STORIE DELLA BIBBIA

I tre giovani nella fornace: insegnare ai ragazzi d’oggi a rifiutare gli idoli

Foto: Unsplash

Papa Francesco, commentando il brano biblico dei giovani nella fornace ardente, dice ai giovani di oggi: “Essere avvolti dalle fiamme e rimanere incolumi: lo si può con l’aiuto del Signore. Vi immagino così: anche se viviamo in un contesto culturale segnato dal pensiero unico, che avvolge e addormenta tutti con il suo abbraccio mortifero, voi camminate incolumi grazie al radicamento in Gesù.”

Oggi parleremo di un episodio importantissimo contenuto in un libro profetico dell’antico testamento: il libro di Daniele. Daniele, nello specifico, fu fatto prigioniero dai Babilonesi. Era un saggio israelita che viveva alla corte del re Nabucodonosor in Babilonia. Stimato dal re, fu suo consigliere, riconosciuto per le sue doti…

Il Signore benedice Daniele con il dono dell’interpretazione dei sogni e delle visioni, rendendolo un personaggio utile alla corte dei re delle terre in cui visse. 

Il nuovo racconto a cui faccio riferimento oggi ha al centro una statua: si tratta di un monumento autocelebrativo che il re Nabucodonosor fa costruire. Il sovrano pretende che il suo simulacro non sia adorato solo dagli abitanti di Babilonia, ma anche “a distanza” da tutti i cittadini dell’impero: ad ore determinate, e al segnale fornito da una vera e propria orchestra, tutti i sudditi dovranno prostrarsi e adorarla. 

Seppure molti obbediscono per salvarsi la vita, ci sono tre giovani coraggiosi che rifiutano tenacemente di farlo. Sono tre amici di Daniele: Anania, Misaele e Azaria; conosciuti come “i tre giovani nella fornace”. Si rifiutano di dare ascolto all’ordine del tremendo sovrano babilonese e di rendere onore all’idolo che lui aveva fatto innalzare. Di fronte a tale disubbidienza il re li condanna ad essere arsi vivi, non essendo tollerabile l’insubordinazione d’un suddito per causa di culto. Ed ecco che un angelo del Signore viene ad aprire le fiamme circondando Anania, Misaele e Azaria, con un vento pieno di rugiada. 

Il fuoco non fa loro alcun male, «allora si misero a lodare, glorificare, a benedire Dio». Al sovrano che assiste a tutto questo, non resta che riconoscere l’egemonia di un Signore del Cielo ed esaltare coloro che avevano messo in pericolo la vita per restare fedeli al patto sottoscritto dai loro antenati: “Benedetto il vostro Dio al quale siete rimasti fedeli a costo della vita. Egli è veramente il Signore di tutti”, esclama Nabucodonosor. 

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Quanti idoli oggi sono presentati ai giovani in modo accattivante? Spesso sono chiamati a fare dei compromessi per raggiungere degli obiettivi, alcune volte costretti persino a calpestare la propria e altrui dignità. Costretti perché ci sono situazioni in cui può essere davvero difficile dire “no”. 

Cosa allora può insegnare l’atteggiamento di questi giovani ai nostri figli? Ad aver bene in mente la distinzione tra il bene e il male. Quando sono piccoli è sicuramente più semplice, potrà capitare di scottarsi toccando il forno o di prendere un oggetto da casa di un amichetto senza chiedergli il permesso. E noi spiegheremo il perché non ci si comporta così o i pericoli che ne scaturiscono. 

La fase dell’adolescenza, invece, inizierà ad essere più complicata: “Se tutti si sono inginocchiati di fronte ad una statua perché io non dovrei farlo?” 

Questa frase si tradurrà in: “Perchè i miei amici possono e io no?”, in tutte le declinazioni possibili e immaginabili. “Perché devo essere diverso? Perché devo essere escluso?” 

Dio salva i tre giovani, col suo miracoloso intervento, dalla fornace, e può fare lo stesso per i nostri figli se insegniamo loro a credere davvero in determinati valori, se cerchiamo di viverli noi per primi. La testimonianza è importantissima. Iniziamo a dire noi dei “no” fondamentali per la loro crescita e anche loro impareranno a farlo per non scendere a compromessi. 

A loro volta saranno testimoni per altri ragazzi che li circondano. I genitori devono essere consapevoli dell’importanza del loro ruolo: le loro parole e i loro comportamenti hanno un peso, condizionano profondamente il figlio. Non va mai dimenticato che un figlio più sicuro è un figlio meno condizionabile dagli altri e dal gruppo; cercherà meno l’omologazione sociale e avrà più autonomia. Per concludere, condivido con voi le bellissime parole con cui papa Francesco ha commentato la storia dei tre giovani nella fornace: “Essere avvolti dalle fiamme e rimanere incolumi: lo si può con l’aiuto del Signore Gesù, il Figlio di Dio, e della brezza dello Spirito Santo. Vi immagino così: anche se viviamo in un contesto culturale segnato dal pensiero unico, che avvolge e addormenta tutti con il suo abbraccio mortifero e brucia ogni forma di creatività e di pensiero divergente, voi camminate incolumi grazie al radicamento in Gesù e nel suo Vangelo, reso attuale dalla potenza dello Spirito Santo. In questa maniera custodite uno sguardo alto e anche uno sguardo altro sulla realtà, una differenza cristiana apportatrice di novità.”




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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