Papa Francesco all’udienza: “Il perdono non toglie nulla, ma aggiunge”

Papa Francesco, all’udienza del mercoledì, parla di Santa Giuseppina Bakhita, che ha vissuto dolori indicibili sulla sua pelle, dopo essere stata fatta schiava, ma con il Signore è riuscita a perdonare: “il perdono non toglie nulla ma aggiunge dignità alla persona, fa levare lo sguardo da sé stessi verso gli altri, per vederli sì fragili quanto noi, ma sempre fratelli e sorelle nel Signore”.

Nel cammino di catechesi sullo zelo apostolico, papa Francesco, durante l’udienza generale di mercoledì 11 ottobre, ha raccontato la storia di Santa Giuseppina Bakhita, sudanese, “ma la fama di Santa Bakhita ha superato ogni confine e ha raggiunto tutti coloro a cui viene rifiutata identità e dignità”.

Francesco ha dunque spiegato che la donna, nata in Darfur nel 1869, è stata rapita dalla sua famiglia all’età di sette anni e fatta schiava. “I suoi rapitori la chiamarono Bakhita, che significa fortunata”, ha detto il Santo Padre, per poi raccontare che “è passata attraverso otto padroni: uno la vendeva all’altro”. Sin da piccoli subì gravi sofferenze fisiche e morali e ciò la lasciò “senza identità”. Ha subito cattiverie e violenze, spiega ancora Francesco: “Sul suo corpo portava più di cento cicatrici”. 

Tuttavia, testimonierà: “Da schiava non mi sono mai disperata, perché sentivo una forza misteriosa che mi sosteneva”.

Il Pontefice allora si interroga e interroga il suo uditorio in Piazza San Pietro: “Davanti a questo io mi domando: qual è il segreto di Santa Bakhita? Sappiamo che spesso la persona ferita ferisce a sua volta; l’oppresso diventa facilmente un oppressore. Invece, la vocazione degli oppressi è quella di liberare sé stessi e gli oppressori diventando restauratori di umanità. Solo nella debolezza degli oppressi si può rivelare la forza dell’amore di Dio che libera entrambi”. 

Santa Bakhita – per Francesco – esprime benissimo questa verità. 

Un giorno il suo tutore le regala un piccolo crocifisso, e lei, che non aveva mai posseduto uno, lo conserva come un tesoro geloso. Spiega a tal proposito il papa: “Guardandolo, sperimenta una liberazione interiore perché si sente compresa e amata e quindi capace di comprendere e amare: questo è l’inizio. Si sente compresa, si sente amata di conseguenza capace di comprendere e amare gli altri”. 

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Nella sua vita, testimonierà: “L’amore di Dio mi ha sempre accompagnato in modo misterioso… Il Signore mi ha voluto tanto bene: bisogna voler bene a tutti… Bisogna compatire!”. 

Questa è l’anima di Bakhita. Lei è stata in gradi di “compatire chi commette errori e ingiustizie, non giustificando, ma umanizzando. Questa è la carezza che lei ci insegna: umanizzare”. 

Santa Bakhita, diventata cristiana, “viene trasformata dalle parole di Cristo che meditava quotidianamente: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34)”

Nessuno è esente dalla compassione di Dio e per questo diceva: “Se Giuda avesse chiesto perdono a Gesù anche lui avrebbe trovato misericordia”. 

Possiamo dire che “la vita di Santa Bakhita è diventata una parabola esistenziale del perdono”, asserisce il Santo Padre e “il perdono l’ha resa libera. Il perdono prima ricevuto attraverso l’amore misericordioso di Dio, e poi il perdono dato l’ha resa una donna libera, gioiosa, capace di amare”.

Bakhita ha potuto vivere il servizio “non come una schiavitù”, ma “come espressione del dono libero di sé”. 

Santa Giuseppina Bakhita, con il suo esempio, “ci indica la via per essere finalmente liberi dalle nostre schiavitù e paure. Ci aiuta a smascherare le nostre ipocrisie e i nostri egoismi, a superare risentimenti e conflittualità. E ci incoraggia sempre”.

E allora, insiste il papa “il perdono non toglie nulla ma aggiunge – che cosa aggiunge, il perdono? – dignità: il perdono non ti toglie nulla ma aggiunge dignità alla persona, fa levare lo sguardo da sé stessi verso gli altri, per vederli sì fragili quanto noi, ma sempre fratelli e sorelle nel Signore”. 




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