Camilla ed Enrico si sono conosciuti giovanissimi, a 26 anni entrambi erano già sposi. Era il 1994. Provenivano da due città diverse, due cammini di fede separati ma avevano entrambi le idee chiare sul matrimonio e il desiderio condiviso di formare una famiglia cristiana. L’apertura alla vita è stata immediata e la gioia della notizia del primo figlio non si è fatta attendere. Dalla ecografia strutturale sanno che è un maschietto, lo chiameranno Emanuele.
Alla 35° settimana di gestazione, quando ormai mancavano pochi giorni al parto, per una trombosi della placenta, il bambino muore nel grembo materno. Il dolore è fortissimo ma la fede non li fa vacillare. Si riaprono alla vita ma perdono altri tre bambini per aborti spontanei. Ad un certo punto un’amica psicologa dice loro: “Perché non vi aprite all’adozione?”. Così dopo la procedura per l’idoneità arriva una bambina di due mesi, nata positiva al Citomegalovirus che in molti casi può provocare la sordità oppure danni alla vista. Camilla ed Enrico sono pieni di domande ma anche desiderosi di dare tanto amore alla piccola. Vanno dalla famiglia che aveva in affido la piccola Francesca (nome di fantasia). Una famiglia tutta speciale, con un figlio disabile e altri due figli. L’accoglienza è stata straordinaria. “Ci siamo scambiati qualche parola” ricorda Camilla. “Francesca dormiva nella camera dei bambini. Ci siamo avvicinati e ricordo che lei ha aperto un occhio, ci ha guardati, ha richiuso l’occhio e si è rimessa a dormire”. Camilla ed Enrico accolgono quel gesto come un’accoglienza da parte della bimba. Non possono prenderla subito. Devono aspettare il giorno successivo e così si recano ad un albergo vicino per trascorrere la notte. Sono felici come non mai. Vanno in giro a comprare le cose che servono per la loro piccolina. Il giorno seguente, puntuali sono lì per diventare da quel momento e per sempre i genitori di Francesca. Dopo essere usciti di casa della famiglia affidataria con la bambina, dopo pochi metri, Enrico ferma la macchina e finalmente un pianto liberatorio di gioia infinita li stringe in un abbraccio indimenticabile. La loro unione si dischiude a quel dono meraviglioso. “Da quel momento” dice Camilla “Il nostro cammino di fede è esploso”. Quando l’amore è generativo non passa solo attraverso la carne.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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