28 Novembre 2023
L’attacco a Pro Vita, quando la libertà invocata va a farsi benedire
Sabato scorso, in occasione della “manifestazione contro la violenza sulle donne”, la sede romana dell’Associazione Pro Vita è stata presa di mira da un assalto coordinato, perpetrato da manifestanti incitati dall’organizzazione transfemminista “Non Una di Meno”. Le immagini riportate nei video sono drammatiche. Con ferocia e urla i manifestanti hanno lanciato contro la polizia bottiglie, pietre, petardi e fumogeni. Dopo aver eliminato le telecamere di sicurezza, si sono scagliati contro le serrande cercando di forzarle e hanno distrutto la vetrata dell’ufficio con una spranga. I cori ripresi nei video sono stati: “Odio eterno per Pro Vita & Famiglia… Bruceremo tutto!”, “I Pro Vita si chiudono col fuoco, ma con i Pro Vita dentro, sennò è troppo poco!”.
Ma non è stata solo una bravata perché la domenica mattina è stata fatta una scoperta terribile: un ordigno esplosivo che poteva generare una tragedia dalle dimensioni incalcolabili. Un atto di intimidazione? L’obiettivo sembra essere quello di silenziare questa associazione che da anni si preoccupa di dare voce alle donne, ai loro figli, alla bellezza del maschile e del femminile, alla famiglia fondata sull’unione di un uomo e una donna. Ma evidentemente qualcuno pensa che le donne vanno difese sì ma non tutte. È ancora la dimostrazione dell’ipocrisia del pensiero di chi scende in piazza per denunciare la violenza sulle donne e poi non ha scrupoli nell’esercitarla in modo efferato e balordo.
I colpevoli speriamo pagheranno per i loro atti ma il clima culturale che circonda chi, come noi, si occupa di famiglia e di vita nascente, di rispetto per la dignità delle donne denunciando l’inganno dell’aborto e dell’eugenetica, è davvero drammatico. E va denunciato apertamente. C’è una vera e propria persecuzione in atto contro chi si permette di toccare l’aborto, l’omosessualità, l’utero in affitto, l’eutanasia. Sono gli stessi che si battono per la libertà di scelta, quelli che rivendicano l’autodeterminazione ma vogliono limitare e sopprimere la libertà di altri.
Non è finita qui. L’attacco è stato commentato da un’attivista femminista e Lgbt che, alle telecamere di Local Team, ha inveito contro gli agenti che avevano difeso i locali di un’associazione che a suo avviso «fa propaganda contro il diritto all’aborto» e si è rammaricata per il fatto che «oggi abbiamo fatto troppo poco contro queste associazioni», indicando le serrande della sede imbrattate con scritte quali “Merde” e “Assassini”. A suo avviso questo tipo di “sanzionamento” contro l’associazione sarà ripetuto altre volte.
Mi dite cosa c’è di civile e di logico in questo? Se non un accanimento diabolico e preciso che mira a distruggere ciecamente tutto ciò che a favore della vita, degli indifesi e dei più fragili? Una società che tollera questo tipo di comportamento è ipocrita e ideologica. Per chi si gira altrove, come molti politici che non hanno denunciato l’accaduto, c’è solo una grande compassione. Per quanti oggi sui giornali e in televisione si sono strappate le vesti dicendo di essere contrari a questi atti di violenza ma restando fermi sul diritto all’aborto, risponderei che l’aborto stesso è un atto di violenza inaudita che non si può tollerare. Non ammetterlo mostra quanto ormai le nostre coscienze siano completamente ottuse e chiuse davanti a realtà concrete e precise. Le tenebre stanno divorando ogni spazio di luce. Ma con Pro Vita e tante altre noi di Punto Famiglia continuiamo la nostra lotta quotidiana.
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