A tre anni dalla sua beatificazione, oggi i nostri occhi sono tutti puntati su Carlo Acutis, un innamorato di Dio che con la sua breve ma intensa vita ha mostrato a tutti il grande valore dell’Eucaristia, frammento di Cielo. Quando penso a lui, il mio pensiero va sempre anche ai suoi genitori che hanno avuto la grazia di vedere il loro figlio innalzato sul moggio per fare luce a tanti giovani scoraggiati e delusi, per rinvigorire la fede dei tiepidi e riportare nella Chiesa il vento nuovo e pulito della giovinezza.
Non è la prima volta che un genitore abbia assistito alla beatificazione di un figlio. È accaduto in passato, prima alla mamma di Santa Maria Goretti e poi ai genitori della Beata Chiara Luce Badano. Assunta, madre di Maria Goretti, uccisa a soli 11 anni, assistette prima alla beatificazione della figlia avvenuta nel 1947 presso il Santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno e poi alla canonizzazione in piazza San Pietro a Roma, il 24 giugno 1950 da papa Pio XII. Maria Teresa e Ruggero, genitori di Chiara Luce Badano erano presenti alla beatificazione di Chiara, morta a 19 anni, avvenuta il 25 settembre 2010 presso il Santuario del Divino Amore a Roma. E infine il 10 ottobre 2020 Antonia e Andrea insieme ai fratelli di Carlo, hanno partecipato ad Assisi alla beatificazione del figlio.
Tutto questo ha un sapore particolare. Nel caso poi della famiglia Acutis, rispetto a quella per esempio di Chiara Luce Badano dove i genitori già facevano un intenso cammino di fede e alla luce di questa spiritualità crebbe la piccola Chiara Luce, Andrea e Antonia vivevano una fede molto convenzionale, fatta di pochi ed essenziali appuntamenti con Dio. Carlo diventa allora per la mamma e il papà il primo testimone della fede.
Racconta la mamma: “Già all’età di quattro anni aveva maturato una grande pietà: chiedeva di visitare le chiese, facevamo passeggiate per raccogliere fiorellini da portare a Gesù e alla Madonna, aveva una predisposizione per la lettura della vita dei santi, gli piaceva leggere la Bibbia. E poi, anche chiedendo a dei sacerdoti, avevamo intuito che potesse avere una vocazione sacerdotale, perché già da piccolo giocava a celebrare la Messa. Ma non solo, era un giovane davvero speciale: mai un lamento, un capriccio, una parola negativa nei confronti degli altri. Aiutava i domestici in casa, in particolare ricordo che aiutava una donna di servizio a stirare per permetterle di tornare presto da sua figlia piccola”.
I genitori cominciano a scorgere in quel figlio, che all’età di sette anni volle fortemente ricevere la Prima Comunione per non separarsene più ogni giorno, la luce di Dio. E cominciano anche loro insieme a lui e poi più marcatamente dopo la sua morte, un intenso cammino di fede. Commossi hanno assistito alla sua beatificazione. Da quel momento quel figlio è diventato di tutti quelli che in lui trovano un’indicazione sicura per tornare a Dio. Un nuovo parto, un nuovo modo di essere genitori. Anche questo fa parte di quel mistero che vive con noi e in mezzo a noi.
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