A volte penso che stiamo diventando davvero poco lucidi. Sarà il caldo che quest’estate ci ha tramortiti, sarà che mangiamo troppi zuccheri – dicono che annebbia la mente; sarà che tornando dalle vacanze ancora non siamo pronti ad affrontare il caos del ritorno alla normalità ma io leggo sui social commenti, articoli o riflessioni che hanno quasi niente del principio di realtà. Tutto è soggetto alla tifoseria ideologica. Paraolimpiadi di Parigi, il 2 settembre Valentina Petrillo ha corso le batterie dei 400 metri piani nella categoria T12. Il tempo di 58 secondi e 35 centesimi è stato il sesto assoluto; quindi, Petrillo si è qualificata per le semifinali di lunedì sera, dove è poi stata eliminata… o eliminato. Come devo definire l’atleta per essere corretta?
Perché Petrillo nel 2019, sposato con una donna, ha cominciato una terapia ormonale per la femminilizzazione. E fino a qui niente da dire se non fosse che la World Para Athletics, la federazione internazionale dell’atletica leggera paralimpica, ha esaminato il caso e ha stabilito che Petrillo potesse gareggiare con le donne. La federazione ha stabilito infatti che le persone che sono riconosciute legalmente come donne possono competere nelle categorie femminili, se possono provare che i livelli di testosterone (un ormone steroideo del gruppo androgeno, responsabile nei processi di stimolazione e di controllo dello sviluppo delle caratteristiche maschili) sono stati inferiori a 10 nanomoli per litro di sangue nei precedenti dodici mesi.
Dopo il caso che ha fatto tanto scalpore del pugile o della pugile Imane Khelif sembra che abbiamo inaugurato un nuovo sporto olimpico: la gara della confusione più totale. La medaglia d’oro va certamente alle federazioni che piegate all’ideologia woke impongono agli atleti di gareggiare con chi non dovrebbe essere in quella categoria sportiva per ovvi motivi che non c’entrano nulla con la disabilità, la vita o le scelte personali degli atleti. Si confondono piani diversi. Ma non solo, si fa discriminazione, in questo caso nei confronti delle donne, senza che nessuno osi dire il contrario.
Bene ha detto una campionessa sui giornali commentando l’accaduto: “Se usando i farmaci gli uomini possono gareggiare con le donne, allora ridate tutti i titoli al dopato Lance Armstrong”. Se le differenze si annullano, chi paga lo scotto maggiore? Mi sembra una risposta abbastanza lapalissiana ma come mai non si ha il coraggio di ammetterlo? E le femministe dove sono?
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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