TESTIMONI

Jérôme Lejeune, lo scienziato che perse il Nobel perché amava i bambini con la sindrome di Down

Il 15 settembre è uscita in libreria la meravigliosa biografia scritta da Aude Dugast “Jérôme Lejeune. La libertà dello scienziato” edizioni Cantagalli. Quella dello scienziato cattolico è stata una vita piena di sorprese e colpi di scena. Il lettore avrà quasi l’impressione di leggere un romanzo. E, soprattutto, potrà ammirare il grande amore che quest’uomo, famoso in tutto il mondo ma umile, nutriva per i pazienti…Abbiamo incontrato l’autrice, medico e postulatrice della causa di canonizzazione del genetista amico di san Giovanni Paolo II. 

Aude, quanto ha faticato per ricostruire questa dettagliata biografia di Jérôme Lejeune?

Questo libro è il frutto di undici anni di lavoro per raccogliere materiale per la sua causa di canonizzazione. Ho avuto la fortuna di conoscere bene la sua famiglia, specialmente la sua carissima moglie, Birthe, e i loro cinque figli, e di incontrare tanti suoi colleghi, pazienti, amici, e persone nel mondo che mi hanno raccontato i loro ricordi. Poi, ovviamente, c’è stato tutto il lavoro di studio negli archivi, direi piu meno 100.000 pagine. In tutta questa materia, ho scoperto un tesoro, che non potevo tenere per me. Ho voluto condividerlo con tutti, e così ho scritto la sua Biografia. Vedrete che la sua vita è un po’ come un romanzo, piena di supsense e colpi di scena! Veniamo portati da Kennedy a Brejnev, da Santa Madre Teresa a San Giovanni Paolo II, dai suoi 9000 pazienti alla Regina d’Inghilterra. Una vita strepitosa!

Perché ha scelto di mettere nel titolo del libro la parola “libertà”? In che senso il professore Jérôme Lejeune è stato un uomo libero?

Avevo dei dubbi per il titolo, erano tanti i titoli che mi piacevano. Poi, alla fine, mi sono detto: cosa avrebbe scelto Lejeune? Allora ho trovato nei suoi documenti, per caso, una lettera dove proponeva un titolo per una sua conferenza: la libertà dello scienzato. E spiegava nella lettera che uno scienzato cristiano è libero due volte: è libero perché uno scienzato ha la libertà della conoscenza, ed è libero perche un cristiano ha la libertà del figlio di Dio. Non poteva esserci termine migliore, per descrivere Jérôme Lejeune, la cui intelligenza e il cui cuore erano così uniti che lui non temeva nessuno e niente, tranne offendere Dio. Come i primi martiri, lui ha detto “non possumus”, “non posso dire e fare il contrario di ciò che penso”, quando ha dovuto fare delle scelte eroiche per difendere la vita dei suoi pazienti. Infatti, mi ha stupita l’armoniosa unità della sua intelligenza geniale e del suo amore incondizionato per i pazienti: questa unità interiore, la sua umiltà, il suo distacco dai beni materiali e dagli onori gli ha dato una forza che niente poteva distruggere. Era proprio libero. Ed è per questo che oggi attira tanti giovani.

Per scrivere questa biografia lei ha incontrato la moglie e i parenti del professore. Che idea si è fatta dello scienziato come marito e come padre?

Jérôme e Birthe erano una coppia ‘provvidenziale’. Erano molto diversi, Birthe era danese, luterana e Jérôme di una famiglia cattolica francese molto colta. Birthe si è convertita al cattolicesimo durante il loro fidanziamento. Loro due formavano una coppia, secondo me, esemplare. Birthe è stata la donna forte del Vangelo, sempre accanto a suo marito, che aiutava in tutto, e lui era molto attento e delicato. Discutevano di tutto insieme, prendevano tutte le decisioni insieme, ed ogni giorno, quando non erano insieme (lui era spesso in viaggio per lavoro), si scrivevano. Così, abbiamo 2000 lettere dove si raccontano tutto. Grazie al loro amore, Jérôme Lejeune è diventato il grande uomo che conosciamo, e Birthe è diventata la grande donna con una vita da romanzo che non avrebbe mai avuto senza Jérôme. Hanno fondato la loro coppia sull’amore, non solo il loro amore, ma l’amore di Dio e l’amore per i pazienti di Jérôme. Una lettera che Jérôme manda a Birthe l’ultima settimana del loro findanziamento lo mostra benissimo: propone alla sua findanzata di dedicare la loro vita ai bambini con la trisomia 21 (sindrome di Down): “È un obiettivo entusiasmante che ci richiederà grandi sacrifici, tesoro mio, ma se accetti di accettare una vita abbastanza precaria ma giusta e sana, basata su questa speranza, sono sicuro che ci arriveremo. (Dico “noi” perché è solo se cammini anche tu, se mi aiuti, che arriverò da qualche parte).” 

Questo fu lo scopo della loro vita. Poi, come padre di famiglia, era eccezionale per i loro cinque figli. Tutti sottolineano la sua attenta presenza, la sua disponibilità, la sua pazienza. Aveva un modo di educare molto rispettoso: spiegava le cose necessarie, sopratutto sul piano della fede, e dava l’esempio.

E come medico, quale rapporto aveva con i suoi pazienti?

A causa della sua grande fama di genetista, dopo la scoperta delle cause della trisomia 21 (che si chiamava prima sindrome di Down), le famiglie venivano da lui, dal mondo intero, perché trovavano presso di lui una grande compassione. Era un medico che amava i suoi pazienti con un amore “incondizionato”. Senza essere condizionato dalla loro età o dalla loro infermità o malattia. Non è il sogno di ogni uomo «essere amato così come sono»? 

È una testimonianza del valore incomparabile della vita umana. Molti genitori dicono che sono stati colpiti dall’accoglienza di Lejeune, dal suo sguardo. Avevano paura di incontrare un così famoso professore e lui, in un modo molto semplice, domandava ai genitori il nome del loro bambino, lo prendeva tra le braccia, si siedeva e davanti ai genitori visitava il bambino “come se il loro bambino fosse un principe”. “Questi semplici gesti sono stati per noi una rivelazione. Non stava esaminando un malato, ma il nostro bambino. Ci ha spiegato tutto, com’era la malattia e quale avvenire attendeva nostro figlio e a noi. Siamo ripartiti con il nostro bambino e la pace nel cuore. Ci ha fatto scoprire l’amore dei genitori”.

I suoi gesti semplici, il suo sguardo di cui tutti parlano ancora, danno una nuova forza alle famiglie. Non poté guarire i corpi, ma di certo guarì i cuori.

Leggi anche: “L’aborto è il primo e più acerrimo nemico della pace” – Punto Famiglia

In che modo nel pensiero di Lejeune scienza e fede si coniugano e crescono insieme?

Lejeune era un grande scienzato, padre della genetica moderna; non solo con le sue scoperte (la trisomia 21 ed altre) ma era anche uno specialista delle radiazioni atomiche, esperto presso l’ONU. Vinse molti premi, come il Premio Kennedy o il William Allen Memorial, il piu famoso premio internazionale per un genetista, ed era stato nominato membro di molte accademie nel mondo, come la prestigiosa Accademia dei Lincei e la Pontificia Accademia delle Scienze. È stato inviato in missione in URSS per informare Breznev dei pericoli della guerra atomica. Non bastano dieci pagine per dire tutti i suoi titoli! E questo grandissimo scienziato non vedeva nessuna contraddizione fra fede e scienza, neanche confusione. 

Le scoperte della scienza facevano crescere la sua ammirazione davanti alla Creazione e facevano crescere la sua Fede perché il raggiungimento della verità rivelata avviene sempre nella Fede.

Per esempio, ha molto studiato la Genesi e la creazione di Adamo e Eva. Mostrava che questa apparizione della prima coppia è assolutamente compatibile con la genetica. Per lui è chiaro che ogni scoperta della scienza ci mostra, nel suo registro proprio, come è fatto il mondo creato da Dio. La scienza studia il mondo fatto da Dio, dunque come potrebbe dire, senza sbagliarsi, che Dio non esista!? Diceva “Religione e scienza: Come potrebbe avere contraddizione fra il vero e il verificato (confermato)? E sempre il secondo che tarda”.

Purifica l’intelligenza del relativismo e del dubbio sistematico, di moda oggi, che impediscono l’intelligenza di crescere. Mostra che non bisogno lasciare la ragione, la scienza per divenire un santo, neanche lasciare la fede per divenire uno dei piu grandi ricercatori del secolo. Non usava la scienza in un dubbio negativo, ma in una ricerca costruttiva.

Aveva il terribile difetto, specialmente agli occhi dei giurati del Nobel, di essere incurabilmente contrario all’aborto e ad ogni sperimentazione sull’embrione umano. E di esserlo non con proclami urlati e fideistici, ma con argomentazioni pacate e inattaccabili, condite da un’ironica leggerezza parigina, cui una profonda umiltà cristiana impediva ogni arroganza. È d’accordo? Potrebbe argomentare con qualche esempio questa sua capacità?

Come ho detto all’inizio, Lejeune amava tantissimo i suoi pazienti, belli nella loro debolezza, e non poteva accettare le leggi che proponevano di ucciderli. La sua intelligenza e il suo cuore dicevano: “non possumus”. Allora, si è alzato in piedi e ha preso le loro difese. È diventato l’avvocato dei “senza voce”. La sua forza, solo contro tutti, è di non vedere nessuna contraddizione fra il suo doppio dovere di medico che ha pronunciato il giuramento di Ippocrate: «Primum non nocere» e il suo dovere cristiano «non uccidere». Ha preso sul serio il giuramento di Ippocrate, pronunciato da tutti i medici fin dal 500 avanti Cristo. E spiegava che, se la medicina decidesse di uccidere i pazienti al posto di curarli, diventerebbe il contrario della medicina. “La medicina attraverso la morte è la morte della medicina”.

Era contro «la medicina alla Molière, che invece di sopprimere la malattia sopprime il malato». Anche questo, per lui, era il contrario della medicina. Parlava in un modo molto semplice, senza parlare di fede, solo con la chiarezza della parola giusta. E questo faceva miracoli sulla gente che lo ascoltava. Quando provarono di fargli ammettere: «Lei è contro l’aborto perché è cattolico», lui rispondeva: «Sono contro l’aborto perché sono genetista e dunque so che quest’embrione è un essere umano e perche ho fatto il giuramento di Ippocrate che dice «Primum non nocere». 

Questo prova una grande chiarezza della sua coscienza. Una coscienza umana, che usa l’intelligenza e il cuore per crescere. Che volete rispondere a queste evidenze? La TV non lo voleva più invitare, perché era troppo forte. La sua tattica? (Bisogna ricordare che si era formato alla dura scuola del maggio ’68. Per mesi era stato l’unico professore a non aver saltato neanche un’ora di lezione e a non esser stato contestato). Ascoltare, non arrabbiarsi mai, ma non cedere mai un palmo di terreno».

Indovinando un nuovo massacro degli innocenti, combatté allora fino all’eroismo. Anche se conosceva molto bene i rischi per lui… Una tappa decisiva fu nel 1969, quando Lejeune ricevette il prestigioso Premio William Allan a San Francisco. Il suo discorso davanti ai piu famosi genetisti del mondo fu un terremoto… Venne ostracizzato e perse il premio Nobel, perché contrario all’aborto … Ma a lui non importava. Gli onori, i soldi, il potere non gli importavano per niente. Era povero di cuore. L’unica cosa importante per lui erano i suoi pazienti e difendere la loro vita. Poi la sua coraggiosa testimonianza ha dato tanti frutti nel mondo.

Il libro comincia da un fotogramma: Giovanni Paolo II che si reca a pregare sulla tomba del suo amico Jérôme. Possiamo dire qualcosa in più della sua amicizia con san Giovanni Paolo II?

È stata una bellissima amicizia. Entrambi amavano la bellezza della Vita, della Verità, e della Creazione. Entrambi avevano questo modo stardinario di essere totalmente presenti alle persone con cui parlavano. L’amicizia di San Giovanni Paolo II, che Lejeune amava tanto, gli è stata di grande aiuto quando è stato ostracizzato perchè aveva preso le difese dei suoi pazienti contro l’aborto. Anche se Lejeune non diceva di essere amico del Papa, il Papa, invece, lo diceva.

Il giorno dell’attentato al Papa, nel maggio dell’81, Lejeune era a pranzo con il Santo Padre. Si separarono: Giovani Paolo II andò in Piazza San Pietro e il Professore Lejeune prese l’aereo per tornare a Parigi. Fu nel taxi a Parigi che Lejeune apprese che il Papa era stato colpito da un proiettile e si trovava tra la vita e la morte. Fu uno shock tale che anche lui dovette andare in ospedale, dove rimase per diversi giorni. Questa compassione – nel vero senso della parola – colpì duramente la sua famiglia. 

Qualche anno dopo, nel 1993, il Papa gli affidò la creazione della Pontificia Accademia per la Vita. Jérôme Lejeune scrisse gli statuti, il Giuramento dei Servi della Vita e nominò i primi membri. Presiedette l’Accademia per la Vita per 33 giorni, fino alla sua morte, avvenuta il 3 aprile 1994.

Il giorno in cui Lejeune fu richiamato a Dio, la mattina di Pasqua del 3 aprile 1994, un’amica di famiglia chiamò la signora Lejeune e le disse: “Stamattina, quando ho visto il volto del Papa così triste durante la benedizione pasquale in TV, ho capito che Jérôme era andato in cielo”. Il Santo Padre scrisse il giorno successivo una lettera bellissima al cardinale di Parigi dove diceva: “Desideriamo oggi ringraziare il Creatore, “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef. 3, 15), per il particolare carisma del defunto. Bisogna parlare in questo caso di carisma perché il professor Lejeune ha sempre saputo far uso della sua profonda conoscenza della vita e dei suoi segreti per il vero bene dell’uomo e dell’umanità e solo per questo.” Poi, tre anni dopo, durante la GMG di Parigi, Papa Giovanni Paolo II ha ancora reso testimonianza a suo “fratello Jérôme” andando a raccogliersi in preghiera sulla sua tomba, nel paese di Châlo-Saint-Mars, vicino a Parigi.

Quanto è attuale la testimonianza dello scienziato Lejeune, venerabile? Cosa ha detto alla sua vita e cosa dice ai cristiani oggi? 

Testimone della bellezza di ogni vita umana, Jérôme Lejeune ha fatto la storia difendendo i senza voce. Oggi, in un momento in cui gli attacchi alla vita umana si moltiplicano, l’esempio di questo grande scienziato, che ha messo umilmente la sua immensa intelligenza al servizio dei suoi piccoli pazienti, è un esempio luminoso. Seguendo la sua coscienza di medico fedele al giuramento di Ippocrate, è diventato una guida per i medici di ieri e di oggi, per gli scienzati, per i genitori, e per tutti i servitori della vita nel mondo.

Mi ha colpito e stupito la profonda unità di quest’uomo, l’unità tra la sua intelligenza e il suo cuore, le sue parole e le sue azioni, la sua vita personale e la sua vita professionale. Questa unità gli ha permesso di rimanere libero nonostante gli onori e poi gli attacchi violenti di cui è stato oggetto.  

Questa libertà attrae, ispira ed espande il cuore e la mente. Spero che leggendo questa sua biografia proverete la stessa gioia che ho provato io nello scoprire la sua vita luminosa.

Per info:
Aude Dugast
Jérôme Lejeune
La libertà dello scienziato
Cantagalli 2023 | pp. 480| euro 27




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.