STORIE DELLA BIBBIA

Ruth e Noemi: nella Bibbia, un rapporto bellissimo tra suocera e nuora

Orpa lascia Naomi e Ruth, Hendrick Goltzius (particolare), 1580, Rijksmuseum - Amsterdam

Oggi vi voglio parlare di una vicenda familiare semplice, dove Dio si manifesta con i suoi tempi, dando un senso alla sofferenza, con molta tenerezza. Stiamo parlando della storia di Noemi e Ruth: suocera e nuora. Per quanto mi riguarda, da nuora prima, e da mamma di tre figli maschi poi, è una storia a cui sono particolarmente affezionata. Dio, nella loro vita, passa attraverso i sentimenti e gli affetti disinteressati che arrivano fino al dono totale di sé…

Dio non agisce solo attraverso i grandi eventi della storia della salvezza, ma si rende presente anche nelle nostre piccole scelte di condivisione e di comunione. Infatti, rispetto agli altri personaggi di cui abbiamo parlato finora (ognuno con una missione molto importante affidatagli da Dio), Rut ci insegna a guardare alla storia con ampiezza e ci insegna l’arte della custodia delle persone che ci sono accanto, andando al di là della rassegnazione e delle paure con la forza della fedeltà.

Il libro si apre offrendoci lo spaccato di un vissuto drammatico e chiuso alla speranza. È la situazione di una famiglia dove le relazioni sono profondamente ferite dalla miseria e dalla morte.

Noemi, una donna ebrea, emigra con il marito e i due figli da Betlemme verso la regione di Moab, fuori dalla terra di Israele. Il marito muore, i ragazzi crescono e sposano due donne moabite: Orpa e Ruth. In seguito, muoiono anch’essi, e Noemi rimane sola con le due nuore.

Orpa accoglie l’invito a ritornare dalla sua famiglia, mentre Ruth decide di legare la sua esistenza a quella della suocera in maniera radicale e totalmente disinteressata. Questo diventa il nodo cruciale dell’intera storia. Una scelta che porterà conseguenze positive nella vita dei protagonisti del racconto e dell’intero popolo di Israele.

La prima a beneficiare della generosità di Ruth è sua suocera Noemi, che comincia ad assumere un atteggiamento più positivo anche nei confronti di Dio. Infatti l’anziana guardava alla sua vita chiedendosi il perché di tanta sofferenza. Prima la morte del marito, poi non uno, ben due figli! La solitudine, la tanto temuta solitudine avrebbe caratterizzato il suo futuro. Che fine avrebbe fatto? Non guardiamo a queste storie come semplici racconti lontani dalle nostre vite. Sono tante le sofferenze che ci travolgono e alle quali non riusciamo a dare un senso. Noemi si trovava in questa situazione e la scelta di Ruth la sorprende e intenerisce profondamente.

Dopo la scelta di restarle accanto, lasciandosi guidare dalla parola di Dio, Noemi e Ruth scoprono la strada da seguire e vanno in cerca dei propri diritti, tra questi c’è quello di andare a spigolare (raccogliere le spighe dopo la mietitura) nei campi.

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L’idea di andare a spigolare viene a Ruth. Era un suo triplice diritto di povera, di vedova e di straniera. Ruth casualmente si ritrova a spigolare nei campi di Booz, detto «uomo potente e ricco (valoroso)» il quale si lascia determinare nelle sue decisioni dall’amore. Egli accoglie con sguardo di predilezione Ruth fin dal primo incontro, come innamorato a prima vista, avendo saputo delle sue qualità. Senza imporle niente, le raccomanda di non andar via, le offre protezione, opportunità di spigolare e acqua in abbondanza e poi decide di prenderla in sposa. Accetta di occuparsi e tenere in casa anche Noemi. Da questo amore nascerà un figlio, Obed, il quale sarà il padre di Jesse, padre di Davide, colui che apre la strada al Messia.

Ruth nella sua semplicità è rimasta al suo posto, in questa storia non facile da accettare. Sarebbe potuta tornare dalla sua famiglia, nulla più la legava a sua suocera, ma sentiva di doverle rimanere accanto. E l’amore la stava aspettando, ancora una volta. Si scherza sempre molto sul rapporto tra suocera e nuora, esistono infinite battute e luoghi comuni. Ognuno conosce il proprio cuore, la propria storia. Ruth è stata generosa e la storia ha preso una direzione che lei mai si sarebbe aspettata per se stessa. Il bene che facciamo torna sempre indietro, io di questo sono convinta anche se il mondo sembrerebbe dirci il contrario.

Ai nostri figli insegniamo il rispetto, il prendersi cura del più debole, tutte cose giustissime! Ma come abbiamo ripetuto più volte, loro ci osservano e ci ascoltano. Il più grande insegnamento sono le nostre azioni. L’esempio prima di tutto! Quello che seminiamo, raccoglieremo, è il ciclo della vita.

Inoltre, questa storia ci insegna che la sofferenza, la morte, non significa la fine di tutto. Dobbiamo continuare a sperare e a chiedere a Dio dei segni per dare un senso anche agli avvenimenti che non sembrano averne. Non dobbiamo avere paura di amare l’altro in maniera disinteressata, porre dei limiti toglie purezza a quel sentimento. Ci insegnano che la delusione è sempre dietro l’angolo ma Dio ci mostra che amare significa anche perdonare, non aspettarsi nulla in cambio. Non è una cosa

impossibile da realizzare.




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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