Nel processo di emancipazione femminile, mi accorgo sempre di più che la donna si è in qualche modo virilizzata. Tende, cioè, a mettere da parte una caratteristica, a mio avviso, profondamente importante, quella della tenerezza a favore di un atteggiamento spregiudicato e intransigente. Leggete cosa scrive invece santa Gianna Beretta Molla a Pietro il fidanzato, pochi giorni prima delle nozze:
“Pietro carissimo, tu sai che il mio desiderio è vederti e saperti felice; dimmi come dovrei essere e ciò che dovrei fare per renderti tale. Ho tanta fiducia nel Signore e sono certa che mi aiuterà ad essere la tua degna sposa. Mi piace spesso meditare il brano dell’epistola della messa di Sant’Anna: la donna forte chi la troverà? Il cuore di suo marito può confidare in lei, non gli farà che bene, né mai gli recherà danno, per tutto il tempo della vita. Pietro, potessi essere per te la donna forte del Vangelo! Invece mi pare e mi sento debole. Vuol dire che mi appoggerò al tuo braccio forte mi sento così sicura vicino a te!”.
Queste parole hanno una carica di fede ma anche di amore meravigliosa. Esprimono tenerezza, non intesa in senso emotivo o sdolcinato, ma in un senso profondo, come sentimento forte, con cui ogni persona è chiamata a misurarsi, perché dalla tenerezza dipende la felicità di ognuno. Il contrario della tenerezza è l’asprezza, la durezza, il cuore di pietra, il cuore che non sa amare e non sa farsi amare.
Il cuore di carne è il cuore che accoglie, che ama, che crea relazioni di comunione. La tenerezza è uno spazio in cui ogni persona si sente accolto e amato. La patologia della vita coniugale comincia quando tra i due sposi non c’è più tenerezza. Quando ognuno dei due si sente solo, non si sente amato, si sente addirittura rifiutato dall’altro. La stessa sessualità se non è vissuta nella tenerezza, è vuota, diventa qualcosa di soltanto fisico, di routine, come un corpo senza anima.
Attivare questo sentimento profondo è compito della donna. Non si tratta non di imporlo ma di farlo emergere, di educare i figli, di impegnarci perché l’altra persona si senta amata e accolta. La società tutta può trarne un grande beneficio.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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