Qualcuno mi può dire quando è cominciato nella storia dell’umanità questa perdita totale di ogni rispetto verso l’altro? E soprattutto nel giornalismo quando esattamente si è oltrepassato ogni limite etico e di professionalità per diventare i cercatori di particolari macabri e spiattellarlo senza filtri sulla tavola dei benpensanti? Riportare le conversazioni tra il papà Nicola e Filippo Turetta nel carcere di Verona è stata una pagina tristissima di informazione.
Cosa si pensa di trovare nel dialogo tra due genitori e un figlio che a 22 anni ha ucciso la fidanzata? Si spera che il padre possa vomitare sul figlio tutto ciò che il mondo dei social ha detto su di lui? Attenzione, quello che Filippo ha fatto a Giulia è terribile e certamente non può essere in nessun modo giustificato ma una mamma e un papà cosa possono fare davanti ad un figlio che agli occhi del mondo è solo un “mostro”?
Quale verità sperano di trovare quelli che hanno pubblicato la loro conversazione obbligando il padre subito dopo a scusarsi umilmente per le sue espressioni? “Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse”. E ancora: “Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi” sottolinea Nicola Turetta.
Si trovano oggi ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali. Sono una famiglia, non dimentichiamolo: un padre disperato, una madre silente, un figlio in carcere, un altro figlio a cui pensare. Le frasi che hanno detto al figlio nel colloquio nascevano dalla paura che quel figlio potesse suicidarsi. Non assolvono il suo atto, desiderano che quel figlio paghi ma resti vivo. È il figlio. A quel figlio loro hanno dato la vita. E sperano in fondo che un tempo di espiazione e di carcere possa restituirlo alla vita. Per tutti è un mostro da cancellare, per Nicola ed Elisabetta è un figlio da continuare ad amare nonostante sia un assassino.
È impopolare la mia posizione ma la pubblicazione di questo dialogo non fa altro che evidenziare la cattiveria e l’avidità di un mondo, quello della comunicazione, che sceglie la pornografia del dolore come strada per guadagnare sulla disperazione della gente. Se si vuole combattere il femminicidio e la violenza questo non è la strada giusta.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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