MATRIMONIO CRISTIANO

L’indissolubilità del matrimonio: giogo da portare o dono da accogliere?

L’indissolubilità del matrimonio non è un obbligo imposto, ma un dono da accogliere. Dietrich Bonhoeffer, nella sua lettera “Il Matrimonio” spiegava a due sposi che l’indissolubilità è un dono di Dio, in quanto egli stesso si impegna a proteggere l’unità dei coniugi. Nessuna tortura imposta, nessuna croce insensata, bensì un regalo.

Tempo fa, mi capitò di leggere una serie di interviste, rivolte a dei giovani italiani in età compresa tra i diciotto e i ventinove anni. 

Una critica che veniva fatta alla Chiesa era questa: proporre un’eccessiva – incomprensibile – esaltazione del dolore. Un esempio? La venerazione della Croce. “Perché scegliere questo simbolo, un simbolo di morte, per affermare la propria fede?”.

Anche per quanto riguarda il matrimonio, sembra che la Chiesa goda nel proporre agli sposi di soffrire, sacrificarsi, obbligandoli a restare insieme anche quando le cose non vanno bene. 

Una delle obiezioni è questa: “Non capisco perché, nel 2024, la Chiesa sia ancora contraria al divorzio. Non vuole il bene delle persone? Se quella relazione è finita, che senso ha stare insieme per forza e farsi del male?”

Prima di tutto, la Chiesa, e prima ancora Gesù Cristo, non esalta il dolore. 

Il dolore esiste, che lo si voglia o meno, che lo si cerchi o meno. Il cristianesimo non lo esalta, lo affronta – al contrario di tante filosofie moderne che cercano di ignorarlo – e lo “utilizza” per ricavare un bene più grande.

Il cristiano, però, cerca in tutti i modi di evitare il dolore innocente, è contro ogni forma di ingiustizia e si batte per il bene comune, a partire dalla difesa dei diritti dei più fragili.

Quando il dolore non si può evitare, il cristiano lo offre. Non prova il “gusto di morire”, per un istinto macabro, per cercare la propria autodistruzione. Accetta quella croce per portare frutto. È quello che fa Gesù… invece di maledire Dio, trasforma il male in bene. 

Secoli e secoli di santità ci dicono che è possibile. 

Per quanto riguarda il matrimonio, di fronte alle critiche che vengono poste verso “l’obbligo dell’indissolubilità”, amo citare un teologo, Dietrich Bonhoeffer, che nella sua lettera “Il Matrimonio”, spiegava a due sposi che l’indissolubilità è un dono di Dio, in quanto egli stesso si impegna a proteggere l’unità dei coniugi.

Nessuna tortura imposta, nessuna croce insensata, bensì un regalo da accogliere.

Leggi anche: “In principio non fu così”: a quale amore sono chiamati gli sposi? (puntofamiglia.net)

Partiamo dal presupposto che è l’amore stesso ad avere come caratteristica propria quella di puntare al per sempre. 

Chi non vuole essere accolto nel bene e nel male, chi non vuole un legame vero, forte, autentico?

Non sono forse la paura, le difese che alziamo, a farci mettere le “mani avanti”, a farci dire che il per sempre non deve esserci per forza?

Se ascolti il tuo cuore, scoprirai che vuoi essere amata, amato per tutta la vita: non è la Chiesa che te lo impone.

Il sacramento del matrimonio viene incontro a questo desiderio grande, immenso, che abita già dentro di te. 

Quando si riferisce all’indissolubilità, Bonhoeffer non ne parla come di un giogo messo sulle spalle, come di un “dovere gravoso” che gli sposi devono compiere da soli (altrimenti, basterebbe l’impegno, non sarebbe necessaria la grazia del sacramento), ma di “una gioiosa certezza”, quella che si prova al sapere che Dio si farà carico di ciò che minaccia l’unità indissolubile, che guiderà i passi in tutti i sentieri, soprattutto quelli più scoscesi. 

Il divorzio esiste, è sempre esistito, perché un amore “da Dio” non è facile da realizzare da soli. Nessuno va giudicato, ogni fallimento merita rispetto, perché tutti siamo feriti, fragili e limitati, soprattutto nella capacità di amare, a causa del peccato originale. Il punto non è puntare il dito contro chi, umanamente, non riesce a portare avanti il proprio progetto di vita, ma capire che, se abbiamo fede in un Dio-Amore, esiste un’alternativa. Gesù si è incarnato per questo. 

Non serve che la Chiesa ci aiuti a divorziare, quello lo sappiamo fare da soli, da Adamo ed Eva in poi. Se invece vogliamo vivere “un amore da Dio”, la Chiesa, nel nome di Cristo, ci dà gli strumenti di cui abbiamo bisogno per riuscire in quella che, con le nostre sole forze, sarebbe quasi una missione impossibile.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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