SOLIDARIETÀ TRA FAMIGLIE

“Voi siete il regalo di mia figlia”: le toccanti parole di un papà

di Viola

 Oggi lasciamo spazio ad una testimonianza. Una mamma, Viola, racconta di quando una bimba della scuola di sua figlia, ad appena cinque anni, è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. Il papà e la mamma, quando hanno riavuto la bimba a casa, guarita, hanno compiuto un bel gesto verso la famiglia di Viola, come segno di gratitudine per la loro vicinanza.

Sono Viola, una madre di famiglia, e vorrei raccontarvi un episodio che mi ha fatto pensare e, al tempo stesso, mi ha riempito il cuore.

Mia figlia Laura all’asilo ha fatto amicizia con una bambina di origini straniere. La sua famiglia non abita molto lontano da casa nostra e, a volte, ci incontriamo al parco o andiamo a prendere un gelato insieme.

A dicembre dell’anno scorso, la bambina si è ammalata in modo piuttosto serio. La mamma, allora, dall’ospedale, dove la piccola piangeva perché “voleva tornare a casa”, mi faceva delle videochiamate, per farla parlare con mia figlia, la sua “migliore amica”. 

Quando la vedeva in video, però, la bimba, sul suo letto d’ospedale, scoppiava a piangere ancora di più e riusciva a dire solo: “Mi manchi”. Non potevamo neppure andarla a trovare, perché era meglio non rischiare di portare germi dall’esterno, in una condizione già delicata (il suo corpicino stava combattendo contro tre infezioni contemporaneamente).

Il mio cuore si spezzava. Che tenerezza vedere il suo viso paffuto gonfio di lacrime, che dolore non poter fare nulla, davanti ai suoi occhioni spenti. Che pena le flebo attaccate che impedivano di muoversi.

La sofferenza dei bambini è la cosa più insopportabile del mondo.

Non vedevamo l’ora che uscisse da lì, che tutto si risolvesse. Le maestre chiamavano ogni giorno la famiglia: infatti, poiché la piccola abita proprio davanti all’asilo, la mattina del ricovero l’avevano vista dalla finestra, mentre partiva – svenuta – con l’ambulanza. 

Poi, finalmente, dopo dieci giorni in ospedale, le condizioni di salute sono migliorate e poco prima di Natale la bimba è stata dimessa.

La mamma ci ha raccontato che, mentre si trovava ricoverata in ospedale, diceva sempre: “Quando starò bene, voglio andare al ristorante con la mia amica”.

Non conoscevamo ancora moltissimo i genitori, ma quando ci hanno chiesto di andare a cena insieme, al ristorante, abbiamo detto subito di sì.

Eravamo felici di vederla finalmente correre, giocare, ridere. 

Leggi anche: “Con una famiglia, non ho tempo per la preghiera”: è vero o è una scusa? (puntofamiglia.net)

Al momento di pagare, vado alla cassa, insieme alla mamma della bambina., che ha anche un’altra figlia, più piccola.

Paghiamo metà ciascuna, per me era normale. Quando torniamo dagli altri, che stavano nell’area giochi del ristorante, vedo i due genitori parlare tra di loro, poi mi ridanno i soldi. Il papà mi dice: “Voi siete il regalo di guarigione per mia figlia…”.

La mamma, poco dopo, mi racconta del terrore negli occhi di suo marito, la mattina del ricovero. “Gli è svenuta tra le braccia, credeva che stesse morendo… Farebbe qualsiasi cosa, adesso, per la gioia di averla riavuta sana…”.

Loro sono musulmani, non possono mangiare maiale. Io, mio marito, i nostri figli avevamo scelto un menù tutto a base di maiale. La decisione di offrire la cena mi ha stupita ancora di più per questo motivo: ha pagato, probabilmente per la prima volta nella sua vita, delle pizze con wurstel e con salsiccia e della pasta con la pancetta.

Tra amici, quando si va a cena con i figli, non importa chi ha invitato chi: di solito, ogni famiglia paga la sua parte (a meno che non sia un compleanno o che l’invito non sia a casa), perché sarebbe molto difficile uscire, se ci si dovesse sobbarcare la spesa di un’altra famiglia, oltre alla propria. Per questo, salvo occasioni speciali come i compleanni, nessuno dei nostri amici con figli ci ha mai offerto una cena al ristorante.  

Una famiglia, che ancora non conoscevamo quasi per niente, di un paese e di una religione diversi, pagava a tutti la cena, nella quale avevamo ordinato, secondo le loro convinzioni, “cibi contaminati” (sono musulmani praticanti, oltretutto), per la gioia di aver riavuto la piccola, sana e salva. “Voi siete il suo regalo di guarigione”, la motivazione.

Gli occhi commossi di quel papà, mentre guardava giocare la bambina finalmente in salute, mi hanno letteralmente sciolto. 

È bello questo lato della nostra umanità. In queste scene, riconosco l’immagine e la somiglianza con un Dio-amore.

Dentro di me, guardando la loro umiltà e la loro generosità, ho pensato che questa famiglia non dev’essere così lontana dal Regno dei Cieli.




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