LAVORO E PENSIONE

Bene lavorare dopo il pensionamento: attività gratificante, produce autostima e felicità

di Aldo Bova, Presidente nazionale del Forum delle Associazioni sociosanitarie

Il lavoro è un diritto per ciascuna persona ed è utile per tenere in esercizio la mente, la propria struttura fisica, muscoloscheletrica, locomotoria, relazionale ed è un’attività che genera soddisfazione, motivazione, carica morale, benessere, a condizione, naturalmente, che venga svolto in serenità, con competenza, con interesse alla vita. Questo può valere anche se si è pensionati…

Di Aldo Bova, Presidente nazionale del Forum delle Associazioni sociosanitarie

Il lavoro è un’attività per l’uomo di una grande valenza per un’ampia serie di motivi, fra cui segnalo:

– guadagnare per sostenere sé stessi e la propria famiglia;

– esprimere le proprie capacità nello svolgere un compito, nel produrre un manufatto, nello svolgere una funzione; 

– avere relazioni con l’alter ego della propria professionalità; 

– avere relazioni con i propri interlocutori; 

– mettere alla prova e valutare in termini automatici le proprie capacità;

– incidere sul sociale col proprio lavoro; 

– allenarsi ad affrontare l’impegno lavorativo con partecipazione intima, con passione, con motivazione, con desiderio di essere competenti, innamorarsi del proprio lavoro, sapendone scoprire i lati positivi, interessanti, che possono affascinare; 

– voler cercare, col procedere del tempo, di migliorare le proprie tecniche lavorative, cercando di conoscere gli avanzamenti della ricerca, le novità in genere per il proprio lavoro, ed affinando il proprio porsi dinanzi alla propria opera ed ai propri interlocutori.

Il lavoro, in termini costituzionali, è un diritto per ciascuna persona ed è utile per tenere in esercizio la mente, la propria struttura fisica, muscoloscheletrica, locomotoria, relazionale ed è un’attività che genera soddisfazione, motivazione, carica morale, benessere, a condizione, naturalmente, che venga svolto in serenità, con competenza, con interesse alla vita, all’opera svolta, alle relazioni ed al sociale.

Porta ad un arricchimento notevole, che viene:

– dal conoscere meglio il modo con cui affrontare e svolgere il proprio lavoro;

– ma anche dai rapporti con le persone, con cui si entra in relazione, essendo ciascuna persona un “unicum”, un mondo di conoscenze e di storie, di esperienze vissute, di modo di essere e di vedere, da poter conoscere, riconoscere e da approfondire, arricchendosi nella conoscenza e nella maturità intima.

Hanno diritto e necessità indispensabile di lavorare i giovani, per i motivi accennati sopra. Tuttavia, hanno diritto a lavorare e fanno bene a farlo anche gli anziani, se sono in condizioni psicofisiche e biosociali di svolgere un lavoro, per i benefici specifici che possono derivarne: benefici economici, benefici bio-psico-sociali; benefici mentali, fisici, muscoloscheletrici, e direi… anche metabolici.

Con l’impegno fisico e intellettuale del lavoro il cervello riceve stimoli che portano a generare endorfine che producono beneficio alle condizioni generali del soggetto; endorfine che fanno sentire meno dolore e favoriscono la sensazione di benessere. 

Nel mondo del lavoro ci sono vari modi con cui un anziano si può impegnare o può essere impegnato.  

Porto degli esempi:

– alcune aziende possono avvalersi del know-how, del bagaglio di esperienze di alcuni anziani da trasferire ai giovani; 

– altre aziende possono avvalersi di consulenze di anziani;

– alcuni con professionalità da gestire in prima persona possono tranquillamente continuare a lavorare autonomamente: medici, farmacisti, avvocati, notai, insegnanti, commercialisti, falegname, barbiere, idraulico, ebanista, barista, ristoratore; 

Questo tipo di attività certamente porta benefici a coloro che con motivazione lavorano, acquisendo beneficio intimo, sicurezza, autostima, motivazione, soddisfazione lavorativa e consente alle persone interessate di continuare a sentirsi attive in un meccanismo sociale, a sentirsi una pedina sociale attiva, svolgendo un ruolo attivo nella Comunità e non essere un emarginato, un accantonato.

La valenza che ha il lavoro, ai fini dell’utilità alla persona per le cose dette, la tiene anche l’impegno generalizzato in senso volontario non retribuito. 

Parlo di impegno volontario:

– a servizio di beni della propria famiglia (campagna, terreno coltivato, giardino, cantina);

– a servizio di supporto alla famiglia dei figli, dei nipoti;

– a supporto di opere di volontariato per collaborazione sociale nella vita dei comuni, delle Comunità in genere;

– a servizio dell’assistenza a disabili, a fragili, a sofferenti, a persone ricoverate, a mense per i poveri;

– a supporto di associazioni del mondo cristiano o di altra religione o di carattere laico, che perseguono delle finalità importanti come la tutela della vita, della salute, la tutela del bello, la tutela del Creato, la cultura della Umanizzazione nella Medicina, nell’insegnamento, nel lavoro in genere.

Leggi anche: “Saper piangere con gli altri, questo è santità”: accompagnare con amore i genitori anziani (puntofamiglia.net)

L’attività di lavoro o l’impegno per l’anziano pensionato è un fatto certamente positivo e gratificante; ma bisogna inquadrarlo in una società ed in una comunità che si organizza bene per gli anziani, che pensi agli anziani, desiderando che siano una risorsa preziosa e non un peso e si adoperi, affinché questo succeda.

Gli anziani sono notevolmente aumentati.  La prospettiva di vita è di 82 anni. Le donne vivono di più.  In Italia abbiamo circa 20000 ultracentenari. 

Fra qualche anno gli ultrasessantacinquenni diverranno un terzo della popolazione anziana. I pensionati aumenteranno sempre di più. Non a lungo arriviamo al rapporto 1/1 fra occupato e pensionato. Questo ci fa comprendere che, se si va avanti così, dobbiamo cominciare a prevedere una notevole difficoltà nella sostenibilità del welfare, perchè gli anziani consumano per le loro molteplici patologie presenti – come è nel loro diritto – molti fondi per la salute e perché sono tutti (in genere) pensionati e, naturalmente, non produttivi in modo incisivo per la società.

Va anche tenuto presente che nel 2100 diverremo in Italia circa 50 milioni di abitanti con più di un terzo formato da anziani, con seri problemi per il welfare. 

Alla luce di queste considerazioni, portando lo sguardo al futuro come i grandi statisti, che guardano a venti, trenta anni, e non come i politici, che guardano alle prossime elezioni, bisogna agire e lavorare, affinché in generale si prepari una active aging, un invecchiamento attivo, una vecchiaia attiva, che significa avere anziani in benessere che gravano poco sul sistema del welfare e che anzi sono produttivi.

Che significa avere anziani con invecchiamento attivo?

  • Avere gli anziani in condizioni di salute buone o accettabili;
  • avere gli anziani, capaci e desiderosi di lavorare; 
  • avere gli anziani immessi positivamente nel tessuto biosociale della nostra comunità, ritenendosi componente attiva, propositiva e partecipativa della società;
  • avere gli anziani positivi dentro, carichi di desiderio di partecipare alla vita familiare, sociopolitica, alla vita della Comunità, desiderosi di agire per tenersi in buone condizioni e di lavorare, se lo vogliono.

Per ottenere questo è indispensabile che la società si muova in modo giusto.

Bisogna, in modo intenso, lavorare con le forze istituzionali, con le agenzie educative, con le Associazioni impegnate nel sociale, con le parrocchie in sintonia col Ministero della Salute; svolgere un lavoro molto utile di educazione alla Prevenzione delle malattie ed, ANZI, di educazione a seguire uno stile di vita sano, preparando le persone a vivere una Vecchiaia positiva, attiva, ad avere una condizione di active aging. 

Questo tipo di educazione deve alla base avere come canoni l’insegnamento della giusta alimentazione, l’insegnamento a muoversi, a fare attività ginnica a camminare e ad avere relazioni con il prossimo.

Questo, se acquisito e seguito, certamente porta riduzione di malattie, di condizioni patologiche che rendono pesante e difficoltoso il vivere, ottenendo tanti risparmi di fondi per lo stato e per le persone e con riduzione dell’impegno del SSN

Questa educazione sanitaria e di stile di vita porta ad avere anziani attivi, in condizione di active aging, che possono certamente non gravare sullo stato, ma anzi lavorare, essere utili a sé stessi ed alle casse della propria famiglia e dello stato e avere una funzionalità biopsicosociale e fisica che tenga cervello e fisico in piena attività e funzionalità.

Naturalmente chi è in una forma di invecchiamento attiva deve continuamente rispettare gli stili di vita indicati, fra cui segnalo alimentazione, movimento e relazioni. Porrei una condizione spirituale e psichica molto valida ed importante: essere buoni con sé stessi e con gli altri, fare il bene, aiutare gli altri, perché questo atteggiamento fa bene alla salute. Oramai è documentato scientificamente. 

Mi fa piacere, in conclusione, portare esempi di Persone che si impegnano o si sono impegnate nel lavoro o nel sociale in età avanzata:

  • Presidente Giorgio Napolitano con ruolo delicatissimo 
  • Presidente Sergio Mattarella 
  • Presidente Biden in America
  • Papa Francesco 



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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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