“La gente ama pensare che a Wujek piacerebbe vedere tutti sposati. Ma io penso che sia una falsa immagine. L’amore autentico ci conduce fuori da noi stessi ad affermare gli altri: a dedicarsi alla causa dell’uomo, al popolo e, soprattutto, a Dio. Il matrimonio ha senso se dà l’opportunità di un amore del genere, se evoca la capacità e la necessità di amarsi così, se tira fuori dal guscio dell’individualismo (di vario genere) e dell’egocentrismo. Non basta semplicemente voler accettare un simile amore. Bisogna sapere come darlo, e spesso esso non è pronto ad essere ricevuto. Molte volte è necessario aiutarlo a formarsi”. È don Karol Wojtyla che scrive a Teresa, una giovane del suo gruppo Paczka (il branco) mentre lui era Wujek (lo zio).
Nel frammento di questa lettera intravediamo tutto il desiderio di accompagnare i giovani nel cammino della vita affettiva. Egli riteneva si dovesse insegnare loro l’amore. “L’amore non è cosa che si impari” diceva “e tuttavia non c’è cosa che sia così necessario imparare”. A questo insegnamento don Karol dedicò gran parte delle sue energie di giovane sacerdote e lo faceva con un linguaggio e una creatività pastorale inedita. Richiamava certamente e continuamente gli insegnamenti della Chiesa senza paura di apparire troppo esigente ma desiderava anche depurarli da tutto il moralismo.
Per i suoi giovani si inventò l’apostolato dell’escursione. Li portava in montagna, per dei campeggi, a sciare oppure d’estate andavano sui laghi in canoa. Duranti questi momenti, attorno ad un fuoco o dopo una Messa celebrata all’aperto, si proseguiva la riflessione su Dio, sul Vangelo, sui problemi concreti che essi incontravano nella loro vita quotidiana. I giovani scoprirono nella fede un punto di riferimento essenziale, don Karol comprese l’importanza della giovinezza per la formazione umana e la costruzione di un serio progetto di vita. Furono proprio quei giovani con le loro domande, i loro dubbi e soprattutto le loro esperienze a indicargli la via per la comprensione dell’uomo e per quell’atteggiamento pastorale missionario che fu alla base del suo pontificato.
Abbiamo bisogno di chi si carica della responsabilità di essere guida per il tempo della giovinezza. Scriverà di quel tempo ancora don Karol che il desiderio di affermazione, proprio dei giovani, non andava inteso come legittimazione di tutto: “Sono disposti anche ad essere ripresi, vogliono che si dica loro sì o no”. Senza paura. Bisogna formare i condottieri dell’amore.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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