13 Luglio 2024

Un caffè a letto inaspettato…

Che significato diamo al tempo che viviamo? L’amore è la mappa della gioia? Certo una mappa è fatta di indizi, di pit stop, di ripartenze e di arrivi ma è il viaggio stesso ad essere tempo di grazia. L’attesa di qualcosa o di qualcuno è già compimento. Altrimenti rischiamo di vivere proiettati sempre verso un oltre, dimenticando di vivere il presente. Ne abbiamo una chiara dimostrazione nel cammino proprio della famiglia. Pensate ad una coppia di fidanzati. La promessa di amarsi contiene già in germe la definitività del per sempre. Non diventa definitiva dal momento del matrimonio.

È già imparare a pensare in due, è già fare spazio all’altro, è già rispondere ad una chiamata. Se questa coscienza fosse maggiormente radicata anche a livello pastorale, si impiegherebbero molte più energie per accompagnare il tempo del fidanzamento. Lo stesso possiamo dire di una coppia di sposi che attendono un figlio. Non è la nascita che li definisce genitori, l’attesa stessa con la gravidanza contiene già tutta la pienezza del mistero di essere e diventare madre e padre.

Come imparare a vivere l’oggi in pienezza? Innanzitutto imparando ad uscire fuori da noi stessi. Oggi tutto è pensato e costruito intorno alla persona come individuo. Tutto è commercializzato per soddisfare le esigenze di ciascuno. Il messaggio di fondo è: “Tu cerca di stare bene con te stesso, mettiti al primo posto, acquista tutto quello che ti permette di esserlo e sii felice”. Più o meno la filosofia è questa: “Sii felice tu, poi degli altri non ti curare. Fatti loro”. Il mondo e le sue leggi individualiste sono entrati anche nella vita spirituale cosicché sento spesso ripetere: “Devo cercare prima me stesso se voglio aiutare gli altri”. “Ho bisogno di tempo per pregare e capire la strada”. “Non riesco a capire quello che il Signore vuole da me”. Dubbi e domande, tempi personali comprensibili ma non condivisibili del tutto.

La logica cristiana va esattamente nel senso opposto a questo modo di pensare. Felice non è chi pensa a se stesso, ricerca la forma fisica perfetta, si ritaglia dei tempi di silenzio in cui spesso invece di ascoltare veramente Dio, si ascoltano i propri bisogni. Felice è chi fa felice l’altro. Solo se amiamo, se ci spendiamo, se consumiamo la nostra vita saremo contenti. In altre parole, solo se non pensiamo a noi stessi ma a quello che vuole Dio, che è Altro da noi, e a quello che gli altri desiderano. “Chi vuol essere il più grande tra voi, sia vostro servitore” dice Gesù.

La vera gioia, la felicità consiste nel donarsi non nel trattenere per sé per i giorni di magra. Lo sanno bene le mamme che danno la vita per i figli senza aspettarsi nulla in cambio, lo sanno bene i papà che si sacrificano per provvedere alle esigenze familiari, lo sanno bene coloro che sono deputati a svolgere un ministero. Quanto più doni il tuo tempo, le tue energie, i tuoi talenti tanto più riceverai in termini di gioia autentica. Se in un matrimonio io smetto di cercare il marito o la moglie dei miei sogni, smetto di dare credito alle illusioni e concretamente mi chiedo: “Di cosa ha bisogno mio marito, mia moglie, i miei figli e chiaramente non mi riferisco alle cose materiali, la mia famiglia troverà serenità”.

Fate una lista non dei regali ma di ciò che possiamo donare all’altro: un caffè a letto, una carezza prima di addormentarsi, un abbraccio quando è stanco, un bigliettino lasciato sulla tazza della colazione… un aspettarlo all’uscita da lavoro per dirgli o dirle: “Andiamo a fare una passeggiata insieme”, uscire presto al mattino per andare a Messa. Cose concrete, cose semplici, che profumano di buono e di quotidianità. Per un cristiano è essere un po’ come il suo Maestro che “spogliò se stesso assumendo la condizione di servo”. Non sono le cose che danno valore alla vita ma l’amore che riempie di vita ogni cosa. Solo Dio può regalarci questo amore. Non è banale ricordarlo.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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