BRICIOLE DI VANGELO

18 Luglio 2024

Elogio della mitezza

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il commento

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (11,29). Gesù presenta sé stesso con due aggettivi che non sono moneta corrente: mite e umile. Mi soffermo sul primo. Ritroviamo questo vocabolo [praus] nel racconto dell’ingresso in Gerusalemme, anche in questo caso descrive la personalità del Nazareno: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma” (Mt 21,5). Un’immagine emblematica che sigilla il suo ministero e annuncia la passione. Gesù agisce con l’autorità di Dio, compie prodigi che rallegrano il cuore dei poveri e suscitano lo stupore della gente, agli occhi di tutti appare come un leader, una persona forte e sicura di sé, uno che comanda con autorità… e tuttavia, egli fa della mitezza la sua veste abituale.

La mitezza oggi non trova spazio nella vita pubblica, è un ideale che non appartiene alla cultura che respiriamo. A parole tutti fanno professione di tolleranza; nei fatti prevale l’intolleranza, anche da parte di coloro che predicano la democrazia delle idee. Non è necessario richiamare i fatti di violenza, è sufficiente accendere lo schermo televisivo. I talk show sono pensati in modo da creare un dibattito che inevitabilmente scade nel conflitto verbale più acceso, talvolta anche nell’offesa. Non è una deriva imprevista ma un esito desiderato. I giornalisti e gli opinionisti vengono pagati apposta per ingaggiare battaglie. Il conflitto fa spettacolo. Tutto questo serve a creare un’inutile e pericolosa polarizzazione nella vita sociale. È la stessa logica che fa dei social i luoghi di una comunicazione selvaggia in cui l’argomentazione pacata e ragionevole viene sostituita dall’offesa gratuita. La mitezza è l’arte di proporre con rispetto le proprie idee senza mai usare la forza né forzando la libertà altrui. È la capacità di essere propositivi pur conservando la più grande discrezione. Paolo chiede a Timoteo di essere “mite con tutti, capace di insegnare, paziente, dolce nel rimproverare quelli che gli si mettono contro, nella speranza che Dio conceda loro di convertirsi” (2Tm 2, 24-25). È la grazia che chiediamo per i vescovi e i presbiteri.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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