TESTIMONIARE LA FEDE

Senza umiltà non si trova Dio. Imparando la fede da san Giuseppe

Bartolomeo Biscaino Saint Joseph in Half-Length, Holding the Christ Child (particolare), 1650/1657, National Gallery of Art - Washington

Nel vangelo di Luca, la descrizione dettagliata del censimento serve a mettere faccia a faccia Gesù e Cesare Augusto. Quest’ultimo nel pieno dei suoi poteri, seduto sul trono; Gesù, invece, un neonato, adagiato nella sua mangiatoia. Luca vuole sottolineare che il Salvatore non è un imperatore romano. E per accogliere Gesù bisogna farsi piccoli, umili, come è riuscito ad essere san Giuseppe.

“La nascita di Gesù cambia il mondo, non c’è posto per dubbi e indifferenza”. Lo so, siamo ancora a settembre e dal Natale ci separano parecchie settimane, non voglio causarvi ansia! 

Tuttavia, il percorso fatto insieme fino ad oggi, ci porta a riflettere sull’importanza di questo evento per la vita di ciascuno di noi. Dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria, dopo il “sì” di Maria e di conseguenza il “sì” del suo futuro sposo Giuseppe, Gesù sta per nascere. Vorrei soffermarmi sulla figura di Giuseppe, importantissima. Mi colpisce sempre molto. Viene presentato come un uomo giusto che ha accettato di accogliere Maria e il bambino in seguito al messaggio di un angelo del Signore. 

Giuseppe diventa così il padre adottivo di Gesù: lo cresce, lo veste e lo nutre insieme a Maria. Tutto ciò non è per nulla scontato. Giuseppe è un modello autentico di vita cristiana, perché è un modello autentico di crescita nella capacità di amare Dio, dalla quale poi dipende tutto il resto. 

Se riflettiamo sulla sua figura vediamo che realmente, nell’accogliere il Figlio di Dio come figlio proprio, nel prendersi cura di lui fin dal concepimento, poi nel momento della nascita e durante la sua fanciullezza, Giuseppe amando Gesù ama contemporaneamente Dio e l’uomo, si mette totalmente al suo servizio e a servizio della sua missione di Salvatore dell’umanità.

In fondo, il ruolo del genitore è questo. I figli ci sono stati affidati da Dio, abbiamo un ruolo importantissimo, non dobbiamo sottovalutare nulla. 

Chiediamo la grazia di essere anche noi come Giuseppe, capaci di crescere nella nostra vita cristiana per essere un esempio, per dar loro delle radici solide. Ne abbiamo parlato più volte in questi mesi.

Gesù nasce a Betlemme, nella patria del re Davide, dunque è di origine davidica: è proprio il Messia atteso da Israele.

Nel vangelo di Luca, la descrizione dettagliata del censimento serve a mettere faccia a faccia Gesù e Cesare Augusto. Quest’ultimo nel pieno dei suoi poteri, seduto sul trono; Gesù un neonato adagiato nella sua mangiatoia. Luca vuole sottolineare che il Salvatore non è l’imperatore romano, il più potente personaggio del momento e la pace in terra non è legata certamente alla sua persona, ma a colui che è venuto nel mondo, Gesù.

Leggi anche: Cosa direbbero Maria e Giuseppe se un giornalista li intervistasse oggi? (puntofamiglia.net)

E anche i pastori personificano i poveri d’Israele, persone umili che interiormente vivono con la consapevolezza della propria mancanza, e proprio per questo confidano più degli altri in Dio.

Sono loro a vedere per primi il Figlio di Dio fattosi uomo, e questo incontro li cambia profondamente. Annota il Vangelo che se ne tornarono «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano

udito e visto». Sono i primi annunciatori.

Proprio a questo riguardo, papa Francesco ha parlato così: “Signore, che non sia superbo, che non sia autosufficiente, che non creda che io sono il centro dell’universo. Fammi umile. Dammi la grazia dell’umiltà. E con questa umiltà io posso trovarti”, è stata la preghiera del Papa. 

“E’ l’unica strada, eh? Senza umiltà non troveremo mai Dio: troveremo noi stessi. Perché la persona che non ha umiltà non ha orizzonti davanti, ha soltanto uno specchio: guarda sé stesso. Chiediamo al Signore di rompere lo specchio e guardare oltre, all’orizzonte, dove è Lui. Ma questo deve farlo Lui: darci la grazia e la gioia dell’umiltà per fare questa strada”, ha spiegato il Pontefice riprendendo il racconto della venuta al mondo di Gesù al quale “non fu concesso un posto per nascere”.

Ogni uomo, nel profondo del suo cuore, è chiamato a cercare Dio: tutti noi abbiamo un’inquietudine ma non deve rattristarci perché tramite essa possiamo trovare Dio. La nascita di Gesù rappresenta la speranza per ciascuno di noi. Ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo, di certo Dio non ci deluderà.

La natalità di Gesù è la festa più ricca di messaggi autentici e spontanei di tutto il calendario; ogni simbolo racchiude una storia e un insegnamento. In un clima di gioia e di attesa, ricco di stimoli visivi e percettivi, i bambini comprendono i valori universali racchiusi nel periodo dell’Avvento e della Nascita di Gesù. Non è semplice far comprendere il messaggio d’amore sconfinato racchiuso nella storia di Giuseppe e Maria. Nonostante le avversità e la povertà, si affidano alla Provvidenza e si avventurano in un viaggio verso un luogo in cui far nascere il bambino. I piccoli, attraverso la narrazione di questo amore che sconfigge il freddo, la paura, la povertà e il male, troveranno punti d’incontro con le storie di tutti i giorni.




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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