Il Vangelo letto in famiglia

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B – 21 LUGLIO 2024

La lingua di Dio

Uno dei problemi di oggi è sicuramente quello di essere sempre frenetici, dover correre, non avere mai un momento per potersi fermare in quella solitudine piena di Spirito Santo. Corriamo, ci affaccendiamo, ci preoccupiamo, ma per cosa, esattamente?

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

Il brano del Vangelo di questa diciassettesima domenica del Tempo Ordinario si presenta a noi come una dolce carezza: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».  Esiste una persona che non disdegna le nostre stanchezze, le nostre oppressioni, esiste qualcuno che conosce i nostri pensieri più intimi e bui, eppure è pronto ad accoglierli, è disposto a prendersene cura per trasformarli in bellezza; questo qualcuno può essere solo Gesù di Nazareth.

Egli, come sempre, rispetta tutte le dinamiche umane: «Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare». Troppo spesso, ancora oggi cadiamo nella tentazione di volere un Dio che compie magie, un Dio che agisce sulla base di una richiesta che deve essere esaudita come se schiacciassimo un pulsante. Ma Dio non può agire così, perché altrimenti non sarebbe il nostro Dio, non sarebbe il Dio che si è fatto uomo e pertanto conosce alla perfezione le dinamiche umane, i tempi dell’uomo.

Gli apostoli, tornati dalla loro missione di evangelizzazione, non vedevano l’ora di raccontare a Gesù tutto ciò che avevano compiuto, tutte le avventure vissute, ma Gesù smorza il loro entusiasmo e riordina le loro priorità, e per fare ciò li invita in un luogo in disparte, un luogo deserto. Essi infatti non avevano compreso che la cosa più importante, in quel momento, era proprio il loro essersi ricongiunti con Gesù.  Capiamo bene, allora, che il deserto è una prerogativa importante: non si può prescindere dal deserto se vogliamo fare scelte giuste nella vita. Uno dei problemi di oggi è sicuramente quello di essere sempre frenetici, dover correre, non avere mai un momento per potersi fermare in quella solitudine piena di Spirito Santo. Corriamo, ci affaccendiamo, ci preoccupiamo, ma per cosa, esattamente? Spesso non abbiamo neppure il tempo di riflettere quando ci troviamo dinanzi a scelte importanti e molte volte prendiamo delle decisioni senza pensare, senza mai avere un momento di “deserto”, di riflessione profonda, di silenzio, di preghiera, di ritiro. E questo ci porta a compiere scelte affrettate, che inevitabilmente risulteranno sbagliate. Viviamo ad alta velocità e facciamo scelte travolti dalla frenesia della vita, ad un ritmo che non ci permette di essere lucidi per discernere su quali siano le cose giuste. Gesù, allora, proprio come fa con gli apostoli, ci invita a stare con Lui in un luogo appartato, deserto. Ci chiede di lasciare ogni cosa al di fuori, ogni impegno, ogni difficoltà, ogni incomprensione a lavoro, a casa o in famiglia, ogni preoccupazione; ci chiede di lasciare tutto e trascorrere del tempo con Lui; non importa quanto tu in questo momento lo senta vicino o lontano, non importa da quanto tempo non gli parli, Gesù sta invitando anche te in un luogo deserto, perché sa di essere l’unico a poter cambiare la tua vita, a prescindere dal tuo passato, dalle ferite che hai subito o che hai arrecato agli altri, a prescindere dal tuo dolore e dalle tue mancanze.

Pertanto, nonostante la fondamentale importanza del lavoro apostolico, nonostante la necessità dell’evangelizzazione, nonostante le folle lo cercassero continuamente, Gesù dà la precedenza al ritiro in un luogo deserto per poter vivere la comunione profonda, fatta di dialogo con Dio, fatta di preghiera. Questo ci dice anche che esistono dei luoghi della preghiera: è vero che ci si può rivolgere a Dio in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo, ma ci sono degli spazi e dei tempi precisi che bisogna donare a Dio, e questi non posso essere i ritagli di spazio e tempo delle nostre giornate; devono essere frutto di una scelta precisa e programmata. Così come si programma ogni cosa nella vita, è fondamentale che un cristiano programmi in primis i suoi tempi di preghiera. Molti di noi, in questi giorni, stanno progettando le vacanze, ma quanti di noi si stanno preoccupando di dedicare dei tempi di preghiera anche durante questi momenti? Il salmo 62 afferma «Solo in Dio riposa l’anima mia», e dunque se l’anima non riposa in Dio, non ci può essere un vero riposo: senza avere dei tempi dedicati al dialogo con il Signore, e quindi alla preghiera vera, il riposo non sarà mai completo. La preghiera è, volendo usare un’immagine poetica, imparare giorno dopo giorno, sempre di più, la lingua di Dio. Difatti, la forma più alta di preghiera è e resterà sempre la lettura e la meditazione della Parola di Dio, momento in cui impariamo a dialogare con il Signore con le sue stesse parole. Se poi, la meditazione, la lettura e il dialogo attraverso la Parola vengono svolti davanti all’Eucarestia, che è la presenza reale del Signore, abbiamo allora raggiunto il massimo dell’amicizia e del dialogo con Dio.

Infine, il passo del Vangelo di questa domenica si conclude in questo modo: «Egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose». Vediamo dunque una folla che fa ressa attorno a Gesù, una moltitudine di persone che si raduna attorno a Lui per poterlo ascoltare. Si tratta di una indicazione densa di significato su come dovrebbe essere la nostra vita di fede: siamo chiamati a desiderare Gesù sopra ogni altra cosa, a coltivare nel nostro cuore quel desiderio profondo che ci permetta di riconoscere che è Lui l’unico che può salvarci, l’unico capace di dare un senso vero alla nostra vita, l’unico che valga la pensa seguire per non morire spiritualmente e moralmente sotto il peso delle proprie oppressioni, della stanchezza e della tristezza.


Gianluca Coppola (1982). È presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Per scrivere a don Gianluca: giancop82@hotmail.com




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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