7 Dicembre 2023

Lettera di una madre al cuore della Madre

Dolcissima Madre Mia,

mi unisco alla schiera di quanti hanno scritto di te per lodare la tua bellezza e invocare la tua materna intercessione. Nel giorno in cui celebriamo la tua immacolata concezione, giorno in cui in modo tutto speciale non neghi ai tuoi figli di mostrarti come alle nozze di Cana, vorrei rivolgere il mio sguardo a te e restare nella tua contemplazione per ringraziarti della tua presenza nella mia vita.

Ero piccola quando ho iniziato a balbettare il tuo nome tra i giardini e le stanze dove Sant’Alfonso, uno dei tuoi più grandi cantori, aveva consumato la sua vita. Tra le sue poesie, i suoi canti imparavo a sentire il tuo profumo, riconoscere i tratti dolcissimi del tuo viso. E quando il cuore sembrava uscirmi dal petto nel maggio del 1982 mentre, come una piccola sposa, avanzavo nel corridoio della Basilica, pronta a ricevere per la prima volta il tuo Gesù, non facevo che ripetere il tuo nome Madre mia. Da allora non c’è Eucaristia senza di te. Mi sembra di non meritare mai tutta quella grazia. E tu come allora mi prendi per mano e mi conduci a Lui ogni giorno.

Crescendo mi hanno insegnato a cercarti nella Scrittura, a comprendere con gli occhi della fede i tuoi silenzi, le tue parole, la tua determinazione, il tuo dolore, il tuo seguire il Figlio tuo come la prima discepola. Quando ho saputo che nel mio grembo si era accesa la luce della vita era il 2 luglio del 1999, un giorno illuminato dalla tua presenza di mediatrice di grazie. In me la gioia era mista alla trepidazione, sono corsa in chiesa a ringraziarti, a chiederti di insegnarmi ad essere madre. In questi anni solo tu conosci le gioie e i dolori, i fallimenti e gli sforzi, le suppliche e le richieste per questo figlio, per quelli volati in cielo e per quelli che mi hai affidato.

Una donna nel momento in cui diventa madre, sa che la sua vita non sarà più la stessa. E tu, Madre, mi hai insegnato cosa significa accogliere il mistero, rendere visibile l’invisibile, fare della propria carne il terreno dove si innesta l’albero della vita, essere pronta a rinunciare a tutto, anche all’amore, pur di fare sempre ciò che a Dio piace. Mi hai chiamata a seguirti senza troppi calcoli su per i monti della carità. E quando sei giunta da Elisabetta e i suoi occhi hanno riconosciuto e le sue labbra ti hanno dichiarata la beata tra tutte le donne, il tuo cuore si è sciolto in un canto di lode. Cantavi di Gesù, del tuo Figlio, non di te. Lui era il tuo canto, tu il pentagramma dove Dio aveva scritto la sua musica più bella. I figli non sono nostri, i figli ci vengono affidati da quello stesso Dio da cui proviene ogni paternità.

È venuto poi il tempo di parlare con Giuseppe. Lo amavi, sì, e avevi paura. Avrebbe capito? Ti avrebbe accolta? Quante donne vivono con il desiderio che il cuore del proprio sposo si apri alla grazia che salva, quante conversioni hai operato Maria per la preghiera umile e supplichevole delle spose! Ti fidavi del tuo Signore. E Lui non ha mancato di rispondere alla tua incondizionata fiducia. Così al tuo sì si aggiungeva quello di Giuseppe ed è cominciato il sogno di Dio, una storia nuova, una storia di Cielo. Per trent’anni quel mistero è stato custodito nel tuo cuore e tra le mura della casa di Nazaret mostrandomi la fatica, la concretezza, la necessità di una fede che diventasse carne nella vita familiare.

Poi è arrivato il tempo della missione, dell’annuncio, dei miracoli, del distacco. I figli ad un certo punto lasciano il tepore della casa per comprendere e fare da soli i passi della loro vita. È accaduto anche per me e ho sentito una profonda lacerazione interiore. Ma ogni giorno aggrappandomi alla piccola statua dell’Immacolata che troneggia nella nostra casa mi sono affidata a te innalzando la preghiera del Rosario per questo figlio alla ricerca della sua felicità supplicandoti perché le giare del suo cuore non siano mai prive del vino buono della fede, dell’amore autentico, della fortezza dello spirito.

Ma il tuo cuore di Madre ha raggiunto le vette più alte dell’amore ai piedi del Calvario. Lì mentre i chiodi trafiggevano le sue mani e i suoi piedi, ogni colpo veniva inferto a te perché nella carne di un figlio c’è la carne della madre e quando un figlio soffre, la madre soffre con lui e per lui. Ma è proprio lì, Madre che mi hai insegnato cosa significa amare. Restare fedele, custodire anche quando l’altro ti presenta l’amaro calice del disprezzo o del rifiuto.

L’ultima immagine di te la ritroviamo nel cenacolo, nel giorno di Pentecoste insieme ai discepoli. Loro avevano abbandonato tuo figlio ma tu eri rimasta. Quanti tradimenti nella nostra vita, quanti rinnegamenti eppure tu Madre non sei andata via, hai continuato a restarci vicina, a restare con noi. Lì quello Spirito che ti aveva avvolta fin dal principio viene riversato sui tuoi figli, su ciascuno di noi. Da quel momento di te non si parla più. Finisce la tua missione sulla terra per cominciare quella nei Cieli insieme a tuo Figlio, diventi la Donna vestita di sole, la tutta Bella, la tutta Santa.

Grazie Maria… un giorno spero di poterti dire faccia a faccia la mia gratitudine e insieme a te contemplare quel Gesù che è tutta la nostra gioia. Amen.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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