29 Maggio 2024

Basta all’educazione pornografica!

Il suo corpo ero avvolto in una busta di plastica e infilato in uno zainetto abbandonato tra gli scogli del lungomare di Villa San Giovanni in Calabria. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato alla placenta. Era una bambina, forse nata prematura, abbandonata al suo destino. Non si sa ancora se sia morta in seguito al parto, all’abbandono o al soffocamento della busta di plastica. L’autopsia rivelerà la verità. L’unica certezza per ora è che anche la madre è una bambina. Ha 13 anni e frequentava l’ultimo anno della scuola media. La ragazza è stata individuata nell’abitazione dei genitori. Era sul letto in preda a forti dolori, è stata portata in ospedale e ricoverata perché affetta da setticemia in conseguenza del parto.

È una storia drammatica che ci lascia attoniti. Eppure, l’indignazione non basta. E se davvero vogliamo interrogarci sul perché accadono certe cose, al netto del degrado sociale e della solitudine in cui versano tanti nuclei familiari, bisogna porsi qualche domanda seria sulla tanta libertà sessuale sbandierata che sta rovinando le nuove generazioni. Dobbiamo dire no a questa educazione pornografica. Cosa voglio dire? Derubricare il fatto gravissimo di Villa San Giovanni solo ad un evento legato ad un ambiente di degrado sociale è sbagliato. Tanti altri fatti di cronaca sollevano il velo sulla totale assenza di educazione all’affettività degli adolescenti: stupri di gruppo, uso della pornografia, esperienze sessuali precoci.

Ma come si arriva a tutto questo? Non ho figlie femmine e dunque chiedo scusa se le mie parole non affondano in un’esperienza concreta ma ciò che vedo mi lascia spesso basita. Madri che pretendono dalle loro figlie di quattro anni che al mare indossino costumi perizoma identici ai loro. Bambine di nove anni con i tacchi e il rossetto. A undici vanno già dal parrucchiere tutte le settimane con le madri e si rifanno le unghie con il gel. Insomma la bellezza fisica al centro, la cura di sé che sconfina nell’idolatria, l’apparenza prima di ogni altra virtù. Di qui il passo è breve verso esperienze sessuali precoci. Se la mia educazione di genitore si fonda tutto sull’apparenza e l’emotività perché un figlio dovrebbe dare poi importanza ad altro?

Due anni fa sono stata ad un liceo scientifico a parlare di vita nascente e per il solo fatto di aver fatto vedere agli studenti una fotografia di un bambino nel grembo materno a nove settimane di gestazione, sono stata ipso facto accusata di ledere la sensibilità e la libertà delle ragazze. Queste bambine cresciute in fretta mi fanno una grandissima tenerezza. Alla fine della rivolta una ragazza si è avvicinata e mi ha fatto vedere nella tasca davanti alla sua borsa i preservativi che la mamma le aveva messo: “Ogni mattina controlla se ci sono, non mi domanda mai se li uso o meno – mi ha detto –  a lei interessa che faccia di tutto per non restare incinta”. Ecco a cosa ci siamo ridotti con la nostra assenza.

Cerchiamo il capro espiatorio di turno e dimentichiamo di accompagnare i nostri figli ad avere uno sguardo sano su se stessi e il proprio corpo. Assuefatte anche noi madri da una cultura che ci vuole libere da tutto ma proprio per questo schiave del piacere ad ogni costo, non insegniamo alle nostre figlie che quando cominciamo a obbedire all’emotività, alle sensazioni, agli ormoni basta un attimo per perdersi.

Siamo stanche lo so. Il lavoro, la famiglia, quel marito non proprio ideale, la casa, ci sfiancano e dovremmo anche preoccuparci di sederci a parlare con le nostre figlie che attraversano la tempesta dell’adolescenza? Sì, dobbiamo farlo perché, se non lo facciamo noi altri si siederanno su quella sedia al posto nostro, amiche di turno, film, canzoni, web, e detteranno le loro leggi e diranno parole che noi non abbiamo avuto il tempo o il coraggio di dire loro e di mettere nella bisaccia della loro vita. Altro che preservativi!



Il Caffè sospeso...
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Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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