MATRIMONIO CRISTIANO

“Non ha senso sposarsi in Chiesa”: ecco cosa rispondo a chi mi dice così

Perché scegliere il matrimonio e non solo la convivenza? Perché sposarsi in Chiesa e non solo civilmente? Ci riflettevo qualche giorno fa, leggendo, sotto ad un post sui social, tante critiche verso il matrimonio, in quanto sarebbe un’istituzione inutile e superata…

“Se ci amiamo, che senso ha fare una cerimonia?”, “A che serve sposarsi in Chiesa se non ad indossare un abito che poi non rimetterai più?”, “Preferisco spendere quei soldi in viaggi, piuttosto che mettere su un teatrino. Tanto poi si lasciano tutti…”.

Tanti di questi commenti, lasciati sotto ad un post sui social in cui si parlava di matrimonio, mi hanno davvero rattristato, perché rivelano una grande disillusione verso l’amore. Mi sono domandata: noi cristiani, sappiamo testimoniare la bellezza e l’unicità del matrimonio sacramento? Sappiamo raccontare, con le nostre vite, che l’amore per sempre è possibile?

Chiaramente, se si sceglie di iniziare un cammino arduo come la vita insieme ad un’altra persona senza la Grazia del Matrimonio, non si è compreso che la presenza del Signore porta benedizioni alla coppia e alla famiglia che nasce. 

Persino tanti battezzati oggi si trovano a fare a meno di questo dono, iniziando magari una convivenza senza ricevere prima il sacramento delle nozze.

A noi cristiani che abbiamo messo Gesù al centro seriamente spetta il compito di testimoniare in quali modi concreti Egli ci guida, ci sorregge, ci corregge. 

A noi il compito di testimoniare che si tratta di Qualcuno, di una presenza reale, che può trasformare la nostra misera acqua in vino buono. Chi ci guarda deve vederla questa presenza, deve vederlo quel Dio, che è l’Amore in persona, che si fa carico del nostro piccolo amore.

Chi ci guarda deve vedere l’azione di Dio, che affina il nostro sguardo sull’amato e che ci aiuta a perfezionare giorno dopo giorno la nostra capacità di dono, di servizio.

Chi ci osserva, non deve chiedersi: “Ma come fanno a pensare certe cose?” (Su Dio, sulla Chiesa, sui Sacramenti): deve piuttosto domandarsi come facciamo ad amarci così, quale sia il nostro segreto.

Personalmente, è questo l’effetto che hanno avuto su di me le coppie cristiane che ho conosciuto da giovanissima e che mi hanno ispirata per il mio futuro matrimonio. 

Oltre a testimoniarlo con la nostra stessa vita ovunque, occorre pensare a dei contesti in cui gli sposi siano favoriti nel rendere su tutto questo la loro preziosa testimonianza alla comunità ecclesiale, specialmente ai giovani, spesso “atei” o lontani dai sacramenti più per ignoranza che per scelta. 

Quando mi dicono: “se ti sposi o no fa lo stesso”, io rispondo che no, non è lo stesso.

Non è lo stesso dire: “Ti amo come posso” oppure “Con la grazia del Signore, morto e risorto per noi, voglio amarti come ti ama Dio”.

Non è lo stesso dire: “Staremo insieme finché dura”, oppure “So che durerà, perché la sorgente del nostro amore è eterna e inesauribile”.

Non è lo stesso dire: “Non ti sposo, perché l’amore è un fatto privato, solo nostro” oppure dire: “L’amore che Dio ci ha donato, non è solo per noi: la nostra famiglia diventi una Chiesa domestica, luogo di accoglienza, missionaria nel mondo”.

Non è lo stesso neppure dire: “Non mi va di festeggiare con nessuno, tanto a chi importa davvero se ci amiamo o no?”, oppure dire: “Dobbiamo lodare il Signore insieme ai nostri cari, per ciò che ci ha donato!”.

Non ho mai creduto che l’amore fosse riassumibile nei “due cuori e una capanna”: l’amore, se è vero, si irradia, è fecondo, raggiunge anche gli altri, è un bene per tutta la comunità, sempre… è contagioso, non resta chiuso in un angolo. Per questo credo nel matrimonio: nella sua dimensione sacramentale, ma anche nella sua dimensione sociale. 

Credo nel matrimonio, ovvero nella capacità di due persone di assumersi una responsabilità, ad alta voce, con coraggio, davanti ad una comunità.  

Il matrimonio cristiano permette di ricevere un aiuto concreto dall’alto e di condividere con gli altri la gioia e i frutti dell’amore.

Come è possibile che si stia perdendo qualcosa di così bello e prezioso? 

Cari sposi, dobbiamo raggiungere i giovani, mostrare loro che l’amore esiste e che, se è vero, non è e non sarà mai solo un fatto privato. 

Forse siamo diventati troppo individualisti per renderci conto che ogni singola coppia ha bisogno di una comunità in cui inserirsi e dalla quale essere sostenuta e che ogni comunità ha bisogno di coniugi che si impegnino, costantemente, da sposi e non solo come singoli, per il bene di tutti!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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