Interrogato dal gip per i minorenni, il diciassettenne, autore della strage di Paderno Dugnano, ha detto che ha agito d’impulso, non ha riflettuto sulle conseguenze del suo gesto. “Se avessi riflettuto, non lo avrei fatto”. Il disagio psichico è alla base della sua difesa giuridica ma anche di tante riflessioni che in queste ore abbondano sul malessere che i giovani vivono. Tra tutte, la proposta di istituzionalizzare la figura dello psicologo all’interno della scuola, per avere una possibilità concreta di affrontare le difficoltà sul nascere e cercare di porre rimedio con tempestività. È da dire che dopo il Covid già tanti istituti scolastici si sono avvalsi di questa figura professionale per aiutare gli adolescenti a superare quel tempo così difficile. Ma pur riconoscendo la bontà della proposta, avrei due piccole obiezioni.
La prima è: si interviene quando il disagio è conclamato anche se in una fase iniziale, è dunque un rimedio palliativo e non preventivo. La seconda è: in questo modo non c’è il rischio di medicalizzare il rapporto educativo con la conseguente deresponsabilizzazione dei soggetti in gioco? Perché non si parla invece mai di scuole per genitori, percorsi educativi genitori-figli? Qualcuno mi ha detto che spesso è più facile per un ragazzo confidarsi con un estraneo che con mamma e papà. A questo punto io mi chiedo, perché? E qualora sia così veramente, il colloquio con lo psicologo è l’occasione per offrire poi strumenti educativi ai genitori?
La domanda non è scontata. L’altro ieri notte a Cagliari un 17enne voleva usare il motorino a mezzanotte, il padre ha negato il permesso e il figlio lo ha accoltellato, anche se ora è fuori pericolo. I genitori hanno cercato di difendere il figlio quando sono arrivati i carabinieri e l’ambulanza additando la colpa ad uno sconosciuto. Capite davanti a quale situazione ci ritroviamo? Siamo davanti ad una generazione che non ha più punti di riferimento. Abbiamo il dovere di ricominciare sì, ma dagli adulti.
Anche la Chiesa deve fare la sua parte. Non può stare a guardare. Vorrei fare il censimento di quanti percorsi per i genitori sono avviati nelle diocesi italiane. Non mi stupirei di poterli contare sulle dita di una mano. La psicologia certamente aiuta ma poi abbiamo bisogno di genitori che sappiano guidare, accompagnare, mettere al mondo, nel senso di dare loro le coordinate per affrontare le difficoltà e i problemi della vita con coraggio, determinazione e amore. Senza sopraffazione e cattiveria. La strada è faticosa ma l’unica possibile.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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