MEETING DI RIMINI

Meeting di Rimini. “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”

 I conflitti che incendiano il mondo, il valore del lavoro, i problemi legati alla salute mentale, la sussidiarietà e le disuguaglianze sociali, la cura del malato anche quando la malattia è inguaribile, il rispetto per la natura, la famiglia, l’intelligenza artificiale, il debito pubblico e lo sviluppo economico: di questo e molto altro si è parlato durante la 45° edizione del Meeting di Rimini, appena conclusa. 

Si è conclusa, domenica 25 agosto, la quarantacinquesima edizione del Meeting di Rimini, appuntamento immancabile, nella cittadina romagnola, ogni estate. L’evento, introdotto da Bernhaard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli, è stato ricco di interventi e di mostre. Tutte le cinque giornate sono state intense e altamente partecipate.

Nella giornata di apertura, martedì 20 agosto, grande attenzione per Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che ha parlato della delicata situazione in Medioriente. Ha spiegato che la pace è “difficile”, tanto che, a suo dire, in questo momento non si può proprio parlare di “pace”, il primo passo, piuttosto, dovrebbe essere un cessate il fuoco immediato. Eppure, Pizzaballa ha voluto lanciare un messaggio di speranza spiegando che “Speranza non vuol dire che le cose stanno per finire, le prospettive non sono positive a breve termine. La speranza è un atteggiamento interiore che rende capace di vedere con gli occhi dello Spirito quello che gli occhi umani non vedono”. Ha parlato delle piccole speranze che animano la Chiesa locale, impegnata a Gaza e in Cisgiordania nel sostegno alla piccola comunità di circa 600 persone con la distribuzione di viveri. Ha ricordato anche l’impegno di aprire cliniche, una scuola che da un anno è chiusa, riavviare le dinamiche di relazioni “normali”, “che aiutano a uscire da una cappa di oppressione per creare occasioni di lavoro anche se manca”.

Leggi anche: Pierbattista Pizzaballa: “Bisogna riconoscere il dolore degli altri e piangere con loro” (puntofamiglia.net)

Altro tema importante e spesso trascurato, anche nel dibattito pubblico, quello della malattia mentale e delle esigenze che essa porta con sé. L’appuntamento dal titolo “Disagio mentale e compassione” ha visto la partecipazione di Gigi De Palo, direttore generale Fondazione Angelini di Fabrizio Starace, presidente Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica e di Michele Zanetti. In occasione dell’incontro, c’è stato anche un video-intervento di saluto di Devora Kestel, direttrice del dipartimento di Salute mentale e abuso di sostanze all’Oms di Ginevra. Nell’incontro si è ribadito che l’esperienza della sofferenza necessita sempre di qualcuno che la condivida.

Tra i tanti altri temi presenti nella curatissima manifestazione (legata alla spiritualità di Comunione e Liberazione, di cui don Giussani è stato fondatore): il valore del lavoro e di ogni lavoratore, l’importanza di accogliere e accudire il malato anche quando la malattia è inguaribile, l’amore per il Creato (a partire dall’opera intramontabile di Francesco d’Assisi, il “Cantico dei Cantici”), le politiche e le strategie per un mondo lavorativo in evoluzione, i problemi e le opportunità che ci pone di fronte l’intelligenza artificiale.

Anche la famiglia è stata, a più riprese, al centro del confronto tra gli interlocutori del Meeting. Tra i titoli degli eventi troviamo “L’audacia della famiglia”. Il giornalista di Tracce Paolo Perego ha intervistato Gigi de Paolo, direttore generale di Fondazione Angelini. De Palo ha raccontato la sua esperienza di marito e di padre; l’impegno in prima linea per testimoniare il valore della famiglia, pietra angolare della società. Che cos’è l’«essenziale» nel matrimonio, nel rapporto con i figli e nel lavoro di ogni giorno per servire il bene comune e le generazioni future?




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