17 Ottobre 2023
I cristiani a Gaza: “Offriamo le nostre sofferenze per la fine della guerra, per la pace, per la Chiesa e anche per il Sinodo”
Oggi Giornata di preghiera e di digiuno per la pace. È necessario però non pensare genericamente alla guerra ma avere contezza di questa immane tragedia. Gli ultimi bilanci parlano di 2.750 morti e di 9.700 feriti tra i palestinesi. Le vittime israeliane sono 1.300 e i feriti 3.621. Si cerca di evacuare più velocemente possibile le città colpite. A Gaza gli sfollati sarebbero oltre un milione, praticamente metà della popolazione, gli ospedali sono al collasso. Qual è la condizione della comunità cristiana di Gaza? Nonostante le intimidazioni dell’esercito israeliano sembra che i cristiani siano decisi a restare. Si sono raccolti dentro il compound parrocchiale della Sacra Famiglia, unica parrocchia cattolica della Striscia. Qui attualmente sono ospitate più di 500 sfollati, tra questi anche alcune famiglie musulmane.
In questa comunità, spaventata ma unita, è arrivata nella serata di domenica 15 ottobre la telefonata di Papa Francesco al parroco padre Yusuf. Grande l’emozione, come ha raccontato all’Agenzia Sir, suor Nabila Saleh, preside della scuola più grande della Striscia, che con le consorelle è andata a stare nella parrocchia: «Il Papa ha chiamato padre Yusuf che mi ha dato il suo telefono perché parlassi direttamente con il Pontefice visto che lui non parla bene l’italiano».
«Il Santo Padre – ha aggiunto la religiosa – ha chiesto quante persone sono ospitate dentro le strutture parrocchiali, ce ne sono circa 500, tra malati, famiglie, bambini, disabili, persone che hanno perso la casa e ogni avere. Il Papa ha voluto impartire la sua benedizione a tutti in parrocchia. Io e padre Yusuf lo abbiamo ringraziato a nome di tutta la comunità e abbiamo detto che offriamo le nostre sofferenze per la fine della guerra, per la pace, per la Chiesa e anche per il Sinodo». Che grande testimonianza questi nostri fratelli ci offrono. In queste ore di angoscia vivere offrendo il proprio dolore, significa accendere il fuoco dell’amore.
Suor Maria del Pilar, una delle religiose dell’Istituto del Verbo incarnato (Ive) missionarie a Gaza, racconta: «Moltissimi fratelli hanno perso la casa e i loro pochi averi. Senza casa, senza lavoro, senza salute che futuro sarà? Solo la fede ci sostiene e ci fa andare avanti. La vicinanza del Papa, la sua preghiera, ci confortano e non ci fanno sentire soli. Che la sua voce raggiunga il cuore e la mente di israeliani e palestinesi».
Tra la paura e le macerie, la preghiera continua e le attività quotidiane per la cucina e le pulizie, domenica mattina è stato celebrato un battesimo. Racconta suor Nabila che non trattiene la sua gioia: «Abbiamo battezzato un bambino. Gli è stato dato il nome di Gabriele, l’angelo delle buone notizie, il messaggero di Dio. Quasi un annuncio della vicinanza del Papa annunciata dalla sua stessa viva voce. Ma aspettiamo con fede anche l’annuncio della fine della violenza e della guerra». E oggi anche noi ci uniamo con fede e sacrificio a questa attesa della fine della violenza e della guerra.
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