SPIRITUALITÀ CONIUGALE
“L’ecologia dell’amore”: intervista sul libro di Antonio e Luisa De Rosa (prima parte)
Abbiamo intervistato Antonio e Luisa De Rosa, responsabili del blog “Matrimonio Cristiano” e autori del libro “L’ecologia dell’amore. Intimità e spiritualità di coppia”. Tra i temi che trattano: intimità nel matrimonio, pornografia, castità, unione sessuale ed amplesso come momenti di grazia. Oggi, la prima parte delle riflessioni che hanno condiviso con noi.
Nella prefazione del vostro libro, scritta da Costanza Miriano, la nota scrittrice afferma: “Non è possibile che Dio non c’entri con il sesso”. Antonio e Luisa, voi quando avete realizzato che l’atto sessuale non solo è stato creato da Dio per il bene degli sposi, ma è persino il centro del sacramento del matrimonio e rende presente il Signore?
Non l’abbiamo realizzato da soli. Non ci saremmo mai arrivati. Dobbiamo ringraziare un padre cappuccino che ci ha amorevolmente – e quando serviva anche severamente – guidati. Ci siamo fidanzati e Luisa sentiva che, nonostante ci reputassimo cristiani e lei fosse anche catechista, quanto sapevamo sull’amore non era sufficiente e spesso anche sbagliato. Mi spiace fare una critica alle nostre parrocchie, ma spesso – esistono naturalmente eccezioni lodevoli – non passa la bellezza della proposta cristiana sull’amore e ancor meno la bellezza della dimensione sessuale all’interno del sacramento del matrimonio. Esiste sicuramente un’impreparazione di tanti sacerdoti su questo aspetto e viene semplicemente ignorata. Invece padre Raimondo ci ha aperto lo scrigno del tesoro. Ci ha fatto intravedere una bellezza e una pienezza che ci hanno profondamente affascinato. Ci ha guidato verso la castità nel fidanzamento prima e nel matrimonio dopo (castità nel matrimonio non è astinenza dai rapporti) senza minacce di castighi eterni o moralismi, ma semplicemente mostrandoci la bellezza alla quale eravamo chiamati. E dopo ventuno anni di matrimonio possiamo dire che aveva ragione.
Voi parlate di “disinquinamento della sessualità” e di “ecologia” nella vita intima. Come potreste riassumere questi concetti per i nostri lettori?
Ecologia è una parola che è entrata prepotentemente nella nostra vita. Anche giustamente. È bene prendersi cura della casa comune e del Creato. C’è però una incongruenza che a nostro avviso è sempre più evidente. Nella società e nei giovani in modo particolare si sta formando una coscienza ecologica sempre più consapevole e attiva. Ciò però non si rispecchia nella cura del proprio corpo, dell’identità, delle relazioni e della sessualità. Sembra quasi che noi umani non abbiamo una natura e delle leggi che ci regolano. Semplicemente possiamo essere ciò che vogliamo come vogliamo e fare ciò che vogliamo senza aver nessun tipo di conseguenza. L’importante è essere consenzienti e poi va bene tutto. È un’illusione, non è così. E nel libro ne rendiamo conto. Poi ci si sorprende che nella società della libertà sessuale esistano tante sofferenze proprio nelle relazioni. Non siamo mai stati tanto liberi di relazionarci come e con chi vogliamo e allo stesso tempo anche tanto soli e “disperati” come oggi. Tornando in modo più specifico alla tua domanda, è importante conoscere come siamo fatti per vivere una sessualità che sia davvero bella. Un esempio su tutti per farci capire. È un pregiudizio comune – quasi una verità assoluta – che più il pene dell’uomo è grande, più dà piacere alla donna. Rocco Siffredi docet. Sono tutte menzogne. Basta analizzare l’apparato femminile. La donna ha una vagina profonda 7-8 cm (arriva a 10-11 nel momento di eccitazione). L’uomo italiano ha un pene che in erezione supera in media i 15 cm. Traete voi le conclusioni. Se vogliamo che durante il rapporto la donna provi piacere l’uomo deve stare attento a non entrare troppo. Altrimenti la donna non proverà nessun piacere ma anzi si irrigidirà e spesso proverà anche dolore. Capite la menzogna che porta un’idea inquinata? Questa è mancanza di ecologia. Non è proprio senza conseguenze.
Leggi anche: Don Alberto Ravagnani: “La sessualità è la fonte di sofferenza più grande per i ragazzi” (puntofamiglia.net)
Nel libro spiegate i 5 pilastri del matrimonio. Perché non può mancare nessuno di essi per una vita sponsale piena e felice?
I cinque pilastri (unicità, fedeltà, indissolubilità, fecondità, socialità) sono tutte caratteristiche che riportano a una sola parola: totalità. Noi desideriamo vivere un amore che si totale, che riguardi tutta la nostra persona fatta di anima, corpo, mente, cuore. Per sentirci davvero amati abbiamo nostalgia di un amore così. Prendiamo l’indissolubilità. Impegnarsi per tutta la vita sembra una richiesta fuori dal tempo che la Chiesa ci vuole imporre per chissà quale motivazione bigotta. In realtà la Chiesa ci è madre e ci chiede di impegnarci per tutta la vita perché solo così potremo amare l’altro “per chi è” e non “per quello che fa o ci dà”. L’amore condizionato non è amore. I nostri figli se si sentono amati da noi genitori solo quando vanno bene a scuola o si comportano bene, sentono nel loro profondo di non essere amati davvero. Non è così? La stessa cosa vale per noi sposi. Se io, Antonio, penso che mia moglie stia con me solo perché io la rendo felice e la faccio stare bene (in altre parole, perché le servo) non mi sento amato, mi sento funzionale ai suoi bisogni. Il centro del suo amore non sono io ma i suoi bisogni. Invece nel matrimonio mi sono sentito amato da Luisa proprio quando non meritavo di essere amato. Nel libro cerchiamo di far emergere questa nostalgia proponendo dei link a dei video dove ragazzi o personaggi del nostro tempo mettono in evidenza questa verità magari anche inconsapevolmente. La domanda decisiva da porsi non è se è giusto promettere di amare per tutta la vita, ma piuttosto: “Ti sentiresti amato o amata se l’altro promettesse di stare con te fino a quando lo farai stare bene o non troverà di meglio?”
La pornografia ci insegna delle bugie: questo è concetto ricorrente nel libro. Potreste offrirci qualche spunto sul tema?
Sulla pornografia ci sarebbe da parlare per ore. Anche io, Antonio, ci sono stato dentro e tutt’ora ne porto le ferite. Ormai è sdoganata e si crede comunemente che non faccia male. Può essere dannosa solo quando raggiunge livelli patologici di dipendenza. La pornografia fa sempre male. Nel libro c’è la possibilità di ascoltare la testimonianza di Luca Marelli presidente di Cuori Puri e di un medico sessuologo che si occupa di curare le ferite relazionali e personali che ci si infligge con la pornografia. Voglio ora limitarmi a evidenziare un solo aspetto che non sembra neanche tanto grave. Invece è dannosissimo in un matrimonio. La pornografia cambia lo sguardo. Chi usa pornografia con il tempo non è più capace di guardare la moglie – mi rivolgo ai mariti perché è più frequente ma riguarda entrambi – con uno sguardo integrale. Riduce il suo sguardo al corpo della moglie o addirittura a parte di esso (seno, sedere, genitali). Vede nella moglie non una meravigliosa creatura a cui donarsi e da accogliere, ma una cosa da usare. Un pezzo di carne sul quale fare esperienza di tutte le fantasie che si sono generate nella sua testa. Poi ci si sorprende se la moglie non prova più desiderio verso il marito. A nessuna piace essere usata. E una donna lo capisce benissimo quando viene usata e quando invece viene amata.
Nel libro siete molto diretti ed espliciti, soprattutto quando parlate di come vivere “ecologicamente” un rapporto sessuale. Non avete timore a parlare di preliminari come tempo necessario per entrare in comunione, di attesa dell’uomo verso la donna, di amplesso come culmine della nuzialità. Perché, secondo voi, è importante che nella Chiesa si parli senza imbarazzo di sessualità?
Noi siamo cristiani e crediamo in un Dio che si è fatto uomo, si è fatto corpo. Il corpo non può essere qualcosa di trascurato. Dio ci ha creato maschio e femmina, sessuati, con un pene e una vagina, perché nell’incontro di queste due alterità complementari si potesse fare esperienza di Lui. Per questo l’incontro tra l’uomo e la donna diventa poi generativo. Perché racconta di come è fatto Dio. Dio trinità che si rispecchia in un uomo e una donna che diventano una carne sola. E qual è il gesto concreto che rende uomo e donna una carne sola? L’amplesso fisico. Nella nostra Chiesa esiste una pastorale familiare, ma molto spesso si limita alla mente e allo spirito. Non si fa spesso una pastorale familiare integrale. Si parla di relazione, di preghiera, di perdono ma poi si ignora tutto ciò che riguarda il corpo lasciando il fedele a ciò che insegna il mondo. Lasciando la pecorella in pasto al lupo. Invece è importante raccontare come siamo fatti, come si fa l’amore, il significato della castità. È importante parlare di piacere, orgasmo, preliminari perché lì ci giochiamo tanto del matrimonio. Credo sia ipocrita dare una facciata di santità nell’impegno in parrocchia e poi non essere capaci di fare l’amore con la moglie o con il marito. La casa si costruisce dalle fondamenta del corpo e non dal tetto dello spirito. Si arriva al tetto se abbiamo una relazione umana e anche sessuale fondata sulla verità e sul bene reciproco.
Segnaliamo un evento organizzato da Intercomunione delle Famiglie (di cui Antonio e Luisa fanno parte) per le coppie e per le famiglie che si terrà dal 24 al 26 maggio 2024, a Roma, presso la Casa per Ferie Rogate. Per info e prenotazioni scrivere a: comesigillosulcuore@gmail.com.
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