SAN GIOVANNI PAOLO II

Giovanni Paolo II e i giovani: alcuni aneddoti raccontati da Padre Luca Frontali

Oggi, 27 aprile, ricorre il decimo anniversario della canonizzazione di Karol Wojtyla. Proponiamo, allora, la seconda parte dell’intervista rivolta a Padre Luca Frontali, laureato in scienze della Famiglia proprio presso l’istituto teologico Giovanni Paolo II. Approfondiamo con il suo aiuto il legame tra il pontefice polacco e i giovani.

Padre Luca, tra i giovani e Giovanni Paolo II c’era un feeling naturale. Cosa possiamo dire dell’invenzione delle Giornate Mondiali della Gioventù?

“Vi ho cercato, adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”. In questa frase, che un Giovanni Paolo II ormai vicino alla morte pronunciò con un filo di voce all’udire i canti dei giovani che lo stavano accompagnando tra il 1° e 2 aprile 2005 in piazza San Pietro, si spiega tutto il rapporto instaurato tra il Papa polacco e i milioni di giovani incontrati nel suo pontificato, grazie soprattutto alle GMG. Come del resto furono soprattutto i giovani coloro che attesero in fila ore e ore per dare l’estremo saluto alla sua salma in quei giorni ventosi e freddi di aprile.

Non posso qui non commuovermi, al ricordare vari momenti vissuti da ragazzo, in presenza o dinanzi alla TV. Parlo anzitutto per me e dico che Giovanni Paolo II mi trasmetteva pace e autenticità con il suo fare accogliente, sicuro e carismatico.

Certamente, per prima cosa l’origine delle giornate mondiali va collocata proprio 40 anni fa, il 15 aprile 1984 in occasione del raduno a Roma nel contesto dell’Anno della Redenzione (1983-1984). Accolsero la chiamata del Papa trecentomila giovani provenienti da più parti del mondo, ospitati da circa seimila famiglie romane.

Perché si decise di farle a Pasqua e non da subito nelle estati, come poi accadde in seguito?

La risposta ce la dà un salmo cantato proprio la Domenica delle Palme: “Púeri Hebræórum, portantes ramos olivárum, obviavérunt Dómino, clamántes, et dicéntes: Hosánna in excélsis”. Cioè, “I fanciulli ebrei, recando rami di ulivo, andàrono incontro al Signore, acclamando e dicendo: Osànna nell’alto dei cieli”. Un elemento liturgico che chiaramente Giovanni Paolo II aveva vissuto in prima persona e conosceva bene. Per cui chi furono i primi ad accogliere Gesù a Gerusalemme se non i giovani? Così Giovanni Paolo II, coadiuvato dal Beato Card. Eduardo Pironio, all’epoca presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, volle dare uno spazio ai giovani, anche su loro espressa richiesta. È proprio il Papa ad ammetterlo:

“Le Giornate, infatti, accogliendo un’iniziativa partita dai giovani stessi, sono nate dal desiderio di offrire loro significativi «momenti di sosta» nel costante pellegrinaggio della fede, che si alimenta anche mediante l’incontro con i coetanei di altri Paesi ed il confronto fra le rispettive esperienze. Finalità principale delle Giornate è di riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù, perché ne diventi costante punto di riferimento e perché sia anche la vera luce di ogni iniziativa e di ogni impegno educativo verso le nuove generazioni. È il «ritornello» di ogni Giornata Mondiale. E tutte insieme, nell’arco di questo decennio, appaiono come un continuo e pressante invito a fondare la vita e la fede sulla roccia che è Cristo” (Lettera al Card. Eduardo Pironio, 8 maggio 1996). 

Leggi anche: Perché Giovanni Paolo II è “il Papa della famiglia”? La parola a Padre Luca Frontali

Qualche aneddoto sul pontefice polacco che possiamo ricordare ai nostri lettori?

Ce ne sono veramente tanti! Uno che mi toccò dal vivo, sebbene purtroppo non fossi lì presente, fu la conversione di un giovane americano, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver nel 1993. Questo ragazzo stava vivendo in un periodo difficile e a causa di esperienze negative si era allontanato dalla fede. Tuttavia, partecipò al grande evento finale presso il Cherry Creek State Park, in un caldo pomeriggio di agosto. Per chi c’era allora, sa che quella quarta giornata mondiale fu preceduta da molti dubbi: che frutti avrebbe potuto dare in un paese profondamente consumista e non così cattolico come quelli che ospitarono gli incontri precedenti (Polonia, Spagna, Italia)?

Il Papa comunque volle andare negli States e soprattutto incontrare i giovani, a lui tanto cari, in quel grande parco, mentre un imponente copertura mediatica seguiva l’evento. Nel pomeriggio il parco iniziò a riempirsi e quello che veniva preannunciato come flop stava risultando invece un netto successo. Giovanni Paolo II arrivò in elicottero quando stava iniziando ad abbassarsi il sole. Il pilota fece vari giri sulla grande area per far vedere al Pontefice la gran quantità di persone che lo stavano aspettando e ovviamente c’era un cameraman dinanzi a lui per riprendere la scena. Il Papa stringeva tra le mani, come era solito, la corona del Rosario e dinanzi a quel panorama si commosse profondamente. Di sotto, sui grandi schermi, tutti vedevano quelle lacrime e fu così che quel giovane, che non era la prima volta che partecipava ad eventi massicci, fu profondamente scosso e in cuor suo pensò: “the Beatles never cried for me, “i Beatles non hanno mai pianto per me”.

E la grazia entrò così in azione.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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