avrebbe fatto la macabra scoperta in giardino e allertato le forze dell’ordine. Non è finita qui. Durante le indagini sono stati ritrovati i resti di un altro neonato.

Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Chi la conosceva afferma che questa ragazza conduceva una vita normale: studio, un lavoro di baby-sitter, anni di frequentazione in parrocchia e animatrici di campi estivi per ragazzi, un fidanzato che dice di non sapere nulla della gravidanza. Non vorrei entrare in questioni che la magistratura dovrà chiarire in merito alla vicenda. Fare congetture non aiuta nessuno a comprendere l’assurdità del gesto.

Le reazioni e i commenti alla vicenda però mi fanno comprendere quanto sia ipocrita il modo di considerare la vita nascente. Tutti si indignano contro questa ragazza: “Come si può uccidere un bambino appena nato e seppellirlo?”; “Non poteva abortirlo prima?”; “Non sa che esistono altri metodi?”. Si comprende l’assurdità di certe affermazioni? Sarò più chiara e mi chiedo: se la ragazza fosse andata in una clinica a richiedere l’aborto terapeutico, anche oltre i mesi consentiti dalla legge 194, diciamo per gravi motivi che compromettevano la sua salute psichica, qualcuno avrebbe avuto da ridire? Ve lo dico io: no. I giornali non avrebbero affatto considerato la notizia meritevole di diffusione, se qualcuno avesse osato dire qualcosa a favore del bambino nel grembo materno sarebbe stato lapidato nella pubblica piazza dei social come un retrogrado, le femministe si sarebbero stracciate le vesti a difesa della scelta libera di una donna.

Ditelo allora che esiste il diritto di proprietà sulle persone così come sulle cose. Fino a quando una persona si trova nel grembo della madre è una cosa di cui la madre può disporre a piacimento, ma quando oltrepassa il sottile confine e viene al mondo diventa proprietà di tutti? Lasciamo stare la capacità giuridica del concepito e del neonato, ci rendiamo conto dell’assurdità etica e morale di certi modi di pensare? Ci rendiamo conto di quanto la propaganda abortista abbia modificato il nostro modo di percepire la dignità di un’altra persona fino a segnare un confine dettato da una legge nella nostra coscienza?

Questa ipocrisia è intollerabile. La cultura dell’aborto è così pervasiva per la nostra coscienza che riteniamo giusta un’azione platealmente intollerabile. Sepolto in un giardino di casa no, buttato nel secchio dei rifiuti speciali, sì. Del resto, da tempo abbiamo seppellito il buon senso e ci nascondiamo dietro la libertà altrui. Sarebbe ora di uscire allo scoperto o quantomeno di zittire dinnanzi a queste tragedie.



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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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