L’aborto entra nella Costituzione francese: nascituro e padre fuori dal dibattito

Macron

Pablo Tupin-Noriega, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

L’aborto diviene “diritto” garantito per Costituzione in Francia. Lunedì 4 marzo i parlamentari hanno iscritto nella Costituzione una “libertà garantita”: è la prima volta che un Paese democratico compie questo passo. La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza.

A chiedere che l’aborto fosse costituzionalizzato è stato il presidente Emmanuel Macron, per assicurare che non vi sarà più un “ritorno indietro”, quasi a scongiurare ciò che è avvenuto in America con la sentenza che ha abolito la Roe v. Wade.

A destare sorpresa per la riuscita della manovra, il fatto che l’esecutivo in Francia sia guidato dal centrodestra.

Eppure, il 30 gennaio tra i deputati all’Assemblea Nazionale si sono riscontrati 493 voti favorevoli e 30 contrari. Mercoledì scorso, tra i senatori, 267 erano pro e 50 contro: un dato inatteso dall’opposizione definita come “conservatrice” rispetto a Macron. Quest’ultimo, probabilmente in difficoltà sui molti temi e in pensiero per il prossimo scrutinio europeo, ha deciso di puntare tutto sull’aborto, dove sapeva che avrebbe ottenuto consensi.

Non era difficile per lui sperare in un risultato soddisfacente: anno dopo anno, infatti, si è smesso sempre di più in Francia di dibattere sull’aborto, cancellando ogni possibile problema etico ad esso connesso. Nell’opinione pubblica è sempre più difficile parlare delle dolorose ferite che possono vivere le donne a causa di questa scelta irreversibile.

Molte volte, si cerca persino di impedire che qualcuno raggiunga queste donne – prima e dopo la scelta – per dialogare su ciò che vivono: il semplice fatto che si tenti di avvicinarle è visto come un gesto di invadenza, inopportuno e insensibile. La legge si innesta in questa visione ben precisa sul tema dell’aborto: esso riguarda la donna. Lei sola. E sola deve essere lasciata. Coi suoi dubbi, con le sue fatiche, coi suoi eventuali sensi di colpa. Per rispetto, dicono… ma è davvero il bene della donna essere isolata?

Leggi anche: Il Papa: oltre ai conflitti armati, anche aborto e utero in affitto minacciano la pace (puntofamiglia.net)

La Conferenza dei vescovi francesi (Cef) ha dichiarato tristezza per la scelta del governo francese. “Volgendosi verso chi pensa di ricorrere all’aborto, in particolare alle donne in situazione di malessere, la Cef ribadisce che l’aborto, che attenta alla vita fin dal suo inizio, non può essere visto sotto l’unica angolazione del diritto delle donne”.

La Cef deplora anche che “il dibattito intrapreso non abbia evocato i dispositivi di aiuto a chi vorrebbe tenere il bambino”.

A preoccupare è non solo che siano ignorati i diritti del nascituro, ma anche che sia stata completamente omessa la figura del padre in questo dibattito, in quanto la vita cresce nel corpo della donna ed è lei l’unica ad aver voce in capitolo nella scelta.

L’opera di banalizzazione dell’aborto sta portando, in Francia, conseguenze tragiche già da un po’ di tempo. Cresce, infatti, un indicatore statistico – rilevato da associazioni a difesa della vita – che rivela il rapporto fra gli aborti e il numero di nascite, ovvero 234.300 aborti su 726mila nascite nel 2022, un aborto ogni 3 nascite, questo dato è cresciuto di oltre il 10% rispetto al 2021. Si cerca di annullare ogni differenza morale ed etica tra l’accogliere o il rifiutare la vita: l’unica cosa che conta, l’unico elemento di discrimine, è ciò che vuole la donna.

Mentre inorridiamo, guardano i telegiornali, per le stragi che avvengono nelle guerre di tutto il mondo, dovremmo interrogarci se non siamo ingannati anche noi, in Occidente. Dovremmo chiederci se davvero noi siamo liberi dalla violenza, dalla cultura della morte, dall’idea che il più debole possa essere soppresso dal più forte, o si è semplicemente spostato il campo di battaglia.

Noi di Punto Famiglia, sgomenti, eppure fiduciosi che il cuore umano possa sempre tornare al bene, concludiamo questa riflessione con l’esortazione dei vescovi francesi a interrogare la propria la coscienza: “Come potremmo vedere questa realtà drammatica come il solo esercizio di un diritto per le donne, o ancora come un progresso? Non è forse soprattutto il segno del fallimento di tutta la società nell’educare e accompagnare, nel sostenere a livello sociale, economico e umano quelli che ne hanno bisogno?”.




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