Dall’alto della sua saggezza mia nonna diceva spesso borbottando tra sé quando qualcuno a suo avviso non la comprendeva: “Chi si fa i fatti suoi campa 100 anni”. Sapevo che la polemica sarebbe evaporata nel giro di qualche minuto. Poi lei si lanciava di nuovo nelle sue missioni giornaliere di voler aiutare tutti a modo suo. La massima ha un grande fondo di verità. Chi si interessa agli altri, non per giudicare spettegolare, ma solo per far emergere il bene, tutelare i più deboli ed evitare il dilagare per quanto possibile del male, vede la sua salute fisica e psicologica minata dalla preoccupazione, dalla fatica, dal desiderio spesso inerme di poter fare qualcosa per quella persona.
Ma come si può vivere con la scusa che bisogna rispettare, fare silenzio, non agire quando vedi qualcuno soffrire o in palese difficoltà? Alle sue suore Madre Teresa di Calcutta diceva: «Tutta la desolazione dei poveri, non solo la loro povertà materiale, ma anche la loro profonda miseria spirituale, devono essere redente e vanno condivise». L’etimologia del verbo condividere ci dice che la parola è composta da con e dividere, a sua volta dal latino: dis separazione e videre vedere. Non si può aiutare senza separarsi, dividersi dalle proprie comodità per andare incontro all’altro e con lui spartire un po’ della sua ferita anche a costo di perdere qualcosa o qualcuno.
Don Lorenzo Milani ripeteva spesso «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Parole che gli costeranno un processo per apologia di reato, concluso dopo la morte avvenuta a soli 44 anni. Il suo motto “I Care” campeggia su una parete della povera scuola di Barbiana. Come dice lo stesso Don Milani, è il motto della migliore gioventù americana, significa “Mi sta a cuore” ed è l’esatto contrario del motto “Me ne frego”. Don Milani pensava ai suoi studenti più poveri ma noi possiamo applicarlo a tutti quelli che più deboli e indifesi rischiano di essere annegati dal mare dell’indifferenza.
Mi interessano dunque i bambini nel grembo materno che con l’aborto sono eliminati, mi interessano i figli nati attraverso l’utero in affitto, le donne rese schiave dalla tratta, i bambini accompagnati da adulti avidi nel processo di cambiamento di genere. Mi interessa entrare nelle scuole e denunciare l’educazione gender mascherata da educazione sessuale. Mi interessa parlare dei bambini presi in adozione da una coppia omosessuale e poi dopo meno di un anno catapultati in un processo di separazione. Mi interessa dire che i figli dei separati soffrono terribilmente perché per crescere sereni hanno bisogno solo di una mamma e di un padre che si amano.
Tutto questo attira critiche, amici che si cancellano e fuggono dal tuo profilo, altri che ti consigliano di tacere perché altrimenti il dialogo con i grandi si interrompe, e se possibile di ricercare di compromessi in un mondo che cambia. Non si tratta di irretirsi in alcune posizioni. Al contrario. Bisogna imparare a vedere separato se si vuole davvero condividere la storia dell’altro. Spesso il bene è così semplice e palese ma noi siamo così chiusi nelle nostre posizioni da non riconoscerlo. Il silenzio non è rispetto. Il silenzio davanti ad alcune tragedie è omertà e complicità. Zittire è proprio ciò che l’inquilino del piano di sotto suggerisce. È la sua migliore strategia. Il Maestro non ci ha insegnato di certo a farci gli affari nostri. Al contrario, interessarsi degli altri ti distoglie dalle ambizioni, dalla sete di successo, dalla pigrizia e ti lascia certamente più spoglio e più vulnerabile ma proprio per questo più vivo.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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