EDUCAZIONE SESSUALE

“Ti dono tutto di me”: se questo è fare l’amore, quando è il momento giusto?

C’è un momento giusto per vivere il gesto più intimo che esista, ovvero fare l’amore? Ai giovani, sempre più spesso, viene fatto passare il messaggio che non esistono “regole” per vivere autenticamente la sessualità. È davvero così? Noi cristiani diamo un immenso valore al corpo: Gesù si è incarnato. Ogni gesto che viviamo con il corpo ha un legame con il nostro cuore, con la nostra anima.

Una volta, ho conosciuto dei ragazzi che dovevano ricevere la Cresima per parlare di affettività, da una prospettiva cristiana, e ho potuto constatare che tutti avevano qualcosa da dire sul sesso, ma nessuno sapeva dirmi “cosa fosse” l’atto sessuale

Ciò che, infatti, premeva di più ai ragazzi quel giorno era definire il “momento migliore” in cui vivere tale gesto (“dopo un anno”, “quando te lo senti”, “quando vuoi”, “quando c’è fiducia” ecc.). 

Degli amici che hanno ideato un corso sulla sessualità sostengono che in tantissimi adolescenti brucia dentro proprio questa domanda: “Quando lo devo vivere? Qual è il momento giusto?”. 

E noi adulti, che risposta diamo? Siamo in grado, prima di tutto, di farli riflettere sul significato profondo di quel gesto?  

Io ebbi il dono di ricevere delle risposte di senso dai miei genitori prima, da altri educatori dopo, ma una in particolare donò finalmente pace al mio cuore

Mi è stata offerta all’età di 20 anni, durante un ritiro, da una giovane coppia di sposi con 3 figli. il momento giusto? “Quando avrai prima accolto per tutta la via quella persona”

“Quando ti unisci nell’atto sessuale – sosteneva questa coppia – stai dicendo: io sono tua, sono tuo, ti appartengo. Ma se non ci apparteniamo davvero nella vita, col corpo stiamo dicendo una bugia”. 

Si pensa spesso che il sesso sia un po’ una conquista personale (perdere la verginità sembra il passaggio che ti rende finalmente “uomo” o “donna”) e quando si vive una relazione lo si considera quasi “alla base”: si crede che sia un elemento da introdurre quanto prima per “verificare l’affinità” e rendere la coppia più unita, più coesa, più forte. Al contrario, quando si parla di attesa, di castità si pensa a una tortura, a una limitazione che logora il rapporto. Non ci si ricorda che attendere qualcosa dona valore a ciò che si attende. Non si ricorda che la lontananza divide chi non è unito, fortifica, invece, chi si vuole bene davvero.

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Ai miei ragazzi, allora, ho raccontato della mia “conversione alla castità”, ho spiegato che, se non do un abbraccio a chiunque, ma solo a qualcuno cui voglio bene, a maggior ragione non darò “tutta me stessa” a chiunque, ma solo alla persona che, oltre ad accogliere il mio corpo, vuol unire per sempre la sua vita alla mia. E quando succede questo?

Grazie a quella coppia conosciuta in quel ritiro e a molte altre persone che sono capitate nel mio cammino, una risposta l’ho trovata. Ho capito che nella vita di un cristiano il momento in cui ci si dona l’uno all’altra e quindi il momento più propizio per unirsi in una sola carne coincide con il “Sì” libero, maturo, definitivo, irreversibile detto all’altare. 

La castità prematrimoniale è una scelta coraggiosa, difficile, che comporta sacrificio, ed una decisione che non può essere imposta: la si vive gioiosamente solo se assunta liberamente e consapevolmente. Eppure, i benefici sono così grandi che non parlarne sarebbe una vera e propria omissione di soccorso in un mondo iper-sessualizzato, che ha mostra tutto, senza veli, ma ha perso di vista il senso dei gesti.

I giovani hanno il diritto di sapere che la sessualità è qualcosa di meraviglioso e di sacro. C’è in gioco la sete profonda che abita i loro cuori. 




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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