CORRISPONDENZA FAMILIARE

Tutta la famiglia in missione

20 Novembre 2023

Uno sposo, un padre, Vincenzo decide di condividere alcuni giorni di missione in Africa ma vive quell’esperienza portando con sé, nel cuore e nella mente tutta la sua famiglia. Una sposa e una madre, Sabrina, incoraggia il marito e inventa un modo per essere vicino al marito insieme ai figli per quei 20 giorni di missione. Cronaca di una realtà che si chiama famiglia. 

I poveri li avete sempre con voi”, ha detto Gesù. Non voleva certo incentivare quella rassegnazione che facilmente sconfina nell’indifferenza, voleva piuttosto ricordare che in ogni stagione della storia dobbiamo fare i conti con il disagio sociale e la fragilità delle persone. Questa consapevolezza rende più vigilanti per vedere la sofferenza e più pronti a intervenire. Papa Francesco sottolinea che il primo e più grande peccato nei confronti dei poveri è l’omissione, lo descrive così: 

“Non mi riguarda, non è affar mio, è colpa della società”. È girarsi dall’altra parte quando il fratello è nel bisogno, è cambiare canale appena una questione seria ci infastidisce, è anche sdegnarsi di fronte al male senza far nulla” (19 novembre 2017). 

Vincenzo non appartiene a questa categoria. Da anni, assieme alla moglie, vive la spiritualità della Fraternità di Emmaus, che chiede di intrecciare annuncio del Vangelo e testimonianza della carità. Una vita ordinaria, i figli, il lavoro, le inevitabili difficoltà da affrontare, la necessità di far quadrare i conti, gli incontri della comunità ecclesiale… Quando decidi di vivere la fede gli impegni non mancano, anzi crescono strada facendo. Man mano che matura la fede, cresce anche il desiderio di rispondere con più generosità. Ogni volta che ascoltava l’esperienza di altri amici che si erano recati in Burkina Faso, aveva accarezzato l’idea di vivere anche lui un viaggio missionario. E così, quando all’inizio di quest’anno arriva un nuovo e più pressante invito a formare un’équipe di operai, specializzati e non, per l’Africa, non si lascia pregare. Poco prima di partire mi scrive:

Nel ritiro di Avvento (dicembre 2022, ndr) abbiamo vissuto davvero dei momenti di grazia, respirato la gioia di essere cristiani, abbiamo avuto la grazia di comprendere ancora meglio quanto sia essenziale la preghiera e la certezza di poter contare sulla mano provvidenziale del Padre celeste. Ma quello che più mi ha colpito è stata la testimonianza di Francesco, tante volte lo avevo sentito ma questa volta le sue parole sono penetrate nell’intimo come un appello. Questa testimonianza è risuonata in me, nella mia sposa e nel nostro essere NOI coniugale come un annuncio da raccogliere senza lasciarselo sfuggire... È bastato uno sguardo e senza parlare siamo riusciti a dire: "Sì, voglio respirare anch'io l'Africa".

E parte. È stato un viaggio più faticoso del solito e tuttavia Vincenzo torna trasformato, parla con tutti di quella esperienza. A distanza di pochi mesi ha deciso di ritornare, questa volta per un periodo più lungo, in apparenza si tratta di poche settimane ma sono tante per chi ha un lavoro dipendente e deve fare i conti con i pochi giorni di ferie ma… l’amore abbatte gli ostacoli. Ed eccolo di nuovo in Burkina. 

Nella lettera che mi ha inviato, prima di partire, c’è un dettaglio molto bello e nient’affatto scontato. Quell’esperienza coinvolgeva tutta la sua famiglia: 

“Non partirò solo, ed anche se il biglietto aereo è valido solo per un posto, io porterò con me la mia famiglia, anzi, saranno loro che mi porteranno lì! La mia sposa, la quale mi ha sempre accompagnato e sostenuto è stata proprio lei a volere principalmente questo “regalo” per me; lei sapeva benissimo quanto io desiderassi respirare l’Africa e diceva sempre che per i miei quarant’anni (appena compiuti) sarebbe stato bello dare un segno tangibile a questi anni e alla nostra storia… ed eccoci qua! Porterò con me i miei figli, i quali con entusiasmo, gioia, ammirazione ed anche un pizzico d’invidia mi sostengono… dico invidia perché Gaia sarebbe voluta venire fisicamente anche lei. Partirò apparentemente solo, ma nel cuore non c’è limite per portare con me mia moglie ed i miei figli”.

Non sono parole di circostanza, incipriate di quella retorica così spesso diffusa negli ambienti ecclesiali. Quelle parole sono il riflesso fedele di un’intera famiglia che vive l’esperienza della fede. 

Qualche giorno fa mi è arrivata una lettera di Sabrina, la moglie di Vincenzo, che mi ha davvero stupito e commosso. Per dare al viaggio missionario – quello tuttora in corso – un’impronta familiare ha avuto un’idea davvero geniale. Lascio a lei la descrizione. Mi limito a osservare che davvero Dio svela i suoi segreti agli umili. 

La Chiesa invita a “non distogliere lo sguardo dal povero”. Vincenzo e tanti altri amici hanno scelto di fare la loro parte per realizzare spazi in cui i bambini e giovani possono studiare e sperimentare che la Provvidenza non li abbandona. È una piccola cosa sulla mappa della storia ma sono quelle piccole cose che rallegrano il cuore di Dio e rendono più dignitosa la vita umana. 

Don Silvio 

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Caro don Silvio, 

ti scrivo per raccontarti quanto di bello stiamo vivendo in questo periodo della nostra vita familiare. L’anno scorso, quando mi chiedevo quale sarebbe stato il regalo più bello per i 40 anni di mio marito, il Signore mi ha illuminato: partire per l’Africa… Conoscevo il suo forte desiderio, è bastato aprire il cuore, il Signore ha fatto il resto. Così a febbraio 2023 è partito per la prima volta come missionario per il Burkina Faso. Credevo che sarebbe stato l’unico viaggio missionario della sua vita ma, quand’è tornato, ho visto nei suoi occhi qualcosa di diverso, una gioia e… il desiderio di ritornare. 

A metà ottobre arriva la proposta di partire in missione per un altro campo lavoro. Ecco… Il mio cuore non sbagliava… questa volta, però, ho fatto tanta fatica ad accettare il viaggio a causa della durata (tre settimane) un tempo troppo lungo senza il mio sposo, un marito e padre fondamentale in tutte le dinamiche familiari.

Come se non bastasse sono emersi anche non pochi contrasti da parte delle nostre famiglie di origine e anche di altri amici. Mio marito aveva il cuore triste perché il suo desiderio non vedeva luce, i nostri figli Gaia e Angelo, piccoli ma non troppo mi dicevano di stare serena ed era giusto che papà partisse per questa nuova missione.

Mi sono messa in preghiera, ho chiesto al Signore quale fosse la scelta giusta per lui e per la nostra famiglia e Lui mi ha fatto capire che doveva partire. Il mio cuore era passato da accettazione a condivisione. Ho compreso che quel viaggio non era soltanto un suo sogno ma era un appuntamento per tutta la famiglia. Da quel giorno tutto è cambiato, abbiamo deciso di affidarci totalmente al buon Dio, ho cercato di pensare ad un momento di preghiera familiare per accompagnare questa missione. 

Una settimana prima della partenza ho preparato un angolo della casa dove ho messo tutti gli elementi che richiamassero l’Africa e 20 candeline, tante quanti erano i giorni del viaggio. Assieme a Gaia e Angelo ogni sera accendiamo una candela, dal giorno della partenza fino al suo ritorno. Ogni giorno il nostro missionario ci invia una frase significativa del vangelo o della giornata vissuta, che i bambini trascrivono e fissano vicino alla candela. L’accensione della luce è accompagnata dalla preghiera del Rosario, recitiamo una decina di Ave Maria affidando alla Madonna Vincenzo, gli altri missionari dell’équipe, gli amici del Burkina Faso e le opere che la nostra Fraternità sta realizzando in quel Paese. 

Fin dall’inizio i nostri figli hanno potuto condividere l’esperienza missionaria, come se anche loro fossero presenti. Mi hanno detto che questo è il momento più importante della giornata. Sono orgogliosi del loro papà. Non ho come ringraziare il buon Dio perché attraverso questa esperienza missionaria, semplice anche se impegnativa, ci fa scoprire la bellezza della fede che si traduce nella carità operosa. 

Ho detto ai ragazzi che ti avrei scritto per comunicare la nostra esperienza e anche loro hanno voluto raccontarti le loro emozioni…

Caro don Silvio, come mamma ti ha già raccontato il nostro accompagnare papà in questo viaggio lo vogliamo esprimere anche noi. È proprio bello quando ci ritroviamo intorno a Gesù e a quel percorso di candele per recitare la decina del Rosario perché in quel momento è come se papà fosse lì con noi, è commovente quando papà ci manda le foto di bambini dell'asilo che interagiscono o parlano con lui, perché papà è così, riesce ad attirare a sé tutti i bambini con il suo modo di fare scherzoso ma serio quando serve. Infine ci rende fieri, quando la sera papà ci chiama stanchissimo e ci racconta quello che ha fatto perché so che quel giorno ha lasciato il segno nella vita di molte persone.

Con affetto Sabrina, Gaia e Angelo dall’Italia e Vincenzo dal Burkina uniti dallo stesso amore




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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