IL FIGLIO DI HAMAS

Militante di Hamas convertito al cristianesimo: un missionario gli regalò un Vangelo

In questi giorni più volte ho sentito dire, parlando dei terroristi, che sono “tutti senza speranza” e che per certe bestie non esiste possibilità di conversione. Eppure, Cristo può tutto, è morto e risorto per tutti, vuol raggiungere tutti. Lo testimonia la storia di Mosab, figlio di uno dei fondatori di Hamas. Un missionario, un giorno, gli regalò il Vangelo e lui rimase folgorato dalla figura di Gesù… 

La guerra impazza nel Medioriente dal 7 di ottobre e ha provocato in così poco tempo tanto orrore da far accapponare la pelle. 

Le immagini e le testimonianze che ci arrivano, tanto degli attentati terroristici, quanto della risposta di Israele, commuovono chiunque creda nel valore di ogni vita umana e ci fanno gridare, ancora una volta: “Perché?

Però l’uomo non è solo questo, non può essere solo questo. 

Ammetto che questa mattina, dopo aver letto nuove notizie agghiaccianti, avevo davvero sete di speranza, di recuperare un po’ di fiducia nell’essere umano, così ho digitato sul web: “Storia di un terrorista convertito”, senza sapere cosa avrei trovato. Mi sono detta: “Nessuno è senza speranze: sono certa che Dio abbia operato miracoli anche in mezzo a gente col cuore indurito da certe ideologie”. 

A quel punto, mi è comparso un articolo, in cui si parlava di un film: “Il figlio di Hamas”, uscito nel 2015, ma dalla trama più attuale che mai. 

Da quel che ho appreso, la pellicola racconta la storia vera di Mosab Hassan Yousef e trae ispirazione da un libro biografico col medesimo titolo, tradotto in italiano nel 2011.

Figlio di Sheikh Hassan Yousef, uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica palestinese Hamas, Mosab crebbe convinto che pur di sconfiggere il nemico fosse “giusto istigare dozzine di kamikaze contro Israele”.

L’uomo racconta: “Sono cresciuto credendo nella teoria del complotto, secondo cui gli Stati Uniti d’America e l’Occidente, tra cui Israele, tramano giorno e notte per distruggere l’islam e il mondo musulmano. È così che le organizzazioni terroristiche spingono le persone comuni a combattere a loro nome contro gli Stati Uniti e Israele”.

Tuttavia, questo ragazzo più cresceva, più si accorgeva delle “contraddizioni dell’ideologia in cui era nato”. Di fronte alle “violenze e alle torture [di Hamas] mi accorgevo che c’era qualcosa che non tornava. Così cominciai a studiare la storia e a fare domande”.

Iniziò a mettere in discussione tutto ciò che gli era stato insegnato. 

Sì, la coscienza ci parla: anche quando tutto, intorno, cerca di soffocarne la voce.

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E così, scoprì che suo padre “credeva in una menzogna”. Lo riconobbe non senza dolore, perché amava la sua famiglia: “Ero confuso, soffrivo”.

Dopo un periodo di crisi e di riflessione, decise di passare dall’altra parte: “Nel 1997 cominciai a lavorare per i servizi segreti israeliani”, spiegò, ma dovette riconoscere che ancora il suo cuore non era in pace. 

Il Signore stava mettendo il seme per la sua conversione piena all’amore, a quell’amore che libera e dona luce.

Nel 1999 incontrai un missionario che mi diede la Bibbia, – raccontò – invitandomi a un corso di studi. I cristiani rimanevano sempre degli infedeli, perciò andai solo per sentire quale fosse la loro assurda teoria”. Eppure, proprio in quella occasione, una frase della Bibbia, pronunciata da Gesù, lo colpì nel profondo: “ama i tuoi nemici”.

Una frase che non aveva mai sentito, una prospettiva nuova, inedita, rivoluzionaria: esisteva anche quella possibilità? Perché nessuno glielo aveva mai detto prima? 

In quel momento, la pace scese nel suo cuore: era come se avesse avuto la risposta ad ogni sua domanda. “Fu come un’illuminazione in un momento in cui, abituato a ragionare in questi termini, mi chiedevo chi fossero davvero i miei nemici”.

Rimase affascinato dal Vangelo, dalla figura di Gesù, ma faticava ancora a riconoscerlo come Dio. voleva capire quale fosse la verità, ma non era semplice per lui gettare all’aria tutto ciò in cui aveva creduto. 

Iniziò un periodo di ricerca: “Ho speso sei anni a ristudiare l’islam, poi a studiare il cristianesimo e poi altre religioni (…). Insomma, non è che Dio mi sia apparso in sogno e mi abbia cambiato la vita, può succedere, credo nei miracoli, ma il mio è stato un processo lento”. 

Nel 2005, Mosab si sentì sicuro di abbracciare il cristianesimo: aveva trovato in Cristo quella libertà vera che tanto cercava e si battezzò in segreto a Tel Aviv (rendendo pubblica la sua conversione solo nel 2008).

Egli afferma, oggi, senza paura che è importante “combattere l’ideologia islamista: se incontri i musulmani ti confondi, perché la maggioranza è moderata e non ucciderebbe mai nessuno. Però sono a loro volta vittime. È vero che solo una parte del Corano incita all’uccisione degli infedeli, ma basta poco veleno per contaminare il cibo, come sta accadendo ora”. 

E come si combatte questa ideologia?Oggi Mosab conosce la risposta e non ha nulla a che vedere con le armi. Oggi respinge la logica di “uccidere il nemico”, perchè il cristiano non ha nemici: “So che il mondo non lo vuole accettare, ma solo Gesù Cristo può farlo. Perché noi non costringiamo nessuno a credere in Gesù, ma offriamo un dono che ogni uomo può accettare, quello dell’amore e del perdono che, se venisse accettato da tutti, umilmente porterebbe la pace nel mondo”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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