VITA NASCENTE

Negli Usa si litiga sull’aborto: gli attivisti spingono per il “diritto fondamentale”

Ad oggi quasi una dozzina di Stati, negli Usa, stanno valutando misure pro-aborto in vista delle elezioni di novembre. Nelle ultime settimane i sostenitori dell’aborto hanno fatto progressi nell’inserire misure nelle schede elettorali dei rispettivi Stati. Sembra che ampliare il cosiddetto “diritto all’aborto” sia ritenuto sempre più urgente, in varie parti degli Stati Uniti. Vediamo alcuni esempi…

Fra tutte le guerre in corso la più crudele e ingiusta è quella contro il nascituro, che è sempre innocente. Dove più si discute e si litiga su questo argomento è negli USA, dove ogni Stato promulga o abolisce leggi a favore dell’aborto. Ad oggi quasi una dozzina di Stati, negli Usa, stanno valutando misure pro-aborto in vista delle elezioni di novembre. Nelle ultime settimane i sostenitori dell’aborto hanno fatto progressi nell’inserire misure pro-aborto nelle schede elettorali dei rispettivi Stati. Per esempio, attualmente in Arizona è vietato l’aborto dopo la quindicesima settimana, ma ora, dopo aver raccolto 575.000 firme (ne bastavano 380mila), sulla scheda elettorale si potrà votare “L’Arizona Abortion Access Act” come Proposta 139.

La proposta, se approvata, creerebbe “un diritto fondamentale all’aborto secondo la costituzione dell’Arizona”. Il governo “non sarebbe in grado di interferire con questo diritto fondamentale” prima della “vitalità fetale” in assenza di una “ragione impellente” (dicono orgogliosi!).

Sia prima che dopo la vitalità, nel frattempo, lo Stato “non sarà in grado di interferire con il giudizio in buona fede di un professionista sanitario curante secondo cui un aborto è necessario per proteggere la vita o la salute della donna incinta”.

Leggi anche: “Capisco le donne che hanno paura della vita”: la testimonianza di Gaia (puntofamiglia.net)

A giugno gli attivisti del Nevada pro-aborto sono riusciti a far inserire una proposta nella scheda elettorale del 2024 che estenderebbe l’aborto stabilendolo come un “diritto fondamentale” da esercitare fino alla vitalità del feto “senza interferenze da parte dello Stato”, come dice apertamente da anni il candidato alla vicepresidenza degli USA Tim Walz. Tale emendamento dovrà essere approvato da una maggioranza semplice degli elettori in due elezioni consecutive.

Nel frattempo, a giugno, a New York, una corte d’appello si è pronunciata a favore dell’inserimento di una proposta di emendamento sull’aborto nella scheda elettorale del 5 novembre, dopo che un tribunale di grado inferiore ne aveva ordinato la rimozione.

E in Arkansas, a luglio, un gruppo pro-aborto ha annunciato di aver ottenuto le firme necessarie per mettere una proposta di aborto sulla scheda elettorale dello stato ma la proposta è stata respinta dal segretario di stato dell’Arkansas. Il gruppo pro-aborto sta contestando la decisione.

Insomma, una vera “guerra” sulla pelle (sul corpo) delle donne e della persona che portano in grembo.

Le discussioni in televisione e i relativi sproloqui non si rendono conto dell’argomento e ne parlano come si tratterebbe di un qualsiasi argomento politico. Per dare torto agli altri. Ma rimane un “abominevole delitto” come scrisse nell’Evangelium Vitae Giovanni Paolo II. I cattolici in politica non dovrebbero avere dubbi.




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