VITA MATRIMONIALE

L’istruttore di nuoto “ci prova”? Ottima occasione per ribadire fedeltà al proprio marito

anelli

Lei è Clarissa, 32 anni, madre di famiglia. Ci racconta un’esperienza vissuta in piscina, dove l’istruttore di nuoto ha avuto un comportamento poco professionale con lei e ha dimostrato volgarmente il suo interesse. Questo, tuttavia, l’ha portata a riflettere ancora di più su cosa differenzi il rapporto con un marito che ci ama da una possibile storiella qualunque.

Buongiorno, mi chiamo Clarissa, leggo con molto piacere Punto Famiglia e mi chiedevo se poteste avere interesse a pubblicare questo racconto. Qualche giorno fa è successa una cosa che non mi accadeva da tempo. 

Sarà che ho una fede al dito da otto anni, sarà che vesto molto sobriamente, sarà che spesso vado in giro mano nella mano con i miei bambini, sarà che frequento soprattutto luoghi per famiglie, come parchi e feste di compleanno. 

Fatto sta che non mi succedeva da tempo di essere “abbordata”, in modo decisamente esplicito, da un ragazzo che avrà avuto circa la mia età (io ho 32 anni).

È accaduto in piscina. Mi sono iscritta ad un corso di nuoto, perché a seguito delle gravidanze ho avuto qualche piccolo problema alla schiena e il mio medico mi ha consigliato il nuoto. Venerdì scorso ho cominciato un corso di bike e cyclette in acqua.

Non appena mi ha visto arrivare, l’istruttore ha iniziato a fare il piacione. “Sei nuova? Non sarà la prima e ultima volta che vieni, vero?”.

Non ho dato troppo peso alle sue battute, all’inizio: ho pensato che fosse il classico simpaticone – non troppo simpatico – che avvicina praticamente tutte le ragazze che incontra. 

Verso metà lezione, però, durante un esercizio, per sbaglio sono andata un po’ troppo sott’acqua, rimanevano fuori solo il collo e la testa. Al che, lui mi ha invitato a tenere fuori metà busto, per fare correttamente l’esercizio. Poi, però, rivolto ad una signora molto più grande di me che stava al mio fianco, ha aggiunto: “Così me la guardo meglio”.

In effetti, avevo notato che l’occhio cadeva sempre lì, proprio lì dove tutti avete capito. 

Questo episodio mi ha suscitato una serie di riflessioni che vorrei condividere.

Mi è venuto in mente il passo del Vangelo in cui Gesù dice che, se un uomo guarda una donna con malizia, anche se lo fa solo nel suo cuore, ha già commesso adulterio contro di lei

Qualcuno potrebbe pensare: “Mamma mia, questo Gesù! Un po’ esagerato… non sarà umano guardare una bella donna (Magari senza dirglielo, che forse fai una figuraccia)?”.

Eppure, di fronte a quello sguardo su di me, ho proprio percepito quanto vere siano le parole del Signore.

Io non appartengo a quell’istruttore: io ho dato la mia vita, e di conseguenza il mio corpo, ad un altro uomo, al quale ho consegnato le parti più belle e quelle meno belle di me, non certo solo alcune parti del mio fisico. 

Leggi anche: Gli sposi e la Torre di Babele. Parlare la stessa lingua nel matrimonio: quella di Dio (puntofamiglia.net)

Sono stata consacrata ad un altro, a mio marito, che ha deciso di prendere tutto di me, senza escludere nulla, né le alzatacce con i figli neonati, né i miei rimproveri quando sbaglia la spesa; né i giorni no, quelli in cui basta una “A” di troppo che mi parte l’isterismo.

Mio marito ha accettato tutto di me, tutto. Ha accettato le gioie e le fatiche della nostra relazione. E allora sì che io posso sentirmi parte di lui davvero. Il che non significa che gli appartengo come uno oggetto, ma che liberamente gli dono tutto, anche il mio corpo.

Poiché ha accettato di essere un cuor solo e un’anima sola nella vita, possiamo diventare una carne sola, un corpo solo. 

Poiché ha visto la mia bellezza interiore, poiché mi ascolta anche con il mal di testa, poiché non scappa quando c’è da correre al pronto soccorso perché il figlio non smette di vomitare, allora può avere una intimità fisica con me, coerente con la vita che facciamo, ovvero in comunione.

Se con la carne vuoi diventare una cosa sola, ma questo dono di te non avviene nella vita, sei un adultero; cioè, vivi la tua sessualità nell’incoerenza.

Qualcuno potrebbe pensare che la stia facendo troppo lunga. In fondo, era solo una battuta.   

Eppure, quello sguardo inadeguato su di me, durato per tutta la lezione, mi ha fatto pensare che lui non ne aveva il diritto.

Io non tornerò più alla sua lezione, ma il vero dispiacere è per lui: non ha compreso cosa significhi essere un uomo, si è accontentato di essere un maschio.

E intanto penso a mio marito, che due giorni fa è corso in ospedale con me tenendo in braccio per tutta la mattina nostro figlio (che pesa ormai più di venti chili) perché si è fatto male giocando a calcio e si è rotto il dito del piede. 

Una trafila infinita. Pediatra, pronto soccorso, radiologia, sala gessi, sanitaria per prendere le stampelle. Abbiamo detto “sì” anche a questo, il giorno del nostro matrimonio e lui sta mantenendo fede alle sue promesse. Ed è per questo che posso fare l’amore con lui, nella verità. 

Degli sguardi ammiccanti di uno che la sera stessa andrà in discoteca a provarci con altre dieci non me ne faccio proprio nulla.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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