Il Vangelo letto in famiglia
Cristo è risorto per tutti noi
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
IL COMMENTO
di don Gianluca Coppola
Dopo l’intenso e prezioso tempo di Quaresima, giungiamo finalmente al giorno di Pasqua. Fratelli miei, ogni anno ci ritroviamo a festeggiare la Pasqua, ma spesso dimentichiamo che il mistero che celebriamo in questa occasione è il mistero di inclusione degli esseri umani, destinati alla morte, nell’immortalità di Dio. Ancora una volta, anche quest’anno, nonostante le guerre, i disordini, il dolore, nonostante il mondo cerchi costantemente di eliminare la religione a tutti i costi, Gesù risorge, e noi risorgiamo con Lui.
Il termine «resurrezione» viene utilizzato molto spesso, ma il più delle volte impropriamente o comunque in modo tale da minimizzare il suo significato profondo. Quante volte, anche noi lo usiamo quando rivediamo qualcuno dopo tanto tempo, esclamando: “Sei risorto!”. Oppure lo utilizziamo per indicare il cambiamento di vita di una persona, la sua redenzione. Lo scrittore russo Tolstoj ha scritto un bellissimo romanzo, intitolato proprio “Resurrezione”, in cui il protagonista, appunto, è un uomo che ha compiuto azioni deplorevoli, ma si redime e promette di condurre una nuova vita all’insegna della bontà. Talvolta, anche chi esce finalmente da un periodo di depressione, di tristezza profonda, “risorge”. Eppure, la resurrezione che celebriamo questa domenica è qualcosa di molto più grande, di molto più forte, perché la Pasqua è il passaggio dalla nostra mortalità all’eternità di Dio, e ciò accade non per nostro merito, ma soltanto per grazia di Dio.
Certo, Cristo è risorto per tutti noi. Ma la sua resurrezione assume un valore ancora più significativo se la riconosco e accetto come mia resurrezione, se percepisco dentro di me il desiderio di affermare con convinzione che voglio risorgere, voglio cambiare la mia vita, non voglio più vivere come qualcuno destinato a morire. Questo cambiamento radicale può avvenire solo se ci si impegna sulla via del Vangelo. Non vi siete stancati delle vostre tristezze? Io sì, e quando ho incontrato Gesù, quando l’ho incontrato davvero, ho deciso di non voler più vivere nella mediocrità delle mie paure, delle mie tristezze, ho compreso di aver bisogno di un Dio risorto che mi facesse risorgere con Lui. Non è Pasqua perché abbiamo l’occasione di cucinare rustici e dolci, seppur buonissimi, della tradizione; è Pasqua perché scegliamo di risorgere con Cristo. Ed è proprio questo il motivo per cui, a partire da oggi, dobbiamo prendere un serio impegno, altrimenti sarà passata un’altra Pasqua e non sarà cambiato nulla, ancora una volta. Dobbiamo decidere di camminare nella luce di Gesù, che non vuol dire solo fare delle cose per Lui o impegnarsi nelle attività parrocchiali, ma vuol dire scoprire e riconoscere che Dio è il mio personale Salvatore, l’unico che può cambiare la mia vita, che può tirarmi fuori dalle tenebre della mia mediocrità, del mio peccato, del mio vizio, della mia tristezza, della mia depressione, l’unico che può condurmi alla gioia di una vita piena, una vita vera; soltanto così sarà veramente Pasqua.
Vedete, Pasqua significa “passaggio”, passaggio dalla morte alla vita. A volte restiamo scettici dinanzi alla questione della vita eterna, ma questa è la verità su cui si basa tutta la nostra fede: Cristo ha sconfitto la morte. Accettare questa verità significa effettuare concretamente il passaggio da una vita senza Dio, che è solo sopravvivenza, alla vita piena, la vita vera. Dal momento che Cristo ha vinto la morte, allora qualsiasi nostra morte può essere distrutta, può trasformarsi in vita. La Pasqua è la dimostrazione che non siamo condannati all’infelicità, la Pasqua è la dimostrazione che siamo nati per essere felici, siamo stati creati per essere felici, e la felicità non si realizza attraverso la banalità del mio peccato, ma attraverso il sacrificio che ogni giorno faccio per essere fedele al Vangelo, per fare veramente un cammino, per essere saldo nella preghiera e nell’incontro con Gesù, per essere costante nell’amore verso i fratelli. Questa è la vera felicità. Se in questa Pasqua facciamo davvero questa scelta, allora si aprirà per noi una nuova era della nostra vita, l’era dei risorti.
Cristo ha sconfitto la morte, questo è un dato di fatto, che ci crediate o no; anche se molti rinnegano, anche se molti sono incapaci di riconoscerlo, Cristo ha sconfitto la morte, l’ha sconfitta lo stesso. Cristo è risorto, che tu ci creda o no; Cristo ti ama, che tu ci creda o no. L’unica cosa che puoi fare è spalancare il tuo cuore a Cristo, perché solo nel momento in cui lo farai comincerai a vivere, senza arrancare più. Pertanto, il mio augurio, per questa Pasqua, è che possiamo cominciare a credere davvero che Cristo è risorto dai morti, che possiamo riconoscere che la sua resurrezione implica e comprende una nostra personale resurrezione e che, a partire da questa splendida rivelazione, possiamo passare dalla sopravvivenza alla vita vera, vivendo finalmente da risorti.
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