Fatima e Azin erano arrivati in Italia da pochi mesi per sfuggire alla miseria del loro Paese, il Marocco, quando si accorsero di attendere una figlia. All’inizio le cose andavano bene, e l’arrivo della piccola Amira aveva dato tanta gioia, ma all’improvviso i primi sintomi del male che avanzava nel corpo di Fatima si fecero sentire.
Un cancro devastante l’aveva colpita. Fatima non riusciva ad occuparsi della bambina piccola così si rivolse al parroco del paese, che subito chiese aiuto alle famiglie della parrocchia. “Ormai io non era più giovanissima” – dice Giulia la madre affidataria – “non cambiavo pannolini da molto tempo, e la notte avevo bisogno di dormire. Furono i nostri figli che ci incoraggiarono, ci spinsero ad offrire la nostra disponibilità come famiglia”.
I primi giorni con la piccola furono i più difficili, ma poi si raggiunse un nuovo equilibrio familiare, e tutti si prendevano cura della bambina. Per Giulia ed Alberto è stata un’esperienza di rinnovamento, non solo personale e di coppia ma soprattutto come famiglia. La presenza di Amira ha fatto comprendere quanto sia importante aprirsi agli altri, non essere chiusi nelle proprie idee, nei propri ritmi e nella propria cultura. Fatima lottava, soprattutto per la sua bambina ma in poco tempo il cancro la consumò e alla sua morte Azin decise che la figlia dovesse crescere in Marocco, e così l’ha affidata ai nonni.
“Oggi – dice Alberto – Amira è una bella ragazza dagli occhi scuri e cappelli neri, vive con i nonni in Marocco, e spesso ci scrive per via e-mail. Quando la nostra vita ha incontrato la sua, era un piccolo batuffolo avvolto in uno scialle rosa. Non potrò mai dimenticare il sorriso della sua mamma mentre ci affidava la sua piccola, disse che il suo nome era Amira e significava principessa”. Una principessa amata. Tutto ciò che un bambino necessità per crescere felice.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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