CORRISPONDENZA FAMILIARE

Il primo passo sulla via della pace

15 Luglio 2024

Le immagini sono devastanti, a Kiev come in Palestina: decine di vittime innocenti di una politica che usa la violenza cieca per dominare e costringere l’avversario alla resa. Una lucida follia che alimenta discorsi sempre più belligeranti e promuove l’inevitabile corsa agli armamenti come una necessità, l’unico modo per difendersi dalle minacce di Paesi e governanti senza scrupoli. A parole tutti rigettano la guerra e ciascuno accusa l’altro di essere la causa prima dei conflitti ma… di fatto tutti contribuiscono a incrementare una spirale in cui l’uso delle armi, anche quelle più distruttive, viene giustificato come legittima difesa. 

Colpire un ospedale pediatrico a Kiev e bombardare il campo profughi di Khan Younis non sono effetti collaterali della guerra ma il frutto velenoso di una politica che disprezza l’uomo e calpesta la dignità della persona. La guerra non è solo un errore, il più grande e grave errore che la politica possa compiere, ma un orrore che devasta i corpi e lascia nel cuore e nella coscienza dei popoli ferite che non potranno facilmente essere rimarginate. La guerra è il suicidio della politica. Non è mai giusta ed è sempre causa di profonde ingiustizie. 

Papa Francesco ha fatto ancora una volta sentire la sua voce, ha invitato tutti i credenti a pregare la Madonna. Lo ha fatto a margine della consueta preghiera domenicale dell’Angelus:

“La Madre di Dio, che dopodomani celebreremo come Beata Vergine del Monte Carmelo, doni conforto e ottenga la pace a tutte le popolazioni che sono oppresse dall’orrore della guerra. Per favore, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar” (14 luglio 2024). 

Queste parole possono apparire ad alcuni fin troppo misurate rispetto agli eventi degli ultimi giorni. Il Papa non ha gridato allo scandalo, non ha voluto ricordare ai Potenti di questo mondo che l’umanità rischia di raggiungere un punto da cui non è più possibile tornare indietro. Lo aveva già fatto in tante altre occasioni. Questa volta ha chiesto ai credenti di volgere lo sguardo al Cielo. La preghiera, che custodisce la speranza, è il primo passo della pace. 

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Si vis pacem, para bellum”, dicevano i latini. Se vuoi la pace, prepara la guerra. Un criterio che ha dominato per secoli le relazioni tra i popoli. Con grande saggezza, alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, Paolo VI ha suggerito una sostanziale modifica: “Se vuoi la pace difendi la vita”. Erano gli anni in cui la cultura abortista s’imponeva ovunque come una soluzione delle gravidanze indesiderate. Icona emblematica di una cultura che faceva guerra al più piccolo e indifeso essere umano per salvaguardare e promuovere altri interessi. Con la lungimiranza dei profeti, Papa Montini chiedeva di abbandonare quella politica, a suo parere considerare il bambino non ancora nato come un nemico o, peggio ancora, far finta che non sia un essere umano, è la premessa logica che porta a giustificare ogni altra violenza. 

Aveva ragione. L’aborto sopprime la vita e distrugge il legame più sacro, quello che unisce la madre al suo bambino. È la più plateale antitesi della solidarietà in quanto esalta a tal punto l’individuo da negare valore all’altro, a quel piccolo essere umano che ha iniziato la sua avventura nel grembo della madre. “L’amore è l’unica arma per vincere la guerra”, ha detto recentemente il cardinale Zuppi. Parole apparentemente scontate e forse logore in un tempo in cui prevalgono proclami bellicisti. In realtà hanno il pregio di ricordare che la pace dipende da tutti, si costruisce giorno per giorno attraverso gesti di carità. Accogliere la vita, anche quando è imprevista o indesiderata, è il primo passo per costruire una storia in cui la solidarietà tra gli uomini e i popoli diventa il criterio che qualifica e orienta la vita di ciascuno e di tutti. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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