1 Luglio 2024

Gli appelli imprevedibili di Dio

I coniugi Filippi di Pordenone sono “sposi missionari” della Comunità Missionaria di Villaregia, partiti in missione per il Perù con l’intenzione di restare lì un paio d’anni. Sono rimasti dieci anni e sono tornati con due figli. È la storia di Deborah Salotto e Roberto Filippi. “La nostra è una testimonianza di conversione e missione che quando la raccontiamo stupisce un po’ ancora anche noi” racconta Deborah. È il 2001, Roberto e Deborah hanno 26 e 28 anni quando decidono di sposarsi in Chiesa ma solo per far contenti i rispettivi genitori. Il matrimonio è programmato per luglio. Pochi mesi prima, alcuni amici li invitano ad una messa di adorazione in comunità, con la promessa che dopo si andrà al cinema. Accettano. Così comincia la loro avventura con la Chiesa.

Dopo la Messa, si lasciano coinvolgere in un “ritiro per giovani” e da lì inizia un processo di conversione che li porterà a sposarsi in chiesa a luglio, come avevano previsto,  ma con una nuova consapevolezza della presenza di Dio nella loro vita e con uno sguardo di apertura ai fratelli. Complice anche il fatto che, nella casa comunità di Villaregia di Pordenone che frequentano, si formano i futuri missionari consacrati, la nuova coppia di sposi si lascia coinvolgere e si apre anche alla possibilità di partire. La possibilità concreta dopo aver lasciato i rispettivi lavori, (Deborah era coordinatrice in una Residenza per anziani e Roberto era manutentore per una ditta che prestava servizi antincendio) si apre nel 2008 e la destinazione è Lima, Perù.

“La Comunità – come racconta Deborah – è arrivata a Mariano Melgar nel 1986, e le è stata affidata la Parrocchia “La Trinidad” un vasto territorio con 120.000 abitanti, suddiviso in 8 cappelle. Ha cercato fin da subito di camminare con questo popolo crescendo insieme nella fede e cercando di rispondere ad alcuni bisogni essenziali. Quando siamo arrivati abbiamo avuto bisogno di un tempo per inserirci, cercare di comprendere la vita e la cultura del popolo che ci stava ospitando, e dopo alcuni mesi ci siamo inseriti in alcuni servizi attivi.

Io aiutavo nel coordinamento del Centro Medico mettendo a servizio l’esperienza fatta in Italia, e Roberto è stato impiegato nella manutenzione delle varie strutture e poi ha seguito il progetto di implementazione del centro professionale con la costruzione di un panificio. A poco a poco ci siamo inseriti anche nella pastorale, accompagnando le coppie del gruppo missionario, la pastorale familiare della parrocchia e il corso di preparazione al matrimonio. È stata un’esperienza anche faticosa e intensa ma molto arricchente sotto tanti punti di vista soprattutto relazionali, con la gente del posto abbiamo sofferto e gioito insieme diventando parte di una storia comune”.

Crescendo la missione, è cresciuta anche la loro vita di coppia e poiché non potevano avere figli si sono interrogati in un percorso di discernimento se potessero mettersi a servizio anche come genitori adottivi. E così sono arrivati in dono con la missione anche due fratellini peruviani, in adozione, di 3 e 5 anni. Nell’aprile del 2018 la nuova famiglia torna in Italia con due figli e tanto timore di ricominciare in un paese che non riconosceva seppur fosse quello di origine. Roberto è riuscito a trovare subito lavoro, Deborah ha aspettato un po’ occupandosi di più dell’inserimento dei bambini e poi ha ripreso a lavorare come assistente in una residenza per anziani.

“La missione sicuramente ci ha cambiati ci ha allargato cuore e sguardo. Ci ha insegnato a essere più attenti al bisogno dell’altro ad avere una comprensione diversa verso le persone che incontriamo e che provengono da altri posti perché tante cose che per noi sono scontate per loro non lo sono e bisogna essere aperti e cercare di conoscere lasciando da parte la critica o il giudizio gratuito. Abbiamo sperimentato che costruire amicizia e costruire relazioni profonde anche tra diverse nazionalità non solo è possibile ma è anche arricchente, permette di vedere la stessa cosa da prospettive diverse ed è quello che speriamo di poter trasmettere qui in Italia”.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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