3 Settembre 2024
Strage di Paderno Dugnano: chi spiega più la differenza tra il bene e il male?
Un ragazzo di 17 anni che viveva con la sua famiglia a Paderno Dugnano impugna un coltello e uccide prima il fratello dodicenne e poi i suoi genitori. Familicidio, così i media definiscono la strage avvenuta nella notte. Siamo bravi a coniare parole e inventarci definizioni, meno a porci onestamente le domande giuste di fronte ad un evento che ci ha lasciati tutti atterriti. I tuttologi del web, che hanno sempre una risposta per ogni cosa, sono pronti a scagliarsi sulla famiglia tradizionale, utilizzando l’odore del sangue ancora fresco per le proprie ideologie. Qualcun altro derubrica la tragedia ad un atto di follia.
Certamente non possiamo sapere cosa sia scattato nella mente di Riccardo. Dalle dichiarazioni riportate dai media si legge che egli in casa si sentiva un corpo estraneo e che meditava da tempo di compiere questo gesto ma che due minuti dopo aver sterminato la sua famiglia non si sentiva più sollevato, al contrario era ritornata l’angoscia. Gli esperti dicono ci dicono che in adolescenza è molto comune soffrire di questa forma di disagio, metaforicamente si parla di uccidere dentro di sé i propri genitori per trovare se stessi e la propria identità. Come questo disagio si sia trasformato poi in una violenza così efferata e continuata, è meno difficile da comprendere. Riccardo non è un adolescente, ha quasi 18 anni. A questa età la sua struttura psicologica e interiore dovrebbe essere già formata.
Formata da cosa? E soprattutto da chi? Quali sono i modelli, i testimoni, i condottieri ai quali ispirarsi? E soprattutto ci sono questi punti di riferimento? In Italia la famiglia e la scuola sono state lasciate sole. C’è un vuoto educativo, esistenziale, valoriale. Terra di nessuno dove attecchiscono rabbia, frustrazione, apparenza. L’unica voce che ha diritto di parola è quella dei social media. Sono loro a dirigere la giornata dei nostri figli e ahimè anche degli adulti. Negli Stati Uniti abbondano i testi sulle conseguenze dannose dei social nella vita degli adolescenti, in Italia c’è pochissima letteratura al riguardo. Perché? Abbiamo paura di perdere economicamente qualcosa? “Siamo come condotti da un guanto di velluto – ha detto padre Paolo Benanti, esperto di Intelligenza artificiale al Meeting di Rimini – solo che non vediamo la mano che c’è dentro il guanto”.
Se oggi un giovane prova un disagio profondo a chi lo dice? A chi lo confida? Quando ero adolescente lo facevo con il mio parroco. Ero stata condotta, educata a farlo. Certo, il tutto poi è avvenuto in modo spontaneo, in un contesto di affetto e di fiducia ma dietro c’era un principio educativo che oggi non vedo più. Perché oggi non si parla più. Anche le comunicazioni più immediate o più affettuose come un “ti voglio bene” vengono scritte su whatsapp. Questo non fa perdere il suo significato ma depura il contenuto di tutti quegli elementi indispensabili per una condivisione piena: lo sguardo, il tono di voce, i gesti che accompagnano le parole. “Quanto dura una cena in famiglia?” si chiede Paolo Crepet. Poco, pochissimo. Siamo sui dieci-quindici minuti al massimo. E di cosa si può parlare in questo breve tempo? Del disagio che una persona si porta dentro? Forse noi genitori ci sentiamo tranquilli soltanto perché nostro figlio, nostra figlia ha mangiato ciò che abbiamo preparato loro? Siamo bravi a nutrire il corpo, a riempirli di vestiti, di tecnologia. Poco a nutrire il loro cuore di idee, valori, parole che dispiegano la vita.
Spesso fingiamo di non sentire il dolore e le domande di aiuto dei nostri figli, sapete perché? Perché siamo incapaci di rispondere. Abbiamo rinunciato a spiegare loro la differenza tra il bene e il male. Forse perché anche noi non sappiamo più qual è. Abbiamo paura, sì. Paura che possa accade loro qualcosa. Paura che possano soffrire. Paura che possano diventare come Riccardo ma non facciamo niente per insegnare loro a rialzarsi dopo le cadute, a consegnare loro un desiderio di bene che significa alzare lo sguardo da se stessi, donare amore, fare sacrifici per gli altri, spendere la propria vita per qualcosa di grande e di prezioso che dona la vera felicità.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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1 risposta su “Strage di Paderno Dugnano: chi spiega più la differenza tra il bene e il male?”
Onestamente credo che le domande che di pone il direttore, seppur legittime, non siano pertinenti per dare un benché minimo tentativo di spiegazione plausibile a tale tragedia; comprendo la necessità di parlarne e di commentare; ma se poi si fa della mera retorica esistenziale nessuno è aiutato a metabolizzare realmente la mostruosità dell’accaduto; è vero che si parla poco a tavola, quando si riesce a mangiare insieme peraltro; è vero che i piccoli devices che teniamo costantemente in mano monopolizzano la nostra attenzione; è vero che si parla poco, e sempre meno; non è vero che tutto ciò sia la causa dell’eccidio di Paderno; se fosse vero gli episodi di familicidio sarebbero in numero stratosfericamente più elevato. Per fortuna non è così.
La realtà che ci circonda per quanto innegabilmente alienante e impregnata di una cultura di morte che strisciantemente si fa largo dappertutto (dall’iperconsumismo alla negazione del climate change, per finire alle urla forsennate delle versioni annichilite dei saturdays fever ultramoderni) non è responsabile di queste brutalità; purtroppo no.
Quando Caino uccise il fratello Abele per un motivo che definire futile sarebbe certamente riduttivo non aveva visto un tutorial su youtube; e i fratelli di Giuseppe, quando decisero di ucciderlo non avevano avuto a fargli da mentore un padre distratto dal troppo lavoro; ma niente popodimeno che il patriarca Giacobbe, uomo amico di Dio e degli uomini; eppure…
Se non vogliamo derubricare tutto alla mano invisibile del fato (e non lo vogliamo); l’unica spiegazione plausibile è che come esiste il Bene esiste anche il Male, che è tremendo e come leone ruggente va in giro cercando chi divorare … come la povera Sharon; come la povera famiglia di Paderno.
Non mi consola questo pensiero perché insinua dentro di me la paura che non ho il controllo; il male può colpire me, la mia famiglia, i mei cari e io non posso farci assolutamente nulla; ma so anche che se resto fedele, almeno un po’, il male non avrà l’ultima parola ; tanto mi basta