EDUCAZIONE DEI GIOVANI

Genitori, siate più autorevoli sull’uso del cellulare!

smartphone e scuola

Dopo un incontro con dei cresimandi mi sono detta che bisogna fare di più per i nostri ragazzi. Un’urgenza? Aiutarli a disintossicarsi dai cellulari. Cari genitori, non abbiate paura di essere troppo severi, imponendo regole o togliendo lo smartphone quando queste non vengono rispettate. Non abbiate paura di una porta sbattuta, è peggio una mente spenta.

Martedì scorso, 12 marzo, sono stata chiamata a parlare con un gruppo di ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima sul tema della purezza e dell’affettività. Il parroco, che segue personalmente la formazione in vista del sacramento, mi aveva detto di essere impegnato quel pomeriggio e che mi avrebbe lasciata con loro da sola.

Normalmente, poiché si tratta di una classe di terza media molto vivace, il don li incontra in due turni per il catechismo. Per evitare di farmi venire due volte, eccezionalmente, aveva deciso di riunirli (erano una ventina in tutto), sperando che con una estranea avrebbero avuto un atteggiamento più rispettoso. 

Purtroppo, i giovani – all’incirca quattordicenni – hanno rivelato subito la loro immaturità: lanciandosi oggetti, prendendosi in giro, ridendo senza curarsi dell’adulta che avevano di fronte, parlando uno sopra all’altro, accendendo la tv del salone per ben tre volte (prima del sequestro del telecomando), non ascoltando, non esprimendo opinioni (salvo rare, preziose, eccezioni) e soprattutto non riuscendo a rispettare per più di due minuti (!) l’indicazione di tenere via i cellulari.

Sarebbe ingiusto dire che tutti si sono comportati in questo modo, ma buona parte sì. E ho trovato particolarmente allarmante l’incapacità della maggior parte di loro di esprimere un pensiero di senso compiuto e di concentrarsi su una conversazione per più di 15 secondi.

Uscita dall’incontro molto scoraggiata, ho parlato al telefono con il don, raccontandogli ciò che avevo vissuto e lui mi ha confermato che questi ragazzi sono completamente dipendenti dal cellulare: non riescono a stare senza. Ciò, ovviamente, danneggia la loro attenzione e la creatività. Ed è una problematica che lamentano anche i professori. “Sono troppo menefreghisti”, dicono.

La verità è che sono “appagati”, sazi con qualcosa che non dovrebbe saziarli. 

Trascorrere ore e ore a guardare video di Tik Tok è come riempire la pancia di segatura, quando si potrebbe avere del buon cibo. 

Il don ha fatto presente ai genitori, durante una riunione, questa emergenza: ha spiegato loro l’importanza di aiutare i figli a disintossicarsi dal cellulare, li ha invitati ad organizzarsi, a mettersi d’accordo per trovare una strategia condivisa. Li ha caldamente invitati ad evitare anche che portassero il telefono con sé al catechismo, ma i genitori si sono dimostrati sia poco ricettivi che poco collaborativi. “È l’età”, lo hanno liquidato.

Leggi anche: Galimberti intervista Alessandro D’Avenia: “I giovani cercano ancora Dio” – Punto Famiglia

Eh, no, non è l’età per trascorrere davanti ad uno schermo sedici ore al giorno. È l’età per iniziare a pensare, per cominciare ad affacciarsi sul mondo.

Non è l’età per ridere di chiunque abbiano davanti (perché sui social vedono solo video irriverenti o demenziali), è l’età per interrogarsi sul futuro e per ascoltare chi vuole aiutarli a diventare grandi.

Cari genitori, non abbiate paura di essere troppo severi, imponendo regole o togliendo il cellulare se queste non vengono rispettate. Non abbiate paura di una porta sbattuta, perché è molto peggio vedere i loro cuori assopiti e le menti spente.

Non abbiate paura di far spegnere i telefoni ai vostri figli e parlare di temi importanti, di ciò che accade nel mondo, di amore e sessualità, di politica, di cinema, di problemi, sogni, obiettivi: non sono più bambini, ma se li trattate come tali resteranno tali.

Non abbiate paura di chiedere loro come stanno, di mostrare interesse per ciò che sentono e pensano, ma al tempo stesso sappiate dire dei no quando servono: non c’è cosa peggiore che affacciarsi alla vita pensando che tutto sia dovuto e incapaci di empatia verso gli altri.

Nonostante la fatica che ho dovuto fare in quell’ora per provare a lasciare qualcosa di buono, devo essere onesta: ho potuto comunque vedere l’agire dello Spirito Santo. C’è stato un quarto d’ora di vera pace, ovvero quando ho raccontato la storia di suor Claire Crockett (un’attrice che viveva nei vizi mondani ma ha lasciato tutto per Cristo, recuperando la purezza perduta). L’aula si è riempita di uno strano silenzio, direi surreale (a conferma che le storie hanno il potere di attrarre più di qualsiasi altro discorso, anche dei ragazzi difficili). 

Erano letteralmente rapiti dalla vicenda di questa donna, che viveva nell’inganno dell’egoismo, prima di conoscere Gesù. 

Se finito il racconto, molti sono tornati alle loro risate e alle loro battute fuori luogo, qualcuno è timidamente intervenuto per dire ciò che lo aveva colpito, qualcun’altro voleva saperne di più e una ragazza ha accettato di portare a casa il mio libro (“Diario della Felicità 4”, dove è raccontata la vicenda di suor Claire con quella di altri tre giovani). 

Ringrazio il Signore per avermi ispirato a raccontare proprio di lei, che alla loro età affrontava la vita con la stessa superficialità, ma poi è stata toccata dalla Grazia e tutto è cambiato. Perché per tutti esiste una seconda possibilità.

Questo articolo di denuncia non vuol essere un atto denigratorio per quelle giovani vite, ma una presa di posizione verso un sistema che imbambola e intontisce i nostri ragazzi, succhiando le loro energie migliori e un invito a fare di più per preservare le loro menti e i loro desideri, forse nascosti, ma alti, perché tutti abbiamo dentro l’infinito. 

Io credo nel potenziale di quei ragazzi, altrimenti non starei qui a esternare tutta la mia tristezza. Eppure, nessuno è la somma dei suoi errori, nessuno smette di valere agli occhi del Padre perché immaturo e ingannato. 

Dio possa creare con questi giovani una connessione più potente di quella del cellulare, perché le loro esistenze sono preziose e ognuno di loro ha tanto, tanto da dare al mondo.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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