CORRISPONDENZA FAMILIARE

Luigi e Zelia, la santità del quotidiano

8 Luglio 2024

Luigi e Zelia Martin sono stati canonizzati da Papa Francesco il 18 ottobre 2015. Una semplice coppia di sposi. Cosa hanno fatto di straordinario? Quali opere hanno compiuto? A prima vista niente che possa strappare l’applauso, niente che possa apparire eccezionale. Hanno vissuto fedelmente il Vangelo ma nella loro vita non c’è nulla che faccia pensare alla santità. Niente di straordinario, in apparenza. E invece, tutto è straordinario quando la fede interiormente illumina e orienta le scelte.

Luigi e Zelia Martin sono stati canonizzati da Papa Francesco il 18 ottobre 2015. Una semplice coppia di sposi. Cosa hanno fatto di straordinario? Quali opere hanno compiuto? A prima vista niente che possa strappare l’applauso, niente che possa apparire eccezionale. Hanno vissuto fedelmente il Vangelo ma nella loro vita non c’è nulla che faccia pensare alla santità, quella che la Chiesa riconosce quando mette sul candelabro coloro che hanno dato una testimonianza eroica e perciò degna di essere da tutti conosciuta.

La santità di Luigi e Zelia non è legata ad eventi straordinari ma è l’espressione coerente di una vita tutta rivestita di fede. Hanno incarnato la santità del quotidiano, la loro vita cammina nei sentieri ordinari, quelli che tutti gli sposi sono chiamati a percorrere. Si sono preoccupati di vivere la loro missione nel contesto della casa, vivendo con generosità i doveri del loro stato di vita. Non hanno giocato al risparmio, non si sono limitati ad osservare i precetti, hanno vissuto con generosità, hanno fatto della loro casa la dimora di Dio.

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Niente di straordinario, in apparenza. E invece, tutto è straordinario quando la fede interiormente illumina e orienta le scelte. In effetti, i nostri santi coniugi hanno accolto e vissuto la vocazione coniugale e familiare con una fedeltà rigorosa senza mai dubitare di Dio, senza mai chiudersi in una sorda rivendicazione, anche quando hanno incontrato grandi difficoltà e sperimentato prove dolorose che probabilmente avrebbero messo in crisi tanti altri battezzati.

La vita della famiglia Martin è profondamente segnata da una convinzione che Luigi amava sintetizzare in queste parole che, secoli prima, avevano accompagnato l’eroica testimonianza di santa Giovanna D’arco (1412-1431): “Dio primo servito”. È una regola che ha ispirato l’esistenza coniugale e familiare in ogni suo ambito.

  • È questa la luce che ha guidato i loro passi quando negli anni della giovinezza avevano sognato di entrare nella vita religiosa.
  • Più tardi, in obbedienza a Dio accolgono la vocazione al matrimonio e imparano ad amarsi l’un l’altro con tenerezza, stima e rispetto.
  • Tutti gli ambiti della vita domestica sono pensati e vissuti nella luce della fede: l’accoglienza e l’educazione dei figli, il legame con amici e parenti, i tempi della preghiera e del lavoro.

Qual è il segreto di un’esistenza così piena di vita? Dove hanno attinto la forza per dare all’amore coniugale la sua particolare intensità? Come hanno potuto rivestire di fede i giorni terreni, anche quelli più dolorosi? Come hanno potuto fare della loro casa una “terra santa” (Ms A, 3v°), come afferma Teresa all’inizio del suo primo manoscritto?

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Una prima risposta la troviamo in queste parole autobiografiche di Paolo: “Per grazia di Dio sono quello che sono” (1Cor 15,10). È questo il punto di partenza di una vita santa. Luigi e Zelia sanno che tutta la loro forza risiede nella grazia che ogni giorno hanno invocato e accolto con l’umiltà di chi sa di non poter in altro modo affrontare la vita. Non basta chiedere, occorre farlo con la ferma consapevolezza che senza di Lui non abbiamo alcuna possibilità di portare a termine la corsa. Senza la grazia non potremo ripetere, alla fine della vita, le parole con le quali l’apostolo riassume la tua personale testimonianza: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (2Tm 4,8).

Una mentalità sempre più diffusa ai nostri giorni sottolinea la dimensione orizzontale della fede, pone l’accento sulla vita di carità e sull’impegno sociale. Si tratta di capitoli importanti della testimonianza che i cristiani sono chiamati a dare ma corriamo il rischio di dimenticare l’importanza e il ruolo della preghiera e della vita sacramentale. Nella prospettiva di fede il primo passo da fare è quello di … metterci in ginocchio dinanzi a Dio. Solo chi impara a fare questo passo potrà camminare speditamente nelle vie di Dio. Il credente prega come un mendicante che, non avendo nulla, chiede tutto a Dio e tutto riceve da Lui.

Papa Francesco scrive che “molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera”. Egli invece afferma: “Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli” (Gaudete et exsultate, n. 14). È questa la strada che hanno percorso i nostri santi coniugi. In fondo, è questa la sfida della fede, portare il Vangelo in ogni cosa e in ogni casa. La famiglia ha un ruolo decisivo in quanto è lo spazio umano “in cui il vangelo è trasmesso e da cui il vangelo si irradia”, come scriveva Paolo VI in Evangelii nuntiandi (n. 71).

Luigi e Zelia sono l’icona fedele di una Chiesa che cerca e trova nella famiglia il suo avamposto missionario. Alla loro intercessione affidiamo tutti gli sposi e, in particolare, quelli che faticano a custodire la gioia dell’amore.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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