Non è scontato ogni anno porre un’attenzione tutta particolare ai tempi forti che la Chiesa ci fa vivere. Anzi, ne abbiamo bisogno. Sono un’opportunità. Dobbiamo imparare a dare colore al tempo, significato ai gesti, sostanza alle scelte. Altrimenti tutto scorre senza lasciare traccia. L’amore al contrario è la mappa della gioia e una mappa è fatta di indizi, di pit stop, di ripartenze e di arrivi. L’Avvento è tempo di attesa ma non è soltanto la preparazione a qualcosa o in questo caso di Qualcuno. È esso stesso tempo di grazia. È bene riconoscerlo. Altrimenti rischiamo di vivere proiettati sempre verso un oltre, dimenticando di vivere il presente.
La famiglia è maestra nel vivere l’attesa. Pensiamo ad una coppia di fidanzati. La promessa di amarsi contiene già in germe la definitività del per sempre. Il fidanzamento è già tempo di grazia, è già imparare a pensare in due, è già fare spazio all’altro, è già rispondere ad una chiamata. Se questa coscienza fosse maggiormente radicata anche a livello pastorale, si impiegherebbero molte più energie per accompagnare il tempo dell’amore senza ridurlo ad un frettoloso corso di preparazione. Lo stesso possiamo dire di una coppia di sposi che attendono un figlio. Non è la nascita che li definisce genitori, l’attesa stessa con la gravidanza contiene già tutta la pienezza del mistero di essere e diventare madre e padre. Siamo dunque invitati a dare al tempo dell’Avvento la sua importanza e unicità.
E poi l’Avvento è faticoso perché l’amore è faticoso. Non è quello che i film e le serie natalizie ci propongono in questo periodo tutta dolcezza e apparenza. Dobbiamo entrare in questa fatica se desideriamo celebrare il Natale del Signore. Quale? Quello di donarsi senza misura, senza trattenere per sé. Lo sanno bene le mamme che danno la vita per i figli senza aspettarsi nulla in cambio, lo sanno bene i papà che si sacrificano per provvedere alle esigenze familiari, lo sanno bene coloro che sono deputati a svolgere un ministero nella Chiesa. Quanto più doni il tuo tempo, le tue energie, i tuoi talenti tanto più riceverai in termini di gioia autentica.
Se in un matrimonio io smetto di cercare il marito o la moglie dei miei sogni, smetto di dare credito alle illusioni e concretamente mi chiedo: “Di cosa ha bisogno mio marito, mia moglie, i miei figli?” – chiaramente non mi riferisco alle cose materiali – la famiglia troverà serenità. Se in una comunità religiosa, il bene dell’altro viene prima dei miei bisogni personali, la comunione donerà a ciascuno il suo pezzetto di Cielo. Fate una lista non dei regali ma di ciò che possiamo donare all’altro: un caffè a letto, una carezza prima di addormentarsi, un abbraccio quando l’altro è stanco, un bigliettino lasciato sulla tazza della colazione… un aspettarsi all’uscita da lavoro per dire: “Andiamo a fare una passeggiata insieme”, uscire presto al mattino per andare a Messa … Cose concrete, cose semplici, che profumano di buono e di quotidianità. Questo è vivere l’Avvento, sui passi del Maestro che “spogliò se stesso assumendo la condizione di servo”.
E infine l’Avvento è spalancare gli occhi sulla storia che ci circonda. Dare un senso, una risposta. Ho a volte l’impressione che la ricerca della serenità che nel periodo natalizio si rincorre è più una fuga che una reale gioia. La pandemia ci ha molto segnati ma ci ha anche resi più sensibili al dolore altrui. La tragedia della guerra, la precarietà economica in cui vessano tante famiglie, le alluvioni non ultima quella che si è verificata sull’isola di Ischia e che ha stravolto la vita di intere famiglie, devono riguardarci. Il dolore va guardato in faccia anche quando apparentemente sembra seppellire la fede. E ci ricorda che mentre siamo in cammino tanti hanno bisogno di noi, del nostro amore, del nostro aiuto e della nostra preghiera.
Nella Lettera alle famiglie che papa Francesco ha consegnato per la festa della Santa Famiglia del 2021, il pontefice ha suggerito agli sposi alcuni atteggiamenti utili che potrebbero aiutarci: “Custodite nel cuore il consiglio che ho dato agli sposi con le tre parole: «permesso, grazie, scusa». E quando sorge un conflitto, «mai finire la giornata senza fare la pace». Non vergognatevi di inginocchiarvi insieme davanti a Gesù nell’Eucaristia per trovare momenti di pace e uno sguardo reciproco fatto di tenerezza e di bontà. O di prendere la mano dell’altro, quando è un po’ arrabbiato, per strappargli un sorriso complice. Magari recitare insieme una breve preghiera, ad alta voce, la sera prima di addormentarsi, con Gesù presente tra voi”. Cose semplici che per noi sposi profumano di buono come il pane appena cotto. Buon Avvento a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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