Le donne vanno aiutate, le donne vanno difese, le donne vanno protette. Tutte? La risposta non è affatto immediata perché su questo quesito pende come una spada di Damocle un gap spaventoso, un’ipocrisia imperante, una sorta di posticcia miopia che mi fa venire l’orticaria. A quanti in questi giorni giustamente si impegnano, scrivono fiumi di parole, convegni, iniziative nelle scuole vorrei porre questa domanda e mi piacerebbe ricevere una risposta onesta. Tutte le donne sono tutelate in Italia dalla violenza di un altro? No. Le donne che non si vedono non sono protette. E chi sono? Quelle nascoste nel grembo delle loro madri, quelle non volute, quelle che portano “forse” o certamente nella carne i segni della disabilità, quelle che hanno deciso di presentarsi sulla terra nel momento sbagliato. Quelle donne non solo non sono protette, sono eliminate con il consenso della legge e di una società indifferente.
Di queste donne vogliamo parlare? La prima reazione che vedo negli interlocutori, a cui spesso rivolgo questa domanda, è una sostanziale presa di distanza. Qualcuno non risponde, qualche altro fa spallucce, altri girano lo sguardo altrove, altri mi rispondono convinti: “Non puoi mettere le cose sullo stesso piano perché qui si tratta della donna, intesa come la madre, che deve decidere liberamente se accogliere o meno quel figlio”. Coloro che mi hanno risposto così hanno pienamente ragione. Le cose non possono stare sullo stesso piano perché uno dei due soggetti, in questo caso la figlia nel grembo materno, non ha nessuna possibilità di difendersi. Nessuna app della polizia a cui chiamare, nessuna panchina rossa che ricorda la sua esistenza, nessun politico a introdurre questo argomento nel suo programma.
Sono le invisibili, le non viste, le scartate. Se consideriamo il dato degli aborti e delle nascite in Italia forse il fenomeno ci sembrerà più concreto. Nel 2021 in Italia sono nati 400.249 bambini e sono stati abortiti 63.653. Considerando che la percentuale dei neonati di sesso femminile è del 51,2% in Italia, possiamo dire senza ombra di dubbio che 32.590 donne mancano all’appello in Italia. È un numero che dovrebbe farci rabbrividire. Chiaramente rispetto assoluto per tutte le donne vittime di violenza, uccise per mano dei loro partner o dei loro familiari o di impazziti sconosciuti. Sono la prima a schierarmi al loro fianco con tutte le misure necessarie e opportune. Ma non possiamo chiudere gli occhi sulle altre con la scusa che l’aborto è una conquista civile, perché non lo è. È una sconfitta sociale. È la negazione di ogni principio di intelligenza. E se avessimo l’onestà di ammettere che il modo stesso in cui viene attuato è difatti violento e lesivo della dignità di un altro, forse dovremmo ammettere il grande paradosso in cui viviamo.
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