Tobia e Sara: raccontare ai figli che l’intimità tra gli sposi è un dono di Dio

Possiamo dire ai nostri che è bello donarsi totalmente solo quando siamo certi di voler condividere la vita con la persona che abbiamo accanto. È un messaggio controcorrente, ma aiuteremo i ragazzi a farsi domande, a non dare per scontato nulla. La storia Tobia di Sara ci aiuta a riflettere su tutto questo… 

C’era una volta un ebreo di nome Tobi che viveva con sua moglie Anna e con suo figlio Tobia, in una città chiamata Ninive. Quando si ammalò gravemente, Tobi si raccomandò con suo figlio di dargli una degna sepoltura, di essere un uomo giusto, di accudire sua madre, di amare sinceramente i suoi fratelli: “Fai attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. Non fare a nessuno ciò che non piace a te”. Infine, gli chiese di andare a riprendersi dieci monete d’argento che aveva lasciato ad un uomo, in un altro paese. Tobia, il cui nome significa “il Signore è buono”, obbedisce a suo padre.

Spaventato ma fiducioso, si mette in cammino e sulla strada trova un uomo che lo avrebbe accompagnato in questo viaggio. Non lo sapeva ma si trattava dell’angelo di Dio, Raffaele. Dio quando prepara una storia -per ciascuno di noi-, ha già pensato a tutto e i suoi angeli non mancano mai! Noi, forse, non ce ne accorgiamo nell’immediato come Tobia non immagina minimamente chi quell’uomo sia in realtà.

Stanno per giungere a casa di Raguele, un parente di Tobia a cui il padre aveva lasciato il denaro in deposito. La figlia di Raguele si chiamava Sara ed era vittima di un demonio “innamorato”, che le uccideva lo sposo nella prima notte delle nozze, il cui nome ebraico era Asmodeo che significa “distruggere, annientare”. Sara aveva già sposato sette uomini, ma tutti erano morti la prima notte di matrimonio.

Viveva perciò una sconsolata tristezza. Invocava Dio implorando la morte: “Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a vivere questa vergogna”.

Sono significativi i due personaggi che appaiono nel racconto: il demonio Asmodeo, colui che uccide, e l’arcangelo Raffaele, colui che guarisce. Dio non vuole la nostra morte. Ci dimostra in mille maniere la sua vicinanza lungo il nostro cammino e con Tobia l’ha fatto affiancandogli Raffaele.

Strada facendo, è proprio lui a parlare a Tobia di Sara. Gliene parla così bene che Tobia s’innamora di lei ancora prima di conoscerla; anzi, comprende che Sara è la donna scelta per lui dal Cielo come compagna della sua vita. Giunti a Ecbatana, Tobia e Sara s’incontrano: ai due basta uno sguardo, un sussulto del cuore, per comprendere che sono fatti l’uno per l’altro. L’angelo la chiede in moglie per Tobia; il padre Raguele acconsente, benedice i due sposi e ordina di preparare la camera nuziale, ma, sottovoce, comanda pure ai servi di scavare una fossa nel retro della casa, per scaramanzia.

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Tobia, quella notte, prima di unirsi a Sara, brucia sul braciere dell’incenso che stava nella stanza, il fegato e il cuore del pesce, come gli aveva ordinato l’amico viaggiatore. All’odore, il demonio Asmodeo fugge da Sara, non facendosi mai più vedere. Dopo una preghiera di invocazione a Dio i due sposi s’addormentano abbracciati teneramente. Al mattino, trovandoli vivi, esplode la gioia dei genitori.

L’amore viene da Dio. È stato Dio che, fin dal tempo di Adamo ed Eva, come ricorda molto bene Tobia, ha pensato a questa meravigliosa complementarità tra l’uomo e la donna e ha istituito il matrimonio.

Quello che nella storia di ognuno di noi a volte sembra disastroso, poi giunge a un bene. Dio riporta tanti avvenimenti a nostro vantaggio. La Parola di Dio è sempre come uno specchio nel quale siamo invitati a guardarci per trarre insegnamenti utili alla nostra vita. Anche questa storia rappresenta un invito affinché anche noi continuiamo ad avere sempre fede e fiducia in Dio, qualunque cosa accada, anche se assurda e incontrollabile. Il racconto di Tobia e Sara ci assicura che Dio ascolta, che Dio è vicino, che non si disinteressa della nostra storia.

E ai nostri figli come possiamo parlarne? Tramite Sara e Tobia ancora una volta vediamo l’importanza degli angeli che Dio ci affianca per aiutarci a discernere; poi possiamo parlare del rispetto che Tobia ha per Sara dal primo incontro, nonché la fiducia in Dio sulla vocazione che vuole donarci, farà in modo che ad un certo punto della vita, la strada incroci quella della persona a lui/lei destinata. 

Qualche tempo fa ho intrapreso questo discorso con mio figlio adolescente. Ha iniziato a farmi domande su come e quando io e il suo papà ci fossimo conosciuti e ho intuito il motivo di quelle domande. Ai nostri figli piace molto ascoltare la storia d’amore dei propri genitori. Hanno bisogno di sapere come cambia la vita quando si incontra l’amore, ma soprattutto quanto li abbiamo desiderati perché loro sono il frutto di quell’amore. 

Mettiamoci in ascolto, parliamo, vigiliamo e ricordiamo loro quanto sia bello donarsi solo dopo essere certi di voler condividere la vita con la persona che ci è accanto. In pratica una catechesi contraria a quella che i giovani vivono oggi, me ne rendo conto. Ma non sono concetti antiquati, possono essere attuali e soprattutto vincenti.

Perlomeno i nostri figli si interrogheranno e non daranno nulla per scontato. 

Non c’è fretta, non vanno bruciate le tappe. C’è una dimensione del tutto pratica nell’aiuto che Raffaele offre a Tobia: l’angelo dà un consiglio ma la volontà e l’impegno del giovane sono fondamentali. Noi da genitori diamo un’indicazione, un suggerimento, spiegando l’importanza di accoglierlo per il loro bene. Siamo noi i primi angeli dei nostri figli.




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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