Adozione
Adozione mite: don Oreste Benzi si batteva per questo quasi trent’anni fa
Don Oreste Benzi, fondatore della “Papa Giovanni XXIII”, ventotto anni fa aveva anticipato la recente sentenza della Corte costituzionale, secondo cui non sempre bisogna spezzare legami affettivi tra i minori adottati e le famiglie d’origine.
Il 28 settembre 2023, la Corte costituzionale italiana si è espressa in favore della cosiddetta “adozione mite”. Spetterà ai giudici valutare caso per caso se mantenere i rapporti tra il bambino adottato e alcuni membri della famiglia d’origine con cui vi sia un legame d’affetto significativo (nonni, fratelli, sorelle). Non sarà automatico: a fare da discrimine sarà la “qualità dei rapporti” e si guarderà il maggior interesse del bambino.
Da decenni si discuteva, in Italia, se fosse più giusto per il minore restare in contatto con alcuni famigliari oppure tagliare con tutti, indiscriminatamente, per iniziare una nuova vita.
La legge 184 del 1983, quella che negli ultimi giorni la Consulta ha “aggirato” con una sentenza senza precedenti, dice che con l’adozione i rapporti con la famiglia d’origine devono terminare senza possibilità di essere riaperti.
Se è vero che un taglio netto è necessario in numerose situazioni, ciò non vale, tuttavia, in ogni caso. A volte, recidere tutti i legami non incide positivamente sulla crescita del minore.
L’Italia non è certo il primo Paese a fare questa osservazione e a immettere una integrazione nella normativa; al contrario si tratta di una formula largamente utilizzata in Europa.
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Ad appoggiare quest’idea, quasi trent’anni fa, anche il servo di Dio don Oreste Benzi, per il quale gestire situazioni e relazioni famigliari fragili era il pane quotidiano.
Don Benzi, fondatore della comunità “Giovanni XXIII”, guardando all’esperienza vissuta nei numerosi centri per famiglie fragili della sua comunità, dislocati in tutta Italia, spiegava che per lui la legge sull’adozione doveva cambiare, in favore di un maggior equilibrio tra nuova famiglia (quella adottante) e famiglia di origine (quella biologica).
Spiegava: “I migliori papà e mamme, affidatari o adottivi non cancellano nel figlio, adottato o affidato, il bisogno invincibile di incontrare chi lo ha generato. La legislazione che impedisce di soddisfare questo bisogno costituisce violenza contro il minore”.
Poiché il Parlamento non aveva ancora considerato una priorità approvare una legge che tenesse in considerazione questo diritto, è stato necessario, lo scorso 28 settembre, appunto, un intervento da parte dei giudici.
Ci si augura che questo cambio di prospettiva possa portare benefici ai tanti bambini interessati.
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